Perché gli OSS non amano troppo la tecnologia e preferiscono la pratica assistenziale?
“No, non siamo antichi. Ma preferiamo le mani agli smartphone” – Perché gli OSS guardano con sospetto alla tecnologia.
C’è una scena che si ripete in ogni ospedale, RSA o assistenza domiciliare: un Operatore Socio-Sanitario bloccato davanti a un tablet con la faccia stravolta, mentre un paziente in attesa lo chiama per la terza volta. “Un attimo, devo registrare!” ringhia lui, frustrato. Poi alla fine sputa il rospo: “Ma chi ha inventato ‘sto aggeggio? Prima in due minuti facevo tutto, ora ci metto mezz’ora!”.
Ecco, se volete capire perché molti OSS hanno un rapporto complicato con la tecnologia, partite da qui. Non è pigrizia, non è resistenza al cambiamento. È che spesso, tra un’app che si blocca e una procedura digitale farraginosa, rischiano di perdere di vista l’unica cosa che conta davvero: la persona che hanno davanti.
“Prima il paziente, poi il computer”
Lo dice chiaro Paolo, OSS in un hospice da 15 anni: “Io mica sono contro i progressi. Se domani inventano un macchinario che cambia i pannolini da solo, lo accendo subito. Ma se per ogni cosa devo perdere 10 minuti a smanettare su un software, allora no. Perché nel frattempo, il signor Mario si è sporcato, la signora Rosa ha fame, e il vecchio Giovanni si sente abbandonato.”
È il paradosso della sanità iper-digitalizzata: più dispositivi ci sono, più aumenta il rischio che l’assistente diventi un impiegato. “Ci hanno dato un tablet per segnare le medicazioni – racconta Francesca – peccato che se lo lasci incustodito un attimo, te lo rubano. E poi, quando hai le mani sporche di crema o sangue, come fai a toccare uno schermo? Prima scrivevo su un foglio e via, ora devo pure disinfettarmi ogni due secondi.”
“Ma almeno il sollevatore elettrico quello sì che è utile!”
Non pensate però che gli OSS siano tecnofobi nostalgici. Anzi, quando uno strumento serve davvero, lo adottano subito.
- I sollevatori elettrici? “Salvavita, letteralmente. Meno mal di schiena per noi, più dignità per i pazienti.”
- Le app per organizzare i turni? “Finalmente non dobbiamo più decifrare i fogli scritti a matita dall’infermiera di notte!”
- I braccialetti elettronici per i pazienti a rischio caduta? “Meglio allarmi che correre in corridoio perché nonna è scivolata.”
Il problema nasce quando la tecnologia complica invece di semplificare. Come quel sistema di cartelle cliniche digitali che richiede 12 passaggi per registrare un’igiene personale. “Una follia – sbotta Luca – prima bastava una crocetta sul quaderno, ora devi compilare 5 campi, aspettare che carichi, e se il Wi-Fi va male… pazienza, lo rifai domani.”
“La carezza non ha un tasto ‘Invio’”.
Ma c’è un altro motivo, più profondo. Il cuore di questo lavoro è il contatto umano, qualcosa che nessuna macchina potrà mai replicare.
“Hai presente quando un malato di Alzheimer è agitato e gli prendi la mano? – chiede Elena – Lui si calma perché sente il calore, la presenza. Prova a farlo con un robot. O quando un paziente sta morendo e gli sistemi il cuscino, gli bagni le labbra, gli parli piano… secondo te un tablet può fare lo stesso?”
E qui casca l’asino. La tecnologia dovrebbe aiutare gli OSS a dedicare PIÙ tempo alle persone, non meno. Invece, troppe volte li trasforma in segretari costretti a guardare uno schermo invece che il volto di chi hanno di fronte.
“Ascoltateci, prima di inventare l’ennesima app”.
Allora, qual è la soluzione? Chiedere agli OSS cosa gli serve davvero, invece di imporre strumenti pensati da chi il paziente lo vede solo in PowerPoint.
- Serve tecnologia semplice, che non richieda un master per essere usata.
- Che funzioni OFFLINE, perché negli ospedali il Wi-Fi è un miraggio.
- Che non aggiunga burocrazia, ma anzi, la riduca.
“Noi non vogliamo tornare alla pietra – ride Marco – ma nemmeno diventare degli cyborg. Basterebbe che chi progetta questi aggeggi passasse una settimana con noi. Scoprirebbero che a volte, la migliore tecnologia è un buon paio di mani.”
Morale della favola?
Gli OSS non odiano la tecnologia. Odiano la tecnologia stupida. Quella che invece di aiutarli, gli mette i bastoni tra le ruote. Perché il loro lavoro già è duro: tra turni estenuanti, stipendi bassi e pazienti sempre più bisognosi, l’ultima cosa di cui hanno bisogno è un tablet che gli fa perdere tempo.
E allora, cari manager della digitalizzazione, ecco il consiglio di chi sta in trincea: prima di lanciare l’ultimo gadget futuristico, chiedetevi se davvero renderà la vita migliore a chi cura… o solo più complicata.
“Perché alla fine, un sorriso non ha bisogno di batteria. E un abbraccio non crasha mai.”
Seguici anche su:
- CANALE TELEGRAM PRINCIPALE: LINK
- Gruppo Telegram: Concorsi in Sanità – LINK
- Gruppo Telegram: AssoCareNews.it – LINK
- Gruppo Telegram: Infermieri – LINK
- Gruppo Telegram: Operatori Socio Sanitari (OSS) – LINK
- Gruppo Facebook: Concorsi in Sanittà – LINK
- Pagina Facebook: AssoCareNews.it – LINK
- Gruppo Facebook: AssoCareNews.it – LINK
- Gruppo Facebook: Operatori Socio Sanitari – LINK
- Gruppo Telegram: ECM Sanità – LINK
- Gruppo Facebook: ECM Sanità – LINK
Per contatti:
- E-mail: redazione@assocarenews.it
Partner di AssoCareNews.it:
- Avvisi e Concorsi OSS: LINK
- Canale telegram: LINK
- Ricerca lavoro OSS: LINK
- Coordinamento nazionale Oss: LINK
- OSS News: LINK
- Mobilità e cambi compensativi OSS: LINK
Share this content: