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OSS aggredito in ospedale: “Ha cercato di strangolarmi, ho temuto di morire”.

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L’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia è stato teatro di un nuovo caso di violenza contro il personale sanitario. Un operatore socio sanitario (OSS) è stato aggredito da un paziente in stato di alterazione alcolica, che ha cercato di strangolarlo.

L’episodio, avvenuto nella notte tra domenica e lunedì, è solo l’ultimo di una lunga serie di attacchi che mettono in evidenza la necessità di una maggiore sicurezza nelle strutture sanitarie. L’OSS ha raccontato i momenti drammatici dell’aggressione e ha lanciato un appello per maggiori tutele.

L’aggressione al pronto soccorso.

L’episodio è avvenuto nell’area di media intensità del pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. Il paziente, un 27enne portato in ospedale dalla polizia perché in evidente stato di alterazione alcolica, ha iniziato a comportarsi in modo aggressivo fin dal primo momento. L’OSS quarantenne, che era in servizio quella notte, è stato chiamato a seguire il paziente durante i prelievi e la raccolta delle urine.

L’aggressione è avvenuta mentre l’operatore accompagnava il paziente in bagno per la terza volta, dopo che questi aveva già tentato di ostacolare le procedure. “Mi ha afferrato il collo e ha iniziato a stringere, gridando ‘Muori, muori’. Ho temuto davvero per la mia vita”, racconta l’OSS. In quegli attimi drammatici, l’operatore è riuscito a liberarsi e a fuggire, ma il paziente lo ha seguito, continuando a tentare di strangolarlo. Solo l’intervento dei colleghi ha evitato il peggio.

Il racconto dell’OSS: “Ho pensato a mia moglie e a mio figlio”.

Nel corso dell’intervista, l’operatore socio sanitario ha descritto quei momenti terribili in cui ha creduto che non sarebbe sopravvissuto all’aggressione. “Pensavo a mia moglie e a mio figlio. Mi sono passati per la mente mentre lottavo per liberarmi. È stata una situazione che mi ha fatto davvero temere di non poter tornare a casa”, ha detto l’OSS, ancora scosso dall’accaduto.

Nonostante l’esperienza in arti marziali, l’operatore ha spiegato quanto sia difficile difendersi da una stretta al collo. “Ho dovuto lasciarmi cadere a terra per cercare di sfuggire alla presa, ma il paziente mi è subito saltato addosso di nuovo”, ha aggiunto. Alla fine, i colleghi sono intervenuti in tempo per allontanare l’aggressore e mettere in salvo l’OSS.

L’appello per maggiore sicurezza negli ospedali.

L’aggressione subita dall’OSS è solo uno dei tanti episodi di violenza contro il personale sanitario che si verificano in Italia. “Purtroppo, questi episodi stanno diventando la quotidianità”, ha dichiarato l’operatore. “Siamo spesso vittime di schiaffi, sputi, insulti, e a volte, come in questo caso, di veri e propri tentativi di aggressione fisica.”

Tra le misure che l’OSS propone per migliorare la sicurezza nelle strutture sanitarie c’è l’istituzione di un posto di polizia attivo 24 ore su 24. “La presenza delle forze dell’ordine è un grande deterrente. Quando vedono una divisa, molti aggressori si calmano. Se siamo soli, però, la situazione diventa molto più pericolosa”, ha spiegato. Inoltre, l’operatore sottolinea la necessità di aumentare il personale sanitario per ridurre i tempi di attesa e migliorare la gestione dei pazienti, spesso esasperati dall’attesa.

La chiusura dei pronto soccorso periferici aggrava la situazione.

Un altro problema rilevante, secondo l’OSS, è la chiusura di molti pronto soccorso periferici, che ha portato un sovraccarico nelle strutture centrali. “Il nostro lavoro è aumentato in maniera esponenziale. A volte non abbiamo nemmeno il tempo di bere un bicchiere d’acqua, perché c’è sempre qualche emergenza da gestire”, racconta.

L’operatore denuncia anche la distanza del Centro di Assistenza Urgenze (CAU) dal pronto soccorso, che complica ulteriormente la gestione dei pazienti in condizioni critiche. “Queste situazioni creano stress non solo per noi, ma anche per i pazienti, che diventano più irascibili e difficili da gestire”, conclude.

Un triste esempio di violenza e di mancate tutele per gli operatori della salute.

L’aggressione subita dall’OSS al Santa Maria Nuova di Reggio Emilia è un triste esempio di come la violenza nelle strutture sanitarie stia diventando un problema sempre più diffuso. È necessario un intervento urgente per garantire la sicurezza di chi lavora in prima linea, e l’istituzione di un posto di polizia h24 potrebbe rappresentare un primo passo. Ma oltre alla sicurezza, è fondamentale affrontare la carenza di personale e le difficoltà legate alla chiusura dei pronto soccorso periferici, per migliorare la qualità del servizio e proteggere i lavoratori.

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