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Ospedale di Padova, Zanella (AVS): “OSS strumentisti? No, troppo pericoloso”.

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L’interrogazione della deputata Luana Zanella sulla proposta dell’Ospedale di Padova di formare Operatori Socio-Sanitari (OSS) come strumentisti in sala operatoria solleva questioni importanti riguardo alla sicurezza dei pazienti, al benessere dei lavoratori e alla qualità dell’assistenza sanitaria. Analizziamo i punti chiave della questione e le implicazioni di questa iniziativa.

Cosa prevede il progetto dell’Ospedale di Padova?

L’ospedale ha avviato un corso interno di 200 ore per formare OSS volontari come strumentisti in sala operatoria. L’obiettivo è far collaborare queste figure con il personale infermieristico, presumibilmente per far fronte alla carenza di infermieri specializzati in questo ambito.

Perché questa proposta solleva preoccupazioni?

1. Responsabilità e Competenze

  • Gli infermieri strumentisti sono figure altamente specializzate, formate attraverso percorsi universitari e master specifici. Hanno competenze tecniche, cliniche e gestionali che permettono loro di operare in un contesto ad alto rischio come la sala operatoria.
  • Gli OSS, invece, sono figure con una formazione di base più limitata, orientata principalmente all’assistenza socio-sanitaria e non a compiti tecnici o clinici complessi.

2. Formazione inadeguata:

  • Un corso di 200 ore non è sufficiente per preparare gli OSS a svolgere compiti delicati e ad alto rischio come quelli richiesti in sala operatoria.
  • La discrepanza tra la formazione degli OSS e quella degli infermieri strumentisti è enorme, e ciò potrebbe aumentare il rischio di errori durante gli interventi chirurgici.

3. Sicurezza dei Pazienti:

  • La sala operatoria è un ambiente critico, dove ogni azione deve essere eseguita con precisione e competenza. L’introduzione di personale non adeguatamente formato potrebbe mettere a rischio la sicurezza dei pazienti, esponendoli a complicazioni evitabili.

4. Benessere degli OSS:

  • Affidare agli OSS compiti per i quali non sono preparati potrebbe causare stress e ansia, compromettendo il loro benessere psicofisico.
  • Inoltre, non è previsto alcun riconoscimento economico o giuridico per queste nuove responsabilità, il che potrebbe generare frustrazione e demotivazione.

5. Rischio di svalutazione del ruolo Infermieristico:

  • Utilizzare gli OSS per tamponare la carenza di infermieri potrebbe svalutare il ruolo degli infermieri specializzati, che hanno investito anni di studio e formazione per acquisire competenze specifiche.

Quali sono le alternative?

Invece di affidare compiti complessi a figure non specializzate, sarebbe più opportuno:

  1. Investire nella Formazione degli Infermieri: potenziare i corsi di specializzazione per infermieri strumentisti e incentivare l’ingresso di nuovi professionisti nel settore.
  2. Migliorare le Condizioni Lavorative: offrire stipendi più competitivi e migliori condizioni contrattuali per attrarre e trattenere infermieri specializzati.
  3. Ridistribuire le Risorse: ottimizzare l’organizzazione del lavoro in sala operatoria, riducendo gli sprechi e migliorando l’efficienza.
  4. Promuovere Collaborazioni Multidisciplinari: coinvolgere altre figure professionali (es. tecnici di radiologia, anestesisti) per supportare il lavoro degli infermieri strumentisti senza sovraccaricarli.

Considerazioni finali.

L’iniziativa dell’Ospedale di Padova sembra essere una risposta tampone a un problema strutturale, ovvero la carenza di personale infermieristico specializzato. Tuttavia, affidare compiti delicati a figure non adeguatamente formate rischia di compromettere la qualità dell’assistenza e la sicurezza dei pazienti, oltre a creare ulteriori tensioni tra il personale sanitario.

La soluzione non può essere quella di “improvisare” ruoli e responsabilità, ma di investire in modo strutturale nella formazione, nel reclutamento e nel mantenimento di professionisti qualificati. Come sottolineato da Luana Zanella, è necessario ripensare questa iniziativa e trovare soluzioni più sostenibili e sicure per tutti.

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