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Stress e Burnout: la fuga degli Infermieri dal settore pubblico e la crisi del lavoro in Italia.

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Il fenomeno delle dimissioni volontarie in Italia ha raggiunto livelli allarmanti, con oltre due milioni di italiani che nel 2024 hanno lasciato il proprio posto di lavoro, secondo i dati Inps. Questo fenomeno, noto come “great resignations”, che ha avuto origine negli Stati Uniti nel 2021, ha trovato terreno fertile anche in Italia, dove cresce il disagio tra i lavoratori, specialmente in settori ad alto stress e basso compenso.

Tra le categorie professionali più colpite c’è sicuramente quella sanitaria. Gli infermieri, in particolare, sono coloro che abbandonano maggiormente il pubblico per cercare migliori opportunità nel settore privato, all’estero, o addirittura decidono di lasciare del tutto la professione. Stipendi bassi, eccessivi carichi di lavoro e responsabilità crescenti, la scarsità di riconoscimenti professionali, unita a un alto livello di stress e burnout, sono i fattori principali che spingono questi lavoratori a cercare un cambiamento.

Negli ultimi quattro anni, circa 23.000 infermieri hanno lasciato il servizio pubblico, con oltre il 20% che ha deciso di abbandonare definitivamente la professione. Anche i medici stanno seguendo lo stesso trend: nel 2024, altri 7.000 medici hanno scelto di dimettersi, un numero che continua ad aumentare.

Il lavoro nella sanità, ma anche in altri settori pubblici come l’insegnamento e la polizia, sta diventando sempre meno attraente. Le richieste di lavoro eccessive, la pressione psicologica e la carenza di risorse stanno creando un ambiente che molti professionisti non sono più disposti a sopportare. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa il 16% degli occupati italiani soffre di burnout, un disturbo derivante da un’esposizione prolungata a condizioni lavorative stressanti.

Il settore sanitario non è l’unico ad essere colpito da questa tendenza. L’analisi delle dimissioni volontarie in Italia evidenzia che altri comparti come il commercio, i trasporti, e i servizi hanno visto una significativa perdita di personale, con circa 600.000 dimissioni nei primi nove mesi del 2024. Questo fenomeno si è esteso anche alle amministrazioni pubbliche, dove oltre 102.000 dipendenti, tra cui molti nel settore della sanità e dell’istruzione, hanno deciso di dimettersi.

La crisi del lavoro pubblico sta portando a una riconsiderazione dei modelli di occupazione. Se da un lato il settore pubblico perde attrattiva, il settore privato, soprattutto nelle medie e grandi imprese italiane che operano in settori come l’informatica, la biotecnologia, la farmaceutica e la finanza, continua a guadagnare punti. Secondo il Best Workplace 2024, queste aziende offrono un ambiente di lavoro che risulta più apprezzato rispetto ai tradizionali impieghi pubblici, segnando una chiara preferenza per il lavoro flessibile e la valorizzazione delle competenze individuali.

In un contesto di crescita delle dimissioni e di cambiamento delle dinamiche lavorative, le istituzioni dovrebbero affrontare con urgenza la questione del benessere dei lavoratori, promuovendo politiche più adeguate alla tutela della salute mentale e fisica dei dipendenti, specialmente quelli nei settori più vulnerabili come la sanità.

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