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Toscana. Più medici che infermieri, una professione in crisi di numeri e riconoscimento.

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La carenza di infermieri professionali in Toscana è una realtà critica che grava sull’intero sistema sanitario regionale. Con poco più di 18.000 infermieri attivi, questi rappresentano meno della metà del personale sanitario complessivo, mettendo a nudo le difficoltà organizzative e le sfide di una professione essenziale, ma spesso poco valorizzata.

Carenza di infermieri: i numeri parlano chiaro

Secondo i dati, la Toscana registra significative lacune nel personale infermieristico:

  • ASL 10 (area fiorentina): mancano circa 150 infermieri.
  • ASL 6 (Livorno): deficit di 80 unità.
  • ASL 2 (Lucca): posti vacanti pari a 70.

Questo quadro riflette una problematica che si estende ben oltre i confini regionali. A livello europeo, il fabbisogno standard è di 6,9 infermieri per mille abitanti; in Italia il dato si ferma a 5,3, un divario evidente rispetto a Paesi come la Finlandia (14) e la Germania (9,6).

Il paradosso italiano: più medici che infermieri

In Italia si registra una peculiarità unica: il numero di medici supera quello degli infermieri. Nel 1998, si contavano 5,9 medici e 5,3 infermieri per mille abitanti, una disparità che permane ancora oggi. Questo squilibrio sottolinea una gestione poco armoniosa delle risorse umane in ambito sanitario.

Una professione in cerca di riconoscimento

Nonostante il ruolo cruciale svolto dagli infermieri, il riconoscimento sociale e retributivo è ancora lontano dall’essere adeguato. Un infermiere di prima nomina guadagna circa 930 euro al mese, cifra che, dopo 20 anni di servizio, raggiunge 1.350 euro più eventuali indennità. Questi numeri non rispecchiano l’importanza e la complessità del lavoro svolto.

La laurea in Scienze Infermieristiche, pur equiparabile ad altre discipline accademiche, è meno attrattiva per i giovani, complice una percezione sociale ancora debole. Anche quando l’interesse aumenta, il numero chiuso universitario frena la formazione di nuovi professionisti. Nel 2000, solo 141 studenti su 350 posti disponibili hanno proseguito al secondo anno di corso, evidenziando un alto tasso di abbandono.

Le richieste della Fps-Cisl

La Fps-Cisl regionale ha più volte denunciato il paradosso di aspiranti infermieri esclusi dai corsi di laurea a causa del numero chiuso, mentre le strutture sanitarie soffrono una carenza cronica di personale. La federazione ha richiesto un aumento dei posti disponibili, trovando il supporto della Regione Toscana e dell’Università di Firenze.

Tuttavia, l’organizzazione dei corsi rimane una preoccupazione. A Firenze, ad esempio, si segnala una riduzione del numero di tutor per i corsi infermieristici, un problema che potrebbe minare ulteriormente la formazione dei futuri professionisti.

Il futuro della professione infermieristica

Secondo Andrea Morandi, segretario generale della Fps-Cisl Toscana, “il lavoro del futuro è nei servizi alla persona, e l’infermiere professionale sarà il protagonista di questo futuro”. Tuttavia, affinché ciò accada, è necessario un cambiamento culturale e organizzativo che valorizzi pienamente il ruolo degli infermieri, sia a livello retributivo che sociale.

L’auspicio è che questa professione, fondamentale per garantire un’assistenza sanitaria di qualità, trovi finalmente il riconoscimento che merita.

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