Operatori socio-sanitari strumentisti in sala operatoria: le perplessità di Migep e SHC OSS.
Un progetto avviato da un ospedale di Padova, che prevede la formazione degli operatori socio-sanitari (OSS) come strumentisti in sala operatoria, ha sollevato numerosi interrogativi. La Federazione Migep, gli Stati Generali OSS e SHC OSS hanno espresso le loro preoccupazioni in una lettera indirizzata al Ministro della Salute, all’assessore regionale della Sanità del Veneto, al Consiglio Regionale del Veneto, alla V Commissione, alle forze politiche e alla presidente della FNOPI.
La formazione degli OSS strumentisti: i punti critici.
Il progetto prevede un corso interno di sole 200 ore, rivolto esclusivamente a volontari OSS, con l’obiettivo di formare operatori capaci di collaborare con l’infermiere in sala operatoria. Tuttavia, questa iniziativa pone una serie di questioni:
- Responsabilità rilevanti: Gli OSS sarebbero incaricati di preparare, gestire e verificare dispositivi e materiali necessari per gli interventi chirurgici, compiti che richiedono una formazione avanzata e una conoscenza approfondita delle procedure sanitarie.
- Lacune formative: Un percorso di 200 ore non è sufficiente a garantire il livello di competenza necessario per affrontare le complessità della sala operatoria.
- Sicurezza dei pazienti: La discrepanza formativa rispetto agli infermieri, che seguono percorsi universitari e master specialistici, potrebbe aumentare il rischio di errori con conseguenze gravi per la sicurezza.
Le implicazioni normative e contrattuali.
La lettera sottolinea che non esiste una normativa chiara che definisca il profilo giuridico ed economico dell’OSS in relazione a queste nuove competenze. La legge Gelli-Bianco (24/2017) non include gli OSS tra i professionisti sanitari obbligati a stipulare una polizza assicurativa per responsabilità civile e penale. Inoltre, il DM 232 del 15 dicembre 2023 classifica gli OSS come “operatori di interesse sanitario” di natura tecnica, escludendoli dalla possibilità di assumere responsabilità di livello infermieristico.
Secondo la normativa vigente (legge n. 43/2006), l’OSS è una figura tecnica con compiti di assistenza di base, e l’attribuzione di competenze da strumentista rappresenterebbe una violazione dei limiti contrattuali e professionali.
Una professione in evoluzione, ma senza riconoscimenti.
Il documento evidenzia come l’OSS sia una figura già sottoposta a pressioni per assumere responsabilità superiori, senza però ricevere un adeguato riconoscimento giuridico o economico. La carenza di infermieri non può essere affrontata trasformando gli OSS in una soluzione universale. Il rischio è di svilire ulteriormente una professione già poco valorizzata, caricandola di responsabilità che richiederebbero un percorso formativo più strutturato e completo.
Le richieste della Federazione Migep e delle altre organizzazioni.
La lettera si conclude con una serie di richieste:
- Sospensione immediata del progetto: La formazione degli OSS come strumentisti deve essere interrotta fino a una valutazione approfondita.
- Dialogo tra le parti: Coinvolgere tutte le parti interessate – incluse le federazioni OSS – per identificare soluzioni sostenibili.
- Intervento della FNOPI: Chiarire la posizione della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche riguardo all’introduzione dell’ipotetica figura dell’“OSS strumentista”.
- Riforma normativa: Adeguare la legislazione per definire chiaramente i limiti e le competenze della figura dell’OSS, evitando conflitti con le normative vigenti.
La creazione della figura dell’OSS strumentista solleva interrogativi etici, normativi e di sicurezza. La soluzione alla carenza di personale sanitario non può passare attraverso l’attribuzione di competenze non supportate da una formazione adeguata e da un riconoscimento professionale. Resta da vedere come le istituzioni e le forze politiche risponderanno a queste preoccupazioni, garantendo la sicurezza dei pazienti e il rispetto delle professionalità coinvolte.
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