Negli Anni ’90 il Governo aumentò del 25% gli stipendi degli Infermieri. Oggi la politica può bissare.
Negli anni ’90, il Ministro della Sanità Francesco De Lorenzo si trovò ad affrontare una crisi nel settore infermieristico definita “vocazionale” a causa della carenza di personale, in parte legata agli stipendi bassi e alle condizioni di lavoro difficili.
Per risolvere questa situazione, De Lorenzo adottò una misura straordinaria: aumentò gli stipendi degli infermieri del 25% netto, pari a un incremento di circa 400 euro attuali.
Questa decisione, presa bypassando le trattative sindacali e nonostante le tensioni con il Ministro dell’Economia, contribuì significativamente a risolvere la crisi.
La professione infermieristica, con le sue specificità, rimane distinta da altre professioni sanitarie. Provvedimenti come l’eliminazione del vincolo di esclusività o l’estensione dell’età lavorativa a 70 anni non affrontano il problema principale: l’eccessivo carico di lavoro che già compromette la qualità della vita degli infermieri, riducendo l’attrattiva della professione.
Gli Ordini professionali, a differenza delle rappresentanze sindacali che si occupano di stipendi e contratti, hanno il compito di garantire la qualità della professione infermieristica.
Il loro ruolo è di dialogare con i decisori politici per proteggere gli interessi della professione e della cittadinanza, promuovendo il progresso e l’etica del settore senza entrare nelle questioni economiche.
Il Governo Meloni e la politica moderna avranno il coraggio di imitare De Lorenzo?
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