Trino (OPI Messina): “sogno un Infermiere veramente all’avanguardia, basta con figure ibride”.
Continuano le interviste ai personaggi più in vista del mondo dell’Infermieristica, del sindacato e delle istituzioni sanitarie in Italia. Questa volta abbiamo scambiato qualche chiacchiera con l’amico e sostenitori di AssoCareNews.it Dott. Antonio Trino, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Messina. Vediamo come e cosa ha risposto alle nostre solite 10 domande piccanti.
Nelle ultime settimane si è ingigantito sui social e sui giornali sanitari il dibattito sull’istituendo Assistente Infermiere. Sarà una sorta di figura ibrida tra l’infermiere e l’Operatore Socio Sanitario, ma senza a responsabilità dirette. La sua formazione e la sua vigilanza resterà ad appannaggio del Professionista Infermiere e secondo alcune indiscrezioni del Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Il suo Ente come valuta questa possibile new entry nel SSN?
Sinceramente ritengo che il SSN non abbia bisogno di “figure ibride”, bensì di professionisti attenti, competenti e formati. La mia impressione è che si eviti di affrontare il vero problema, che ricordo è la carenza di infermieri non l’assenza di assistenti infermieri, ecreare un ibrido equivale ad aggirare l’ostacolo senza fare la diagnosi del problema: se non si comprende la causa la terapia sarà sintomatico/palliativa, non curativa.
La Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI) è favorevole alla creazione dell’Assistente Infermiere. Mediante la creazione di Lauree Magistrali ad indirizzo clinico per l’infermiere quest’ultimo avrebbe più possibilità di diventare veramente un professionista intellettuale, delegando la parte puramente tecnica del suo lavoro definitivamente all’AI. Lei cosa ne pensa?
Le Lauree Magistrali ad indirizzo clinico per l’infermiere potrebbero essere una soluzione in un paese il cui Governo investe sulle professionalità ivi operanti; credo sia sotto gli occhi di tutti che l’investimento che in atto il Governo sta mettendo sul piatto del rinnovo contrattuale è del 5,78% lordo e di questi, il 5,2% sul tabellare e solo lo 0,58% per indennità, fondi, incarichi, ecc. Senza le risorse avere titoli non migliora lo status professionale ed è di tutta evidenza, perché ormai all’infermiere è stato chiesto di iperspecializzarsi, ma manca l’ultimo atto: aumento salariale che “riconosca” queste competenze e responsabilità
Se il futuro dell’Infermieristica italiana passa dalle Lauree Magistrali ad indirizzo clinico, perché questa riforma è temuta e addirittura combattuta da tante società scientifiche e associazioni Infermieristiche? Centrano forse gli inutili Master di Primo livello mai riconosciuti ufficialmente a livello contrattuale e remunerativo, ma tanto osannati proprio da queste organizzazioni?
Sinceramente non amo le guerre fra poveri che si creano quando si sovrappongono interessi, per così dire, di parte. Io, personalmente, ritengo che la diffidenza da cui ne scaturisce l’osteggiamento trovi giustificazione nella storia dell’evoluzione infermieristica che ci vede studiare come forsennati per non cambiare null’altro se non il bagaglio culturale di competenze e le responsabilità medico legali. In altri termini crescita formativa non è, ad oggi, equivalsa a riconoscimenti economici e non è per buttarla sulla venalità, ma il supplemento di formazione richiesto è stato preceduto da un certo investimento economico personale, in atto a perdere. Oggi ci viene detto che il futuro passa dalle Lauree Magistrali ad indirizzo clinico, ancora in fase di progettazione, ma nel frattempo si crea l’ibrido, il certo per l’incerto e spero sia chiara la metafora
I sindacati sono divisi tra loro nel valutare l’avvento dell’Assistente Infermiere. Questo è dovuto ad una vera conoscenza della nuova figura professionale che verrà o alla paura di non poterla ancora inquadrare dal punto di vista contrattuale?
Ogni organizzazione sindacale ha una sua visione e la divisione non credo dipenda esattamente dalla difficoltà di immaginare un inquadramento giuridico, problema attualmente reale ma sul quale non leggo divergenze estreme. Semmai le difformità di pensiero, secondo il mio pensiero, sono più legate a strategie di politica sindacale
Il Governo Meloni e i Ministri della Salute e dell’Economia hanno fatto finora orecchie da mercante relativamente alla richiesta di aumenti salariali da parte dei sindacati. La poca considerazione della politica nei confronti della Professione Infermieristica sta aggravando ancora di più la sua già scarsa attrattività nel mondo giovanile. Il suo Ente ha una ricetta magica per invogliare il Governo Meloni ad intervenire cambiando finalmente rotta?
Io sono Presidente di un ente sussidiario dello Stato e non ho poteri magici. Posso solo dire che le strategie di politica sanitaria messe in campo da ogni Governo, tendono ad investire in un settore piuttosto che in un altro, in una professione rispetto che in un’altra. Non potendo aumentare le risorse totalmente disponibili, si può solo spostare da un posto all’altro, cioè risparmiare da una parte per reinvestire in altra posizione. Questione di priorità che ogni Governo stabilisce!
Nel suo complesso la Professione Infermieristica non è stata mai così in crisi di valori, di indentità e di credibilità. Cosa consigliereste ai vertici FNOPI e ai presidenti OPI per invertire tale tendenza?
La crisi cui fa riferimento, mi spiace dirlo, è cronaca di un disastro annunciato perché abbiamo, plurale maiestatis, riempito la testa di intere generazioni facendogli percepire un immagine di un professionista, un super infermiere, per poi inventarci il super OSS prima e l’assistente infermiere adesso! Detta in altri termini, la crisi deriva dalla delusione, della serie pensavo di sposarmi un principe e mi ritrovo un ranocchio
Torniamo all’Università. Ad inizio settembre 2024 si è raggiunto il cosiddetto punto di non ritorno, ovvero alle 20.000 disponibilità di posti nei Corsi di Laurea in Infermieristica hanno risposto solo in 20.000, con un rapporto 1:1. Inoltre, di questi 20.000 pretendenti si sono iscritti finora ai CDL per Infermieri solo in 18.000. Secondo lei è ancora utile continuare con i test di preselezione o sarebbe meglio dare la possibilità a tutti di iscriversi liberamente? A chi giova il voler continuare ad utilizzare vecchi e vetusti sistemi di selezione?
Il numero chiuso è un errore madornale, perché secondo me sarebbe più opportuno liberalizzare gli ingressi e lasciare che la selezione naturale faccia il suo corso: rimarranno quelli veramente interessati e predisposti
Alcune Regioni del Nord hanno scelto di finanziare gli studi dei neo-studenti in Infermieristica. Si torna indietro di anni, a quando non si sceglieva la professione perché piaceva, ma solo perché si guadagnava da subito un piccolo stipendio. Cosa ne pensa di questa involuzione? Porterà realmente ai risultati preventivati ovvero all’aumento del numero di iscrizione al CdL?
Ricordiamoci che in quella fase storica l’assistenza era garantita dall’infermiere generico ed il percorso formativo finanziato è servito a stimolare la formazione di professionisti che avrebbero, via via, sostituito il generico. Oggi siamo in una fase storica diversa, con una concezione del processo assistenziale diverso, con un aspettativa, da parte del paziente, diversa e con responsabilità esponenzialmente cresciute…con stipendi praticamente invariati (l’euro ha azzerato quell’aumento che seppur minimo c’era stato anche in termini d’inflazione). Sinceramente non credo che finanziare la formazione, in una regione che storicamente offre altre possibilità lavorative, possa dare slancio, quantomeno non secondo le aspettative che si pensano di raggiungere. La dico semplice: anche se mi dai un contributo per formarmi, non cambia il mio stipendio quando lavorerò, mentre aumentano le mie responsabilità
Gli Studenti Infermieri sono maggiori al sud, che al nord. E le loro scelte sono ricadute anche quest’anno sugli Atenei del Meridione, complice anche la crisi economica. Molti Corsi di Laurea in Infermieristica rischiano la chiusura, soprattutto nelle scuole universitarie più blasonate del settentrione. Perché si continua a sottovalutare questo fenomeno?
Ti rispondo con una domanda provocatoria: “E se non fosse una sottovalutazione del problema, ma una riprogrammazione diversa, prevedendo che alla fine la formazione di questo assistente infermiere finirà alle Università?”
Ha un sogno nel cassetto per l’Infermieristica italiana?
Che l’infermiere italiano sia “trattato” come quello europeo.
Grazie presidente e buon lavoro!
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