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Veglia di terrore: quando l’ombra si annida tra le mura amiche in RSA.

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Il ticchettio monotono dell’orologio a muro scandiva il ritmo lento e quasi spettrale del turno di notte. L’infermiere Marco si muoveva silenzioso tra i letti, un’ombra discreta che vegliava sui respiri fragili dei suoi pazienti. Ogni sospiro, ogni gemito era una nota familiare in quella sinfonia notturna di una casa di riposo. Ma quella notte, una stonatura ruppe l’armonia. Un suono diverso, ovattato, proveniva dal fondo del corridoio, dalla stanza della signora Emilia. Non un lamento di dolore, non un sospiro di disagio. Era un suono più… intimo. Un gemito di piacere. Un brivido freddo percorse la schiena di Marco. Non era possibile.

Il sospiro interrotto.

Inizialmente, Marco aveva pensato a un incubo, un suono distorto nel silenzio. Ma il gemito si era ripetuto, più chiaro, mescolandosi a un sussurro appena percettibile. La sua mente si era rifiutata di elaborare, cercando spiegazioni razionali. Forse la signora Emilia stava sognando. Forse aveva bisogno di aiuto. Ma un’angoscia crescente gli serrava la gola mentre si avvicinava alla porta socchiusa. La luce fioca del corridoio non penetrava abbastanza per rivelare cosa stesse accadendo all’interno, ma l’odore acre e dolciastro che fluttuava nell’aria lo fece esitare. Poi, un altro gemito, più forte, straziante, lo spinse ad agire.

L’orrore svelato.

La scena che si presentò ai suoi occhi lo pietrificò. Nella penombra, una figura china sul letto della signora Emilia. Non un gesto di cura, non un controllo di routine. Era un atto di violenza, una profanazione della fragilità e dell’innocenza. L’OSS, il volto contratto in un’espressione di torbida voluttà, non si accorse subito della sua presenza. Il silenzio improvviso, interrotto solo dal respiro affannoso dell’aggressore, rese l’aria ancora più densa di orrore. Marco sentì il sangue gelarsi nelle vene, la rabbia montare impetuosa. Un grido strozzato ruppe il silenzio, e l’OSS si voltò, gli occhi sbarrati nel terrore della scoperta.

Le conseguenze e l’ombra della Parafilia.

La denuncia fu immediata. Il licenziamento, una formalità di fronte all’orrore. In tribunale, la difesa dell’OSS risuonò come una beffa sinistra: una “rara parafilia”, la gerontofilia, un’attrazione morbosa per la vecchiaia. Una spiegazione che non giustificava, che anzi gettava un’ombra ancora più inquietante sulla vicenda. Come era stato possibile che nessuno si fosse accorto di nulla? Quante altre vittime silenziose c’erano state? Il dubbio serpeggiava tra il personale della RSA, un veleno sottile che minava la fiducia e instillava il sospetto.

Il peso della notte.

Per Marco, le notti non furono più le stesse. Il ticchettio dell’orologio si trasformò in un monito costante, il silenzio divenne denso di ombre e di sussurri inquietanti. Ogni lamento, ogni movimento nel buio, riapriva la ferita di quella scoperta. La fiducia nel prossimo, la serenità del luogo di cura, si erano incrinati per sempre. Restava solo l’eco di quei gemiti nella notte, il ricordo agghiacciante di un’ombra che si era annidata tra le mura amiche, violando la sacra fiducia di chi era più vulnerabile.

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  • AngeloRikyDelVecchio-1-copia Veglia di terrore: quando l'ombra si annida tra le mura amiche in RSA.

    Angelo Riky Del Vecchio è autore di oltre 20.000 articoli scritti in oltre 30 anni di carriera giornalistica. E' Infermiere Magistrale, Scrittore, Giornalista e Formatore. Ha diretto e fondato il quotidiano sanitario Nurse24.it e oggi dirige il quotidiano AssoCareNews.it. Ha la passione per la scrittura, la lettura e la formazione.

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Angelo Riky Del Vecchio è autore di oltre 20.000 articoli scritti in oltre 30 anni di carriera giornalistica. E' Infermiere Magistrale, Scrittore, Giornalista e Formatore. Ha diretto e fondato il quotidiano sanitario Nurse24.it e oggi dirige il quotidiano AssoCareNews.it. Ha la passione per la scrittura, la lettura e la formazione.

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