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Nurse24 | Vestirsi per lavorare? È lavoro a tutti gli effetti! Nursing Up vince 4 sentenze storiche

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“Non è una semplice vittoria, è un terremoto”. Antonio De Palma, presidente del Nursing Up, non usa mezzi termini. Quattro sentenze del Tribunale del Lavoro di Ivrea hanno stabilito una cosa che molti davano per scontata, ma che in realtà era sistematicamente ignorata: il tempo che gli infermieri impiegano per indossare e togliere i DPI (guanti, camici, mascherine, tute) è tempo di lavoro. E come tale, va retribuito.

Cosa è successo?

Alcuni infermieri dell’ASL TO4, sostenuti dal Nursing Up, hanno fatto causa per ottenere il riconoscimento di quelle decine di minuti al giorno passati a:

  • Vestirsi prima del turno (mascherine, camici, cuffie, calzari)
  • Svestirsi in sicurezza (senza contaminarsi)
  • Ri-organizzarsi tra un reparto e l’altro

E il tribunale ha dato loro ragione: l’ASL dovrà pagare le differenze salariali, gli interessi e le spese legali.

Perché è una svolta epocale?

Perché finora, in molti ospedali:
✔️ Quei minuti non venivano conteggiati (“Tanto ci metti due secondi”)
✔️ Nessuno li retribuiva (“È normale prepararsi”)
✔️ Si sottraeva tempo alla vita privata (arrivare prima, uscire dopo senza compenso)

Ora, invece, è stato stabilito per legge: se ti vesti per lavorare, stai già lavorando.

“Abbiamo chiesto, aspettato… Ora basta”

De Palma non nasconde la soddisfazione, ma anche la determinazione:
“Dove non c’è ascolto, ci sarà la giustizia. Queste sentenze sono solo l’inizio. Ogni tribunale d’Italia può diventare il campo della nostra battaglia.”

E lancia un messaggio chiaro, soprattutto in vista delle elezioni RSU:
“Chi difende davvero gli infermieri? Noi trasformiamo le parole in fatti. E i diritti in sentenze.”

Cosa cambia ora?

  1. Altri infermieri potranno fare causa (il precedente è stato creato)
  2. Le aziende sanitarie dovranno adeguarsi o rischiare contenziosi
  3. Si apre un dibattito nazionale su tutti i “tempi morti” non pagati (es. riunioni, spostamenti tra reparti)

“Ma davvero dovevamo arrivare in tribunale?”

La domanda sorge spontanea. Perché una cosa così logica – se mi vesto per lavorare, è perché sto lavorando – ha dovuto aspettare una sentenza per essere riconosciuta?

La risposta, purtroppo, è sempre la stessa: perché in sanità, troppo spesso, i diritti si conquistano solo dopo una battaglia.

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