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Sanità, Aodi: «Con proposta di arresto in flagranza di reato per aggressori, Schillaci mostra la lungimiranza 

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Amsi-Umem-Uniti per Unire: Non si esce, però, dalle acque agitate, senza remare tutti dalla stessa parte: ecco il nostro appello all’unità, per tutto il mondo sanitario e istituzionale, al fine di combattere tutte le criticità prima che sia troppo tardi.

violenza-sugli-infermieri Sanità, Aodi: «Con proposta di arresto in flagranza di reato per aggressori, Schillaci mostra la lungimiranza 

ROMA 13 SETT 2024 – «Non possiamo che riconoscere la grande sensibilità del Ministro della Salute, Orazio Schillaci, nonché il suo palese impegno, verso quei temi caldi che riguardano la crisi del nostro sistema sanitario, nella piena consapevolezza che occorre mettere, finalmente, al centro del progetto i professionisti sanitari e le loro competenze, costruendo un concreto piano di valorizzazione economica e contrattuale e lavorando, con strumenti adeguati, per difendere e tutelare la loro incolumità psico-fisica. Tutto questo, è indiscutibile, andrà sempre più a vantaggio della qualità della tutela della salute della collettività. 

In tal senso, si inserisce il provvedimento dell’arresto in flagranza di reato per coloro che si macchiano del reato di aggredire un professionista sanitario nell’esercizio delle proprie funzioni, in quelli che dovrebbero essere solo luoghi di cura, adibiti a salvare vite umane, e non certo per mettere in scena violenze stile far west.

Condividiamo, quindi, a pieno, l’iniziativa del Ministro Schillaci di attuare una proficua sinergia con il Ministero della Giustizia per arrivare all’arresto immediato dell’aggressore di turno, oppure per far scattare la giusta punizione entro 48 ore dal reato, anche grazie all’ausilio delle telecamere installate negli ospedali. 

Un provvedimento che di certo può anche fare da deterrente per arginare sul nascere le aggressioni, anche se occorre riorganizzare in modo radicale la presenza dei presidi delle forze dell’ordine 24 ore su 24, in particolare nei pronto soccorsi e nei reparti di emergenza urgenza».

Con queste parole il Prof. Foad Aodi, leader e fondatore di Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, Umem, Unione Medica Euromediterranea, e del Movimento Internazionale Uniti per Unire, elogia l’impegno del Ministro Schillaci in un frangente delicatissimo per i professionisti sanitari, alle prese, da Nord a Sud, con una escalation di aggressioni che mai, negli ultimi 10 anni, aveva raggiunto questi numeri (34 casi di violenza nei 31 giorni di agosto) e soprattutto un livello tale di brutalità. Si pensi ai calci in pieno volto, ai tentativi di strangolamento, alle mazze da baseball e addirittura alle minacce con le pistole finte, per non parlare dei raid punitivi in cui, ben 50 persone, tutte insieme, aggrediscono medici e infermieri. E’ come se i cittadini, giunti ad un livello massimo di esasperazione, avessero perso totalmente la bussola. E’ come se avessero perso totalmente la fiducia nei professionisti sanitari, al punto di addossare loro tutte le colpe e di averli trasformati nei capri espiatori, nei nemici contro cui scatenare rabbia, paura, angoscia.

«Da sottolineare, continua Aodi, in questa delicata sfida per arginare il drammatico fenomeno delle aggressioni contro i professionisti sanitari, anche l’enorme impegno della Fnomceo, la Federazione dell’Ordine dei Medici, di cui mi fregio di collaborare in modo costruttivo, dall’anno 2000, nel registro degli esperti. 

Il Presidente Filippo Anelli, mai come nelle ultime settimane, ha lasciato intendere che le soluzioni per combattere questa “piaga sociale”, seppur ad un livello altissimo di gravità, ci sono e come, a condizione che si remi, adesso come non mai, tutti dalla medesima parte.

Noi, come Amsi, Umem e Uniti per Unire, nel nostro concreto impegno, che portiamo avanti da anni, sin dalle rispettive fondazioni, in difesa dei diritti dei professionisti sanitari, chiediamo, adesso più che mai, che il governo prosegua con questa attività di ascolto e maggiore dialogo con tutti “gli attori del palcoscenico della sanità”, ovvero gli albi professionali, i sindacati e le associazioni di categoria, senza dimenticare la necessità di coinvolgere anche le associazioni dei pazienti.

Non c’è dubbio che, in una fase così cruciale per il presente e il futuro del nostro sistema sanitario, con la risoluzione delle criticità che passa soprattutto attraverso la valorizzazione e la tutela dei professionisti sanitari, occorre lavorare uniti, compatti, solidali, per affrontare le nuove sfide che ci attendono, evitando contrasti, diatribe di ogni tipo, scontri e rivalità, ognuno naturalmente nel pieno rispetto del proprio ruolo.

Un impegno a 360 gradi da parte di tutti, una costante ricerca di un maggiore dialogo e di sinergie che possono solo produrre una positiva evoluzione nell’affrontare le criticità che si pongono e si porranno sul nostro cammino, come ad esempio la necessità che non si fomentino gli scontri tra professionisti sanitari e pazienti, come nel caso della medicina difensiva, da combattere, da contrastare, che mina la serenità del medico e spesso è frutto di situazioni “gonfiate ad arte”. 

Il medico, così come l’infermiere, non sono il nemico da combattere e da eliminare, non sono “il mostro” da sbattere in prima pagina. Si impegnano ogni giorno per la tutela della nostra salute, è innegabile, e una buona politica sanitaria, di conseguenza, ha il dovere di tutelare i professionisti e metterli nella condizione, sempre, di esprimere al meglio le proprie potenzialità, 

Purtroppo c’è da dire, continua Aodi, che stiamo pagando a caro prezzo, quella che oggi è una pericolosa mala cultura, una disinformazione tutt’altro che costruttiva, a discapito della serenità dei professionisti sanitari e, di conseguenza, di quella dei cittadini.

Un medico infelice, un medico insoddisfatto, un medico stressato e non valorizzato, un medico aggredito fisicamente oppure psicologicamente, è un professionista che rischia potenzialmente di commettere più errori nei confronti dei pazienti, ma soprattutto potrebbe decidere da un momento all’altro di lasciare la sanità pubblica per la libera professione, oppure abbandonare del tutto il mondo della sanità, o ancora fuggire all’estero alla ricerca di retribuzioni maggiormente dignitose e di prospettive di carriera ben diverse dalle nostre.

Non a caso, noi di Amsi, Umem e Uniti per Unire, attraverso i nostri studi e le nostre ricerche, anche grazie ai giornalisti che ci supportano in oltre 120 paesi del mondo, non abbiamo mai smesso di denunciare il mare agitato in cui siamo finiti, una tempesta dalla quale possiamo uscire solo uniti, collaborando concretamente, remando tutti dalla stessa parte, continua il Prof. Aodi. 

Non dimentichiamo che occorre anche mettere un freno alla discriminazione nei confronti della sanità privata e delle strutture che ne fanno parte: è formata da professionisti validi e competenti, prima di tutto uomini, e poi medici e infermieri, ed è in grado di offrire percorsi di cura, al cittadino, di cui abbiamo e avremo sempre bisogno, in particolar modo per quanto riguarda ambulatori, poliambulatori e laboratori, nonché ospedali privati accreditati e puri, e ancora percorsi costruiti su prestazioni altamente specializzate nell’ambito di esami e assistenza per le patologie più delicate. Ci sono 95mila strutture sul territorio nazionale che sono e saranno sempre un punto di riferimento su cui contare. La sanità di casa nostra si compatti, formi un unico scudo a difesa della tutela della salute del cittadino!

Speriamo, allora, più che mai, che il Governo dia finalmente ascolto e segua le indicazioni del Ministro Schillaci che, oltre tutto, come medico, conosce a 360 gradi il valore dell’essere professionista sanitario».

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