Ven. Lug 26th, 2024
poste ambulanza

A distanza di due giorni dall’annuncio, il rinnovo del contratto nazionale dei dipendenti di Poste Italiane porta inevitabilmente a riflessioni sullo status di Infermieri, OSS e Professionisti Sanitari del settore pubblico.

I rappresentanti di Postini e personale di Ufficio postale hanno chiuso una contrattazione che gli addetti ai lavori hanno descritto come “arrembante”, con risultati che se paragonati a quelli dei rinnovi del CCNL Comparto Sanità, risultano essere roboanti.

Già anche solo per capire di cosa stiamo parlando, il loro contratto era scaduto lo scorso 31 dicembre e in duecento giorni hanno ottenuto un nuovo, premiante accordo.

I 120.000 dipendente hanno ottenuto un aumento di stipendio medio di 230 euro lordi, con 190 euro di minimo tabellare, con ulteriori circa 1000 euro una tantum.

Ma non è finita qui, perchè è stata inoltre recepita la possibilità di sperimentazione della cosiddetta ‘settimana super corta‘ e di forme di riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.

Ricapitolando velocemente: Più soldi, più diritti, maggior tempo libero. Il tutto ottenuto in 7 mesi dalla scadenza del vecchio contratto.

Ma oltre al lato economico, che ha la sua rilevanza in quanto è giusto e sacrosanto che le maestranze e le professionalità siano adeguatamente retribuite, è un altro l’aspetto che mi trovo ad agognare maggiormente. Senza invidia, senza maldicenza, ma con ammirazione e desiderio.

Questo rinnovo contrattuale pone il dipendente delle Poste nella condizione di poter mostrare la propria indiscussa pubblica utilità con un riconoscimento importante.

Parlo di un riconoscimento che non paga certamente le bollette, ma che dà spessore e valore al ruolo e giustifica la necessità di un suo rigoroso impegno quotidiano: la dignità.

La dignità, come tutte le cose semplici ma sacre, trova spesso casa più facilmente nelle piccole cose piuttosto che nelle manifestazioni altisonanti.

E non ci vuole un’alta capacità di osservazione per comprendere che si tratti di tutto un altro mondo rispetto alla considerazione che sta ricevendo ed ha ricevuto il personale del comparto nella presente e nelle passate contrattazioni.

In particolare, quella in atto è ancora lontana da una chiusura e sta andando a discutere il rinnovo di un contratto scaduto il lontano 31.12.2021. Che a sua volta era stato firmato durante l’autunno inoltrato del 2022, dando vita a un documento già scaduto.

Certo, per onor del vero occorre fare alcuni distinguo. Nel caso del CCNL Comparto Sanità si parla di misure che coinvolgono 500.000 lavoratori con alcune aree contrattuali molto diverse, contro i 120.000 del Gruppo Poste Italiane che invece hanno meno differenziazione di aree retributive. Oltretutto il CCNL Poste è sgravato dal dover tener conto di Professionisti raggruppati in Ordini, elemento che pone perimetri entro cui agire, almeno teoricamente. E, oltretutto, si parla di un’unica azienda e non un contratto che deve poi tener conto delle capacità di integrazione da parte di decine di aziende sanitarie di varia natura e varia salute di bilancio.

Ma questi sono aspetti che vanno in secondo piano rispetto alle modalità di conduzione di una contrattazione valorizzante e rispettosa nei confronti del lavoratore, da intendersi come singolo ma anche come elemento di insieme.

Modalità che esprimono considerazione. Che manifestano quanto una categoria di dipendenti pubblici valga agli occhi dei burocrati e politicanti.

Se poi vogliamo farci del male, potremmo andare a vedere come questa differenza rispetto al nostro comparto sanitario non sia nata con questo Governo o durante questa “migliore” situazione economica attuale.

Per quanto riguarda il CCNL Poste Italiane 2021-2023 l’accordo fra le parti è arrivato a giugno 2021, a sei mesi dalla scadenza del vecchio contratto. Con un aumento di 110 euro lordi al mese medio e 1700 euro una tantum in due tranches.

Per concludere mi sembra opportuno sottolineare un ultimo aspetto, forse secondario, ma a mio parere di una certa valenza di significato.

Gli aumenti una tantum di questo rinnovo saranno elargiti a settembre.

Il che dimostra, che allora, è possibile attendere meno di mesi o anni per ottenere quanto deciso, al contrario di quanto ci avevano fatto comprendere nel caso dei premi Covid ad esempio, in alcuni casi arrivati pure con la vergogna di cifre al ribasso.

Se fossimo stati in Francia, saremmo stati tutti in piazza e avremmo ottenuto qualcosa. Ma in Italia, si sa, abbiamo tre bruttissime abitudini: deleghiamo l’impegno civile ad altri, abbiamo la memoria cortissima e poca cultura della difesa dei propri diritti.

Cultura significa anzitutto creare una coscienza civile, fare in modo che chi studia sia consapevole della dignità.

Non sono parole mie, ma di un signore che di diritti e dignità ne sapeva qualcosa: Sandro Petrini, in quel caso magistralmente intervistato oltre cinquanta anni fa da una giovane Oriana Fallaci.

Dovremmo tatuarcelo tutti, qualcuno magari nella parte interna delle palpebre, in modo che non sia possibile mai davvero chiudere gli occhi per non voler vedere.

Autore

  • Dott. Marco Tapinassi

    Vicedirettore del quotidiano AssoCareNews.it. Infermiere e Giornalista, autore di oltre 5000 articoli web e cartacei. Mille interessi, due figli, un cane ma solamente 24 ore a disposizione ogni giorno! Ciò nonostante non perde nemmeno un tè con il suo Bianconiglio.

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Di Dott. Marco Tapinassi

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