Perché ho scelto di fare l’infermiere e non il medico? Riflessioni su un percorso che va oltre la professione.
Oggi mi sono svegliato e mi sono chiesto, per l’ennesima volta: “Perché ho scelto di fare l’infermiere e non il medico?”.
È una domanda che mi porto dentro da tempo, una riflessione che nasce dalla mia esperienza quotidiana, dalla fatica, ma anche dalle soddisfazioni di questa professione che, purtroppo, non sempre riceve il giusto riconoscimento. Ma la verità è che, ogni volta che mi faccio questa domanda, la risposta è sempre più chiara: essere infermiere è una scelta che va ben oltre il titolo che portiamo.
Il valore dell’infermiere.
L’infermiere non è semplicemente colui che somministra le cure o esegue le prescrizioni mediche; è colui che è accanto al paziente nei momenti più difficili, che ascolta, conforta, offre una carezza o una parola di speranza. Spesso siamo noi a diventare il punto di riferimento per i pazienti e le loro famiglie, il volto rassicurante che li guida in un mondo complesso e a volte spaventoso. Se il medico è il professionista che diagnostica e prescrive, l’infermiere è colui che traduce quella diagnosi in azione, che la personalizza e la adatta alle esigenze individuali del paziente.
Perché non il medico?
La scelta di non intraprendere la carriera medica non è stata facile. Ci sono stati momenti di dubbio, di confronto con colleghi che hanno intrapreso quella strada e che oggi sono medici. Ma nel profondo, ho capito che l’infermiere ha un ruolo unico, che va ben oltre l’atto tecnico. Noi siamo la linfa vitale dell’assistenza sanitaria. Ogni giorno, mentre il medico si occupa di diagnosi e cure, siamo noi a “vivere” la quotidianità del paziente, a capire le sue paure, le sue esigenze emotive e fisiche. In un certo senso, siamo spesso i medici della relazione, quelli che curano anche l’anima.
La soddisfazione di essere infermiere.
Quando vedo un paziente guarire o migliorare grazie al mio intervento, sento di aver fatto la differenza. Non serve un camice bianco o un titolo accademico per sapere che il mio lavoro è fondamentale. E se a volte il nostro ruolo viene messo in ombra da chi ha un titolo “più grande”, è proprio in quei momenti che il valore della nostra professione emerge ancora più forte. Nonostante le difficoltà, nonostante il sovraccarico di lavoro e le mancanze che spesso viviamo, essere infermiere mi dà una soddisfazione che va al di là di qualsiasi riconoscimento.
Una scelta che nasce dal cuore.
In fondo, la scelta di essere infermiere è una scelta che nasce dal cuore. Non c’è una professione migliore o peggiore, solo strade diverse per arrivare allo stesso obiettivo: la cura e il benessere dei pazienti. Ognuno di noi, medico o infermiere, svolge un ruolo insostituibile in un sistema che funziona solo quando tutte le tessere vanno al loro posto. La domanda che mi faccio ogni mattina, alla fine, trova una risposta: sono felice della strada che ho scelto, perché quella dell’infermiere è una carriera che, nonostante tutto, sa dare tanto.
Andrea, Infermiere
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