Referendum. Alla regolamentazione dei licenziamenti dovrebbe pensare il Legislatore.
Costantino: “I referendum rappresentano sempre una scelta democratica ma la disciplina dei licenziamenti necessita di un intervento normativo organico, coraggioso e lungimirante”.
“La partecipazione democratica è sempre positiva, ma bisogna chiedersi se, in una materia così complessa come i licenziamenti, il referendum rappresenti lo strumento adeguato. La scelta a cui il cittadino/lavoratore viene chiamato è, infatti, inevitabilmente condizionata dal diretto o indiretto coinvolgimento che potrebbe indurlo a valutazioni non obiettive”.
Così Giovanni Costantino commenta il referendum che si terrà il prossimo 8 e 9 giugno e che chiamerà i cittadini a pronunciarsi su diversi temi quali l’abrogazione del regime delle tutele crescenti e del limite massimo della tutela obbligatoria per i datori di lavoro di ridotte dimensioni, l’acausalità del contratto a termine e la sicurezza negli appalti.
Secondo il responsabile delle relazioni sindacali di Aris “la materia dovrebbe essere correttamente affrontata dal Legislatore, al quale spetta l’individuazione del giusto equilibrio tra flessibilità, necessaria a favorire l’occupazione, e tutele del lavoro, essenziali per la stabilità del sistema Paese, nel solco delle direttive comunitarie e con il necessario coinvolgimento delle parti sociali”.
In una prospettiva ormai globalizzata, l’Italia può infatti competere solo garantendo da un lato regole certe e snelle di ingresso e di uscita dal mercato del lavoro, e dall’altro l’abbattimento del costo del lavoro, necessario a uno stabile incremento dell’occupazione.
“Tornare al passato in materia di licenziamenti – prosegue Costantino – accentuerebbe il divario tra l’Italia e la maggior parte dei Paesi europei, che già ora prevedono tutele indennitarie più contenute e la reintegrazione di lavoratori solo per i licenziamenti discriminatori o su scelta dell’imprenditore”.
L’auspicio è, pertanto, che il referendum costituisca una cassa di risonanza mediatica per il problema “la cui risoluzione – conclude – dovrà pervenire tramite un intervento normativo sui licenziamenti che sia organico, coraggioso e lungimirante, e contempli stabili incentivi per le assunzioni, unitamente a misure di politica attiva credibili e attuabili”.
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