OSS colpevole di niente.
Ti racconto una storia che sembra uscita da un romanzo, ma è successa davvero.
Martina, un’OSS giovane e volenterosa, entra in servizio quella mattina come sempre. Non è neanche passata mezz’ora che sente un tonfo sordo dalla sala ricreazione. Corre subito e trova la signora Rosina, una paziente anziana con la demenza, a terra, mezzo svenuta. “Mamma mia!” pensa, e fa tutto quello che deve fare: chiama gli infermieri, allerta il 118, sta accanto alla signora finché non arriva l’ambulanza.
Tutto a posto, no? Macché.
Un mese dopo, mentre è a casa tra un turno e l’altro, le arriva una lettera. Sospensione cautelare. Motivo? “Mancata vigilanza e negligenza.”
“Ma io l’ho trovata già a terra!” urla al telefono con la sua collega. “E poi, perché aspettare un mese per dirmelo?”
Il direttore della RSA è convinto che sia colpa sua. “Nessuno era in sala, tu eri l’unica OSS presente, quindi la responsabilità è tua.” Punto.
Martina è distrutta. Le viene da piangere. Non solo rischia il lavoro, ma la sua reputazione è a pezzi. Eppure, sa di non aver fatto niente di male.
Ma ecco che arriva Luca, l’infermiere notturno.
Lui quella mattina aveva visto tutto. Aveva notato che la signora Rosina era stranamente assonnata già prima di cadere. E soprattutto, aveva controllato il registro dei farmaci. Scopre che un’infermiera – che manco era in servizio a quell’ora – aveva firmato per la somministrazione di gocce sedative alla povera Rosina. “Ma che cavolo…”
Allora Luca, che è uno di quelli che non sopporta le ingiustizie, scrive una mail al direttore. “Martina è innocente. Se volete il colpevole, guardate chi ha sbagliato con i farmaci. E poi, diciamocelo: perché non c’è mai nessuno a controllare la sala comune?”
Finale?
Dopo qualche giorno di tensione, la sospensione di Martina viene revocata. Lei, tra le lacrime, ringrazia Luca. “Grazie, non so come ripagarti.”
Lui le sorride. “Non serve. Però la prossima volta, facciamo attenzione. Questo posto è pieno di trappole.”
E la RSA? Beh, il problema di fondo resta: troppo lavoro, troppo poco personale, troppi errori che ricadono sempre sugli ultimi.
Morale della favola?
A volte, la verità viene fuori. Ma se non ci fosse stato Luca, Martina sarebbe finita nel tritacarne. E la cosa più triste è che la signora Rosina, quella mattina, era semplicemente sola.
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