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Nursind e Nursing Up in guerra. I sindacati infermieristici in disaccordo sul Contratto del Comparto Sanità. Chi ha ragione tra i due?

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Nursind e Nursing Up: guerra aperta tra i Sindacati Infermieristici sul Contratto del Comparto Sanità. In fibrillazione anche Ostetriche, Fisioterapisti, OSS, Amministrativi e Tecnici del SSN.

Il mancato accordo sul rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale del Comparto Sanità ha fatto emergere una spaccatura profonda tra i principali sindacati infermieristici italiani: Nursind e Nursing Up. Le due sigle si trovano oggi su fronti opposti, con visioni inconciliabili su come affrontare le criticità che affliggono il sistema sanitario e su quale sia la strada migliore per tutelare la categoria.

Da un lato, Nursind ha appoggiato il contratto proposto, firmando un accordo insieme a CISL e FIALS. Dall’altro, Nursing Up, supportato da UIL e CGIL, ha bocciato l’intesa, sostenendo che non sia all’altezza delle aspettative degli infermieri italiani, specie alla luce delle difficoltà economiche e professionali che caratterizzano il settore. Ma chi ha ragione?

I punti di disaccordo.

Alla base dello scontro tra Nursind e Nursing Up ci sono divergenze significative su aspetti economici e normativi.

  1. Aumenti salariali:
    • La posizione di Nursind: l’accordo siglato prevede aumenti tra 130 e 170 euro lordi, che rappresentano comunque un passo avanti per i lavoratori della sanità.
    • La critica di Nursing Up: in realtà, gli aumenti netti si riducono a circa 50 euro al mese per molti infermieri, una cifra giudicata offensiva considerando l’inflazione del 17% registrata nel triennio 2022-2024.
  2. Arretrati:
    • Nursind: gli arretrati previsti per il 2024, pari a circa 600 euro, sono considerati un risultato accettabile.
    • Nursing Up: assenza di arretrati per il 2022 e 2023 e cifre irrisorie per il 2024: una mancanza di rispetto per chi ha lavorato in condizioni critiche durante e dopo la pandemia.
  3. Indennità e valorizzazione del lavoro:
    • Nursind: ritiene che l’accordo abbia posto le basi per miglioramenti futuri nelle indennità di turno, notturno e festivo.
    • Nursing Up: sostiene che gli aumenti proposti per le indennità siano “umilianti” e non rappresentino un reale incentivo per chi opera in prima linea.

Il contesto: tra eroismo e disillusione.

La pandemia ha portato gli infermieri italiani sotto i riflettori, con una retorica che li ha celebrati come “eroi”. Tuttavia, a distanza di pochi anni, il riconoscimento economico e professionale sembra non essere mai arrivato. Questa discrepanza tra le aspettative e la realtà alimenta il malcontento, creando divisioni tra i sindacati e la base stessa degli infermieri.

Chi ha ragione tra Nursind e Nursing Up?

Stabilire chi abbia ragione non è semplice, poiché entrambe le posizioni partono da premesse valide:

  • Nursind appare più pragmatico, preferendo firmare un contratto imperfetto ma comunque migliorativo rispetto all’attuale situazione. La loro strategia punta probabilmente a evitare un rinvio che potrebbe aggravare le difficoltà dei lavoratori nel breve periodo.
  • Nursing Up, invece, adotta una linea più combattiva, rifiutando un contratto che considera inadeguato e chiedendo maggiori risorse per garantire aumenti significativi e condizioni di lavoro dignitose.

Entrambe le posizioni riflettono un interesse comune: il miglioramento delle condizioni degli infermieri italiani. La differenza sta nell’approccio.

Cosa aspettarsi ora?

Con il mancato accordo, i prossimi mesi saranno decisivi. Da una parte, il fronte del sì potrebbe lavorare per ottenere il consenso degli infermieri su un contratto ritenuto comunque utile. Dall’altra, il fronte del no potrebbe mobilitarsi con scioperi e manifestazioni per ottenere più risorse e una vera valorizzazione della professione.

La risposta definitiva, probabilmente, arriverà solo quando le risorse stanziate per il rinnovo del contratto saranno riviste. Fino ad allora, resta la necessità di un’azione unitaria per evitare che le divisioni sindacali finiscano per danneggiare ulteriormente la categoria.

Chi ha ragione tra pragmatismo e lotta continua?

Che si scelga il pragmatismo o la lotta, una cosa è certa: gli infermieri italiani meritano di più. La pandemia ha dimostrato l’importanza del loro lavoro per la salute pubblica, e il contratto nazionale dovrebbe rispecchiare questo valore. La speranza è che i sindacati, pur con approcci diversi, trovino un punto di convergenza per dare risposte concrete a una categoria sempre più sotto pressione.

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