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Amsi: 1000 reparti ospedalieri, servizi e strutture sanitarie subiscono riduzione lavoro o chiusura.

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Aodi: «Pieno appoggio alle recenti istanze della Fnomceo, che chiede ben 10 miliardi di euro da destinare, con la prossima finanziaria, al rilancio della nostra Sanità. Le richieste di professionisti sono aumentate del 40% nel mese di luglio ed agosto: tra turni massacranti, disorganizzazione, organici ridotti all’osso, fughe all’estero e dimissioni volontarie, l’unica strada da percorrere è investire sui talenti e sulle eccellenze che abbiamo in casa».

L’impegno di Amsi, con i professionisti, anche di origine straniera, che abbiamo portato in dote alle Regioni, ci hanno permesso, dal 2023, di evitare la chiusura di oltre duemila tra reparti e servizi, anche grazie al Decreto Cura Italia, che speriamo venga procrastinato oltre la sua scadenza di fine dicembre 2025.

ROMA 30 AGO 2024 – Il nostro Sistema Salute vive la fase probabilmente più delicata della sua storia recente, dal momento che attraversa una crisi da cui non è facile uscire.

E’ assodato che, in Europa, negli ultimi 10 anni, le politiche sanitarie dei Governi che si sono succeduti nel nostro Paese, senza distinzione di schieramento e colore, non solo non sono riusciti ad applicare interventi efficaci e mirati, ma hanno investito molto meno, in termini di risorse, rispetto alla maggior parte delle nazioni del Vecchio Continente, che pure, durante la Pandemia, hanno vissuto i nostri medesimi problemi, ovvero in primis la carenza di personale, nonché le nuove sfide in termini di patologie da affrontare, ma alla fine, nelle difficoltà, si sono di certo rimboccati le maniche.

La sanità italiana, invece, negli ultimi 10-15 anni, è stata caratterizzata da tagli indiscriminati e da una pericolosa politica di austerity. Tutto questo, oggi, equivale a un pesante gap da colmare rispetto agli altri Paesi, in termini prima di tutto di investimenti che oggi mancano all’appello, ma naturalmente anche di valorizzazione economico-contrattuale dei professionisti sanitari, sempre più stanchi, vessati da turni massacranti, da disorganizzazione, da retribuzioni non al passo con il costo della vita.

Ed è per questo che ci troviamo di fronte a criticità che si aggravano di giorno in giorno, dai turni massacranti all’escalation di aggressioni contro medici e infermieri, senza dimenticare la medicina difensiva e le discriminazioni contro i professionisti di origine straniera. Tutto questo apre sempre di più la strada alle fughe all’estero e alle dimissioni volontarie.

«Il quadro è desolante, esordisce il Prof. Foad Aodi, leader e fondatore di Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia e del Movimento Internazionale Uniti per Unire, nonché Docente all’Università di Tor Vergata, e già più volte Consigliere dell’Ordine di Roma e membro registro esperti della Fnomceo da numerosi anni.

Ed è per questo che abbiamo, da tempo, deciso di darci da fare, prima di tutto rimboccandoci noi stessi le maniche, come abbiamo sempre fatto, decidendo di prendere iniziative come quelle del Manifesto “Uniti per i Medici” che, con i suoi 45 punti, e con le sue già oltre 425 sottoscrizioni di associazioni e sindacati, intende, attraverso la collaborazione di “tutti gli attori della sanità”, spronare la politica nazionale e regionale a svegliarsi, a darsi una mossa.

Ma prima di tutto dobbiamo essere consapevoli che il nostro futuro dipende da noi stessi e dobbiamo essere uniti per affrontare le difficoltà da risolvere, che non sono certo poche.

Anche per questa ragione, forti del legame che ci unisce con le altre realtà sanitarie e, grazie alla credibilità acquisita in tanti anni di battaglie, oggi appoggiamo in pieno le richieste della Fnomceo e del suo Presidente, Filippo Anelli, nel chiedere che, questo Governo, nella prossima finanziaria, trovi finalmente le risorse che servono al nostro sistema sanitario, per uscire dal buio tunnel in cui è piombato. Basta con le promesse a vuoto!

La parola investimenti è in questo momento l’unica che vogliamo davvero ascoltare, è l’unica strada perseguibile. E naturalmente dobbiamo stare tutti dalla stessa parte. Le lotte intestine non conducono da nessuna parte!

Anzi, fin dalla origine delle nostre associazioni, ci siamo sempre posti in modo costruttivo con le istituzioni. Ma adesso vogliamo essere maggiormente ascoltati e chiediamo interventi concreti e mirati, per il bene dei professionisti sanitari e soprattutto per la qualità della tutela della salute della collettività.

Da sempre la Fnomceo ha mostrato grande apertura nei confronti di noi di Amsi e Uniti per Unire, mostrando interesse concreto per le nostre idee e per le nostre proposte, continua Aodi.

La nostra parte l’abbiamo sempre fatta e continueremo a farla a sostegno dei professionisti sanitari e in appoggio a realtà come la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, supportandola con le nostre indagini e con i nostri report, costruiti su numeri reali e attendibili, il cui scopo è quello di tenere viva l’attenzione sui temi della salute globale, ponendo all’attenzione di enti, associazioni, sindacati, federazioni, singoli professionisti, e dei cittadini stessi, nonché in particolar modo dei media, la realtà dei fatti, in termini di criticità da risolvere nel nostro sistema sanitario.

La carenza dei professionisti sanitari è oggi più che mai la prima piaga da affrontare, che non si risolve senza investimenti.

LE NOSTRE INDAGINI AGGIORNATE.

Le richieste di professionisti sanitari, da parte delle realtà pubbliche e private, verso di noi di Amsi, continuano, e non possiamo nascondere che sono aumentate negli ultimi due mesi, luglio-agosto, del 40%, soprattutto in termini di specializzazioni, da parte di tutte le regioni, dal pubblico e dal privato, maggiormente Lazio, Sardegna, Sicilia, Lombardia, Veneto, Piemonte e zone turistiche .

Siamo di fronte ad un un argomento di ineludibile importanza, dato che, secondo le nostre inchieste, entro il 2027, saranno circa 125mila i medici di cui si avrà bisogno, sia nel settore pubblico quanto quello privato. 

Medici, infermieri, fisioterapisti mancano come il pane da Nord a Sud, questo è evidente, dice ancora Aodi.

Chiaro che i reparti con maggiore necessità sono i pronti soccorsi e quelli di emergenza-urgenza: ma in Italia, lo diciamo da tempo, mancano all’appello anche le figure più specializzate, nonché siamo di fronte ad una preoccupante carenza, di base, di medici di famiglia, soprattutto nei piccoli comuni, come accade nel Lazio, in Sardegna, Sicilia ed in montagna e nelle zone turistiche, nonché si registra anche la grave assenza di pediatri di famiglia.

E poi servono i medici di pronto soccorso, i medici di emergenza, i professionisti di guardia medica, e poi medici di cardiologia, ortopedia, neurochirurgia, ginecologia, ortopedia, nonché infermieri di base, infermieri di sala operatoria, infermieri pediatrici e ostetriche.

Secondo le nostre indagini aggiornate, solo in questi mesi di luglio e agosto, in Italia più di mille reparti ospedalieri hanno subito una riduzione della mole di lavoro o addirittura la chiusura, a discapito della qualità delle prestazioni offerte ai cittadini.

Da nord a sud, in primo luogo, oltre alle difficoltà enormi nei pronto soccorsi, è stata ridotta l’attività di chirurgia, pediatria, ortopedia.

Si tratta di reparti che in alcuni casi sono stati chiusi, oppure nella migliore delle ipotesi accorpati tra loro, come le varie chirurgie, a causa della carenza di personale, in particolar modo di medici e infermieri. Arrivando anche a un taglio dei posti letto del 10-15%.

Senza dimenticare la grave crisi della sanità territoriale, quella in grado, se funzionante, di snellire i carichi di lavoro dei pronto soccorsi, con la mancanza cronica di personale per ambulatori e poliambulatori, nonché le enormi necessità della sanità privata, sia quella accreditata che quella pura.

L’impegno di Amsi, con i professionisti, anche di origine straniera, che abbiamo portato in dote alle Regioni, ci hanno permesso, da gennaio del 2023, di evitare la chiusura di oltre duemila tra reparti e servizi, anche grazie al Decreto Cura Italia, che speriamo venga procrastinato oltre la sua scadenza di fine dicembre 2025.

Siamo al fianco della Fnomceo, dice ancora Aodi, nel chiedere un cambiamento radicale del nostro Sistema Sanitario, con un Pil che deve tornare al di sopra del 7%, per poi gradualmente arrivare all’8%.

E poi ci sono i grandi temi da affrontare, tutti insieme, oltre agli investimenti economici. Sanare la piaga dei turni massacranti con una organizzazione degna di tal nome, “rinforzare” gli organici ridotti all’osso con assunzioni mirate, stabilizzare i contratti dei precari, abbattere i tetti di spesa come ha proposto il Ministro Schillaci nell’ambito del piano liste di attesa, nonché arginare le fughe all’estero e le dimissioni volontarie, combattere la medicina difensiva e ancora tutelare i professionisti dalle aggressioni, in primis le donne, le vittime sacrificali delle violenze.

Senza dimenticare che, negli ultimi anni, tra pensionamenti, esodi all’estero e costanti abbandoni della sanità pubblica per quella privata, le uscite dei professionisti dal nostro SSN, drammaticamente, non pareggiano affatto le entrate».

Così il Prof. Foad Aodi, Presidente dell’UMEM, Unione Medica Euromediterranea, esperto di salute globale, corrispondente dall’Italia per prestigiose testate straniere, Presidente di Amsi, Associazione Medici di Origini Straniera in Italia, del Movimento Internazionale Uniti per Unire, membro del Direttivo Aisi, Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti, direttore sanitario e portavoce della USEM e della Nazionale del Regno delle due Sicilie, corrispondente dall’Italia per Agenzie di Stampa, giornali e Tv di  Paesi Arabi e del Golfo, nonché docente all’Università di Tor Vergata e già 4 volte Consigliere dell’Ordine di Roma e membro registro esperti della Fnomceo, e ancora direttore sanitario del Centro Medico Iris Italia, insieme al Dr. Nadir Aodi, podologo e coordinatore Commissione Podologi Amsi e Uniti per Unire.

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