Rinnovo CCNL Sanità: il Coina denuncia “un’occasione mancata”.
Il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per il comparto sanità continua a sollevare polemiche. Tra le voci critiche si distingue quella del Coina, il Sindacato delle Professioni Sanitarie, che esprime il proprio disappunto per un accordo che, secondo il Segretario Nazionale Marco Ceccarelli, tradisce le aspettative di valorizzazione delle professioni sanitarie.
Un rinnovo che non convince.
Nonostante l’introduzione di aumenti simbolici delle indennità, il Coina denuncia l’assenza di misure significative per il riconoscimento delle competenze avanzate degli operatori sanitari.
“Le professioni sanitarie dimostrano da anni di possedere competenze tecniche e cliniche di alto livello, spesso essenziali per garantire cure di qualità. Tuttavia, queste capacità continuano a non essere formalmente riconosciute in un quadro contrattuale obsoleto,” afferma Ceccarelli.
La Legge 43 del 2006, che avrebbe dovuto rappresentare un punto di svolta per l’evoluzione delle professioni sanitarie, resta, secondo il Coina, largamente inattuata.
Un problema per l’intero sistema sanitario.
Secondo il Coina, la mancata valorizzazione delle competenze avanzate non è solo una questione di giustizia professionale, ma anche un problema strutturale per il sistema sanitario.
“In un contesto caratterizzato da gravi carenze di personale e dall’aumento delle complessità assistenziali, è essenziale sfruttare appieno il potenziale delle risorse già presenti. Lasciare in ombra le competenze avanzate significa limitare l’efficienza e la qualità dell’intero sistema sanitario,” sottolinea Ceccarelli.
Le proposte del Coina.
Per rispondere a queste criticità, il Coina propone una revisione urgente del contratto, puntando su:
- Riconoscimento economico e giuridico delle competenze avanzate, con l’istituzione di specifiche figure professionali formalmente inquadrate.
- Percorsi di carriera trasparenti e meritocratici, allineati agli standard europei.
- Pieno recepimento della Legge 43 del 2006, con l’attivazione di percorsi di specializzazione e la chiara definizione dei ruoli avanzati.
“Serve una rivoluzione culturale”.
“Non possiamo accettare che il lavoro degli infermieri e degli altri professionisti sanitari venga ridotto a un esercizio di resilienza senza prospettive di crescita,” conclude Ceccarelli. “Il sistema sanitario italiano ha bisogno di una rivoluzione culturale che riconosca finalmente il valore e il contributo delle professioni sanitarie.”
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