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Ombre di vita. L’Ostetrica e quella carezza del bimbo mai nato.

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Chiara Rossi (nome di fantasia) era un’ostetrica al Policlinico Gemelli di Roma, una professionista appassionata e dedicata. Ogni giorno, entrava nel suo turno con la determinazione di portare vita nel mondo, ma un’ombra oscura si era impossessata della sua mente: la morte di un bambino durante il parto, un evento drammatico che l’aveva segnata profondamente e che continuava a perseguitarla.Ogni volta che sentiva il pianto di un neonato, la sua mente tornava al giorno in cui non era riuscita a salvare il piccolo. La storia del bambino si intrecciava con la sua vita, e il suo volto, anche se mai visto, era diventato un’immagine costante nelle sue visioni.

Chiara non riusciva a liberarsi di quel dolore e di quel senso di colpa; si sentiva come se il bambino fosse sempre lì, a osservarla.Una notte, mentre si preparava per un cesareo d’urgenza, la sala operatoria era avvolta da un silenzio inquietante. Mentre disponeva i ferri, una mano invisibile le toccò il braccio. Si voltò di scatto, ma non c’era nessuno. Il cuore le balzò nel petto; l’aria sembrava farsi più pesante.

Chiara si chiese se fosse stata colpita da un’illuzione, ma la sensazione di essere osservata non la lasciava.Nei giorni successivi, Chiara iniziò a vedere il bambino in modi sempre più inquietanti. Un giorno, mentre guardava un neonato in incubatrice, le sembrò di scorgere il viso del bambino morto. In un altro momento, il suo riflesso nella finestra mostrava un’ombra che la seguiva.

Ogni apparizione la spingeva a rievocare momenti del suo passato: la gioia della nascita, la tristezza della perdita, e il peso della responsabilità che portava sulle spalle.

Disturbata da queste esperienze, Chiara cominciò a ricercare la storia del bambino. Scoprì che i genitori erano una giovane coppia, Marco e Laura, che avevano atteso con ansia la nascita del loro primo figlio.

La loro gioia si era trasformata in dolore e disperazione, e Chiara si sentì sempre più coinvolta nella loro storia. Decise di contattarli, sperando di trovare un modo per riconciliarsi con il suo passato.Quando incontrò Marco e Laura, i loro volti esprimevano un dolore che Chiara conosceva bene.

La conversazione si fece profonda, e Chiara si rese conto che anche loro vivevano con un senso di colpa e di impotenza. Le parole di Laura, che parlava del suo bambino come di un angelo, toccarono il cuore di Chiara. In quel momento, comprese che il bambino non era solo una fonte di dolore, ma anche un simbolo di amore e speranza.La notte successiva, mentre si preparava per un altro turno, Chiara si sentì nuovamente toccata, ma questa volta non fu spaventata. Chiuse gli occhi e respirò profondamente, cercando di connettersi con il piccolo. “Ti ricorderò sempre,” sussurrò, sentendo una pace avvolgerla.

Quando si trovò in sala operatoria per un’emergenza, il suo cuore batteva forte. Mentre lavorava freneticamente per salvare un altro bambino, la presenza che l’aveva tormentata si fece sentire di nuovo. Ma questa volta, anziché temerla, Chiara la accolse.

“Sei qui per aiutarmi,” pensò. Con rinnovata determinazione, riuscì a salvare il neonato e, in quel momento, comprese che il suo dolore non era vano; era parte di qualcosa di più grande.Chiara iniziò a raccontare la storia del bambino ai suoi colleghi, trasformando il suo dolore in un insegnamento per tutti. Ogni vita, anche quelle che non hanno avuto l’opportunità di fiorire, meritano di essere ricordate.

Col tempo, la presenza che l’aveva seguita si affievolì, ma Chiara sapeva che non era scomparsa del tutto. Portava con sé la memoria di ogni vita, una luce che brillava nel suo cuore. La sua esperienza come ostetrica divenne una missione: dare voce ai non nati e celebrare ogni nascita, perché ogni piccola vita racconta una storia, e ogni storia merita di essere ascoltata.

Chiara continuò a lavorare al Policlinico Gemelli, affrontando le sfide e le gioie della professione. L’ombra del bambino non la perseguitava più; piuttosto, era diventata un faro che illuminava il suo cammino. Con ogni nuovo neonato che accoglieva, sapeva di portare avanti una storia di amore e di speranza, trasformando il dolore in una nuova vita.

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  • AngeloRikyDelVecchio-1-copia Ombre di vita. L'Ostetrica e quella carezza del bimbo mai nato.

    Angelo Riky Del Vecchio è autore di oltre 20.000 articoli scritti in oltre 30 anni di carriera giornalistica. E' Infermiere Magistrale, Scrittore, Giornalista e Formatore. Ha diretto e fondato il quotidiano sanitario Nurse24.it e oggi dirige il quotidiano AssoCareNews.it. Ha la passione per la scrittura, la lettura e la formazione.

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Angelo Riky Del Vecchio è autore di oltre 20.000 articoli scritti in oltre 30 anni di carriera giornalistica. E' Infermiere Magistrale, Scrittore, Giornalista e Formatore. Ha diretto e fondato il quotidiano sanitario Nurse24.it e oggi dirige il quotidiano AssoCareNews.it. Ha la passione per la scrittura, la lettura e la formazione.

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