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Umem-Co-mai-Unione Arabi del 48, Aodi: Tanti sono i piccoli villaggi a rischio di finire sotto i missili iraniani

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ROMA 2 OTT 2024 – Ecco le dichiarazioni del Prof. Foad Aodi, medico e giornalista internazionale, presidente e leader di Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, di Umem, Unione Medica Euromediterranea, di Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia, e membro dell’Unione Arabi del 48, di cui è fondatore, in merito all’evolversi della delicata situazione in Medioriente.

Tutte le associazioni sopra citate portano avanti accurate indagini di geo-politica internazionale grazie a numerosi corrispondenti nel mondo, sia giornalisti che professionisti sanitari, nonché grazie al supporto di Radio Co-mai Internazionale, presente in oltre 120 paesi del mondo.

Aodi fornisce costantemente, ai media italiani, notizie e indagini aggiornate sulle tensioni che avvengono in Medioriente, in particolare in Palestina ed in Libano, dove segue l’evolversi della delicata situazione dall’inizio del conflitto, fornendo indagini aggiornate su quanto accade a livello umanitario e sanitario.

«Il Medio Oriente, e di riflesso il mondo intero, vivono un momento molto difficile, con quello che è da tempo un vero e proprio bagno di sangue, che purtroppo non accenna a placarsi e non conosce la parola fine, per quanto riguarda gli scontri e i conflitti, in quella che, senza dubbio alcuno, è l’area del pianeta, storicamente, da sempre più tormentata che esista».

«Non escludiamo, e non è una esagerazione, se la situazione dovesse perdurare, ora che è entrato “in gioco” anche l’Iran che di certo nell’attaccare Israele lancia una sfida aperta e pericolosa agli Stati Uniti, storico paese alleato degli israeliani, di arrivare a una terza guerra mondiale. Non è affatto una esagerazione, perché non facciamo altro che registrare morti e feriti, giorno dopo giorno. Lo scontro inoltre si sta allargando drammaticamente. Tante persone non sanno che ci sono tanti piccoli villaggi dove vivono “gli arabi-palestinesi del 48”, collocati geograficamente in Israele, sia al nord, ai confini con il Libano, sia al centro, nella zona del Triangolo, vicino a Tel Aviv. Vorrei spiegare ancora una volta ai media e ai lettori che gli arabi-palestinesi che vivono sul territorio israeliano, come spesso leggiamo nei miei comunicati stampa e nei miei interventi, vengono chiamati “arabi del 48”, termine da cui poi è stato coniato anche il nome del movimento Unione Arabi del 48 di cui faccio parte. Tanti razzi sono finiti proprio su questi villaggi dove vivono i palestinesi. E uno di questi è Jaljulia, dove sono nato, sull’autostrada veloce 6. Considerando tante di queste località, se non la maggior parte, qui la popolazione non ha rifugi, ed è più che mai a rischio. I sindaci locali, per la verità, ci raccontano i nostri corrispondenti, hanno immediatamente allertato la popolazione locale, nel momento in cui è iniziato l’attacco dell’Iran ad Israele. Hanno fornito messaggi a tutti i loro concittadini di rimanere nelle case o rifugiarsi nelle scuole, per chi non possiede una abitazione sicura e forte. Purtroppo non hanno luoghi sicuri dove rifugiarsi, non hanno la possibilità di stare tranquilli, sono maggiormente esposti, a differenza di come accade nella parte di Israele dove vivono gli ebrei. Si registra, in questo momento, una vera e propria esplosione di paura e terrore, specialmente per noi palestinesi che viviamo all’estero, nel seguire la sorte dei nostri familiari, dei nostri cugini, che stanno in Palestina, in Libano e in tutti “i paesi arabi del 1948” che si trovano in Israele. Per questo, a nome delle associazioni che presiedo, rivolgiamo l’ennesimo appello alle forze internazionali di fermare questa atroce guerra, di arrivare finalmente al cessate il fuoco, e poi di fornire immediati umanitari-sanitari, sia per la Palestina che per il Libano, anche perché in Libano la situazione è molto grave, ci sono tanti bambini che giorno dopo giorno stanno morendo, anche se si sta muovendo lentamente “la macchina di aiuti internazionali”. Per questo, a nome dei nostri movimenti, rivolgiamo l’ennesimo appello di deporre le armi, di sostenere i corridoi umanitari-sanitari, di aumentare gli aiuti internazionali, di aprire una conferenza internazionale per il Medio Oriente, e tutelare anche i palestinesi arabi del 1948 che vivono in Israele.

Ecco le nostre indagini aggiornate sulla drammatica situazione in Palestina e in Libano, con i numeri atroci di un conflitto senza fine.

STRISCIA DI GAZA, I NUMERI AGGIORNATI DAI NOSTRI MEDICI LOCALI DEL CONFLITTO, DOPO IL 361ESIMO GIORNO DI GUERRA.

INDAGINI AGGIORNATE AL 1 OTTOBRE 2024.

– 361 i giorni i dall’inizio della guerra

– 51.615 tra deceduti e dispersi

– 10.000 sono solo i dispersi.

– 41.615 sono i deceduti effettivi morti a causa del conflitto a fuoco

– 16.891 sono le vittime tra i bambini

– 171 sono i bambini morti appena nati

– 710 sono i bambini morti con età inferiore a un anno

– 36 sono i bambini morti a causa della carestia

– 11.458 sono i decessi femminili

– 986 sono le vittime tra il personale medico

– 85 sono le vittime tra membri della protezione civile

. 174 sono giornalisti internazionali che hanno perso la vita

– 520 sono i deceduti recuperati da fosse comuni

– 96.359 sono ad oggi i feriti

– 396 sono i giornalisti feriti

– Il 69% delle vittime sono bambini e donne

– 25.973 bambini sono rimasti orfani di entrambi i genitori o almeno uno di essi

– 3.500 bambini rischiano di morire per malnutrizione e mancanza di cibo

– 146 i giorni dalla chiusura di tutti i valichi nella Striscia di Gaza

– 12.000 i feriti che hanno necessità di farsi curare all’estero

– 10.000 malati di cancro rischiano la morte e hanno bisogno di cure

– 3.000 i pazienti con varie malattie che necessitano di cure all’estero

– 1.737.524 – contagiati da malattie infettive a seguito degli sfollamenti

– 71.338 le infezioni registrate di epatite c tra gli sfollati

– Circa 60.000 donne incinte sono a rischio a causa della mancanza di assistenza sanitaria

– 350.000 i pazienti malati cronici a rischio a causa della scarsa e lenta introduzione di farmaci

– 310 i casi di arresto di personale sanitario

– 36) casi di arresto di giornalisti i cui nomi sono noti

– 2 milioni sono ad oggi glisfollati nella Striscia di Gaza

– 100.000 tende si sono consumate e sono diventate inadatte agli sfollati

– 125 le scuole e le università completamente distrutte

– 337) scuole e università parzialmente distrutte.

– 11.500 studenti uccisi durante la guerra

– 750 insegnanti, tra uomini e donne, hanno perso la vita

– 115 scienziati, professori universitari e ricercatori sono deceduti a causa del conflitto

– 611 le moschee completamente distrutte

– 214 moschee parzialmente distrutte

– 3 chiese prese di mira e distrutte

– 150.000 unità abitative sono state completamente distrutte

– 80.000 unità abitative sono inabitabili

– 200.000 unità abitative sono state parzialmente distrutte

– 34 gli ospedali dismessi

– 80 centri sanitari sono stati dismessi

– 162 le istituzioni sanitarie che sono state prese di mira

– 131 ambulanze sono state prese di mira

– 206 siti archeologici e del patrimonio distrutti

– 3.130 km di reti elettriche sono state distrutte

– 36 strutture sportive, tra stadi e palestre, sono state distrutti

– 700 pozzi d’acqua sono stati distrutti e dismessi.

– 86% tasso di distruzione nella Striscia di Gaza

– 33 miliardi di dollari di perdite a causa della guerra.

– 650 mila bambino vivono nelle macerie e nelle case distrutte a Gaza

Inoltre:

– In Libano si calcolano fin ora 920 e 2630 feriti dall’inziio del conflitto, il 23 settembre scorso.

– Più di un milione e 250 mila sono gli sfollati in Libano.

– C’è da registrare, tra le nostre indagini recenti, un aumento enorme del 45% di psicosi e disturbi psicologici tra i bambini, in particolare tra gli alunni delle scuole, specialmente quelli che vivono nei paesi arabo-palestinesi in Israele, visto che non hanno rifugi sicuri come i loro coetanei ebrei.

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