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MIGEP e SHC. Gli Operatori Socio-Sanitari in Italia: una Professione dimenticata dalla Politica.

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Nonostante la pandemia abbia evidenziato l’importanza cruciale degli Operatori Socio-Sanitari (OSS), il loro impegno continua a essere ignorato dalla politica, che sembra non voler affrontare le loro condizioni di lavoro precarie e la retribuzione insoddisfacente. La crescente carenza di OSS nelle strutture sanitarie e assistenziali rappresenta un’emergenza che incide direttamente sulla qualità dell’assistenza ai cittadini.

Un Sistema Sanitario in sofferenza.

Le aziende ospedaliere, le RSA e i servizi sociali denunciano una grave carenza di OSS, stimata in circa 70.000 unità, mentre gli investimenti pubblici si concentrano quasi esclusivamente sugli infermieri. Per il 2025 e il 2026, il Governo ha stanziato fondi per il potenziamento delle strutture sanitarie, ma nessuna risorsa è stata destinata agli OSS.

Attualmente, gli standard assistenziali prevedono un rapporto di 0,30 OSS per posto letto, un dato obsoleto e insufficiente per garantire un’adeguata assistenza nelle 24 ore. È necessaria una revisione immediata per migliorare la qualità del servizio e il benessere dei pazienti.

Una Professione non riconosciuta.

Mentre per gli infermieri si discute di percorsi specialistici e competenze avanzate, gli OSS vengono impiegati in mansioni infermieristiche senza alcuna tutela giuridica. Inoltre, il settore assiste alla proliferazione di nuove figure professionali come l’OSS strumentista e l’assistente infermiere, create senza una formazione adeguata e spesso sfruttate senza riconoscimenti contrattuali.

La situazione sta generando un paradosso: da un lato si lamenta il demansionamento degli infermieri, dall’altro si sfruttano gli OSS per attività che dovrebbero competere ad altre figure professionali. La disparità di trattamento tra infermieri e OSS riflette una politica miope, incapace di considerare il comparto sanitario nella sua interezza.

Un urgente appello alla Politica.

Gli stipendi degli OSS variano tra i 900 e i 1.350 euro, cifre che non rispecchiano l’importanza del loro ruolo nella sanità pubblica e privata. È urgente una riforma che preveda:

  • Un contratto unico per garantire parità di condizioni tra settore pubblico e privato.
  • Maggiori tutele e riconoscimenti professionali per gli OSS.
  • Investimenti concreti per coprire la carenza di personale e migliorare la qualità assistenziale.
  • Chiarezza sulle competenze per evitare sovrapposizioni con altre figure sanitarie.

L’assistenza sanitaria italiana non può reggersi su un esercito di OSS sfruttati e dimenticati. È necessario un intervento immediato per garantire condizioni di lavoro dignitose e una sanità equa e funzionale. Il tempo delle dichiarazioni è finito: la politica deve dare risposte concrete a chi ogni giorno si prende cura delle persone più fragili.

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