Salute, Ceccarelli (COINA): “Carenza infermieri, l’Italia rimane ferma al palo”.
“L’Europa corre veloce verso la ricostruzione dei propri sistemi sanitari. È ora di agire con investimenti concreti e un reale rilancio di una professione da cui dipende il presente e il futuro delle qualità delle cure”
Roma, 29 gennaio 2025 – La carenza di infermieri nella sanità italiana è una bomba a orologeria destinata da tempo ad esplodere, ma rappresenta, sia chiaro, anche un grave deficit nel resto d’Europa.
Mentre le altre nazioni si stanno però attivando con politiche serie e investimenti concreti, il nostro Paese continua pericolosamente a galleggiare in un mare di immobilismo. I dati di Eurostat 2024 sono chiari: la professione infermieristica è la più richiesta in Europa. Non inganni questo dato, ma se ne analizzino i risvolti negativi. Gli infermieri rappresentano la professione più richiesta in Europa proprio perché mancano all’appello come il pane!
In Italia, però, la crisi legata alla voragine di professionisti sanitari è ormai una realtà di portata tale da non poter essere più ignorata.
“Il nostro sistema sanitario è sull’orlo del collasso, e l’Italia rischia di essere travolta da una crisi infermieristica senza precedenti se non interviene subito. Le altre nazioni europee stanno facendo sul serio: incrementano salari, investono nella formazione, attuano piani concreti per arginare la fuga di professionisti, mettono in atto politiche attrattive per attrarre eccellenze da altri Paesi, come accade con i nostri infermieri italiani ambitissimi nel Vecchio Continente. Noi, invece, ci ritroviamo tristemente fermi al palo, ricercando soluzioni improvvisate e tappabuchi”, afferma con determinazione Marco Ceccarelli, Segretario Nazionale di COINA, il Sindacato delle Professioni Sanitarie.
In Europa si investe, in Italia si fa finta di niente
La Commissione Europea ha investito 1,3 milioni di euro nel progetto Nursing Action per sostenere gli Stati membri nell’attrarre e formare infermieri. I Paesi più proattivi, come Regno Unito, Germania, Francia e Spagna, hanno messo in atto incrementi salariali per gli infermieri tra il 15% e il 20%, insieme a programmi mirati per il benessere psico-fisico degli operatori. La Spagna ha addirittura avviato incentivi per il rientro degli infermieri emigrati all’estero. E l’Italia? Niente di tutto ciò. Siamo fermi, e la situazione è drammatica.
“Siamo alla disperazione vera e propria: mentre gli altri Paesi danno chiari segnali di vita, l’Italia resta inerme. Si parla tanto di ‘carenza di personale’, ma le soluzioni concrete almeno da noi sono un miraggio”, aggiunge Ceccarelli. “La politica sanitaria italiana non può continuare a ignorare questa emergenza. Non possiamo più accettare soluzioni temporanee o improvvisate. È tempo di investire sul serio nella professione infermieristica, o assisteremo al crollo del nostro sistema sanitario.”
La strada sbagliata: scorciatoie pericolose e la deroga sui titoli di studio
“Non possiamo più sopportare la presa in giro delle soluzioni facili che rischiano però di acuire la crisi: utilizzare personale non qualificato in compiti che richiedono competenza specifica è una follia. Peggio ancora è cercare soluzioni paradossali come quella di figure ibride e surrogate come l’assistente infermiere o ingaggiare professionisti da Paesi come India e Sudamerica che, a causa delle difficoltà linguistiche e delle carenze formative, rischiano di non rappresentare certo una svolta a lungo termine. Così facendo si mette a rischio la salute dei pazienti e si sviliscono gli infermieri, che sono l’ossatura del sistema sanitario”, sottolinea Ceccarelli.
“Un corso di formazione di poche settimane di lingua italiana non può consentire a un professionista straniero di poter lavorare in un sistema sanitario complesso come il nostro. Eppure, in Italia, si continua a fare finta che queste scorciatoie possano risolvere un problema che richiede interventi strutturali. È inaccettabile che il recente Decreto Flussi, con la concessione di deroga sui titoli di studio, consenta a professionisti sanitari provenienti da Paesi extra UE di esercitare senza il rispetto degli standard richiesti nel nostro Paese. La qualità delle cure, che è il cuore del nostro sistema sanitario, non può essere compromessa da simili approssimazioni”, aggiunge il Segretario Nazionale di COINA.
COINA chiede riforme reali per la professione infermieristica
COINA non si ferma alla denuncia: è ora di chiedere riforme concrete, che valorizzino gli infermieri e rilancino la professione nel nostro Paese. Il sindacato esprime le sue richieste con fermezza:
• Incremento salariale per allineare gli stipendi degli infermieri italiani alla media europea e renderli competitivi.
• Piani di incentivazione per trattenere i professionisti e fermare l’esodo verso Paesi che offrono condizioni migliori.
• Aumento dei posti nei corsi di laurea in infermieristica e maggiore accessibilità attraverso borse di studio.
• Miglioramento delle condizioni di lavoro, con un’attenzione particolare al benessere psicofisico degli operatori e alla riduzione dei carichi di lavoro insostenibili.
• Rilancio della sanità territoriale per snellire il carico degli ospedali e frenare la piaga delle aggressioni legata al caos dei reparti di emergenza urgenza che esaspera i cittadini.
“Non stiamo chiedendo l’impossibile”, conclude Ceccarelli. “Chiediamo che l’Italia finalmente comprenda il valore fondamentale degli infermieri e che faccia un passo deciso verso un sistema sanitario sostenibile. Non c’è tempo da perdere: ogni giorno che passa senza interventi concreti ci avvicina a un punto di non ritorno. La sanità italiana rischia di collassare, e con essa, la vita di milioni di cittadini.”
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