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Malattie rare. Tra sfide e salute globale.

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Una sfida nascosta per il sistema sanitario e per i pazienti

Le malattie rare rappresentano una delle sfide più complesse e poco comprese nel panorama della salute pubblica globale. Nonostante colpiscano un numero relativamente ridotto di persone singolarmente, la loro incidenza collettiva è significativa: si stima che oltre 300 milioni di persone nel mondo soffrano di una malattia rara, come riferito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Le difficoltà nella diagnosi precoce, la scarsità di trattamenti specifici e l’accesso limitato a risorse specialistiche rendono la vita dei pazienti e delle loro famiglie particolarmente difficile. Questo articolo esplorerà le sfide quotidiane che i pazienti affrontano, le barriere nel trattamento e nel supporto sanitario, nonché le risposte che il sistema sanitario deve dare per migliorare la qualità della vita delle persone affette da malattie rare.

Cosa sono le malattie rare? Un quadro generale

Le malattie rare sono condizioni patologiche che colpiscono un numero di individui inferiore a 1 persona ogni 2.000. Secondo la European Organization for Rare Diseases (EURORDIS), esistono circa 7.000 malattie rare, molte delle quali sono genetiche e, in molti casi, degenerative. Seppur “rare” individualmente, collettivamente queste patologie interessano una porzione significativa della popolazione mondiale. Tra le malattie rare più comuni figurano la fibrosi cistica, la distrofia muscolare di Duchenne, la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), e le malattie da accumulo lisosomiale.

Queste malattie si caratterizzano per la difficoltà di diagnosi, spesso a causa dei sintomi non specifici e della varietà dei quadri clinici. Inoltre, molte di queste patologie sono croniche, debilitanti e potenzialmente letali. La scarsità di terapie e la difficoltà di accesso ai trattamenti rende l’assistenza complessa, e i pazienti sono spesso costretti a vivere con il dolore, la disabilità e il rischio di progressiva deteriorazione.

Le difficoltà nella diagnosi: un ostacolo critico

La diagnosi precoce delle malattie rare è uno degli ostacoli principali per i pazienti e i professionisti sanitari. In molti casi, i sintomi iniziali sono vaghi e facilmente confondibili con altre patologie più comuni. La diagnosi errata o ritardata non solo aggrava lo stato di salute del paziente, ma compromette anche le opportunità di trattamento e gestione.

Secondo uno studio condotto dalla National Organization for Rare Disorders (NORD), in media, il ritardo diagnostico per le malattie rare è di 5-7 anni. Questo è dovuto alla difficoltà di identificare correttamente una condizione rara, soprattutto nei casi in cui i medici non sono familiarizzati con i sintomi specifici. I professionisti sanitari devono essere formati per riconoscere i segnali di una malattia rara e indirizzare il paziente verso centri specialistici che possano effettuare diagnosi precise. La rete di Centri di Eccellenza per le Malattie Rare in Europa, come quelli definiti dalla European Reference Networks (ERN), gioca un ruolo cruciale nel supportare una diagnosi tempestiva.

Le sfide nel trattamento delle malattie rare

Il trattamento delle malattie rare è spesso ostacolato dalla scarsità di farmaci specifici e dalla mancanza di ricerca finanziata. Le malattie rare non sono considerate abbastanza “profittevoli” per giustificare gli alti costi di ricerca e sviluppo da parte delle case farmaceutiche, creando una carenza di terapie efficaci. Tuttavia, negli ultimi anni sono stati fatti significativi progressi nel trattamento di alcune malattie rare grazie all’introduzione della terapia genica e delle terapie cellulari.

Un esempio di successo è il trattamento per l’atrofia muscolare spinale (SMA), dove l’introduzione del farmaco Spinraza ha cambiato radicalmente il decorso della malattia in molti pazienti. La terapia genica per la SMA è stata approvata dall’FDA (Food and Drug Administration) nel 2019 ed è stata un passo fondamentale nel trattamento di questa grave malattia rara. Tuttavia, questi trattamenti innovativi sono costosi, e l’accesso è limitato, con impatti significativi sul sistema sanitario e sulle famiglie.

La terapia genica è ancora una frontiera emergente nelle malattie rare e, sebbene promettente, presenta sfide logistiche, economiche e tecniche. I farmaci orfani per malattie rare, che possono costare anche milioni di euro per paziente, pongono seri problemi di accessibilità e sostenibilità economica. L’adozione di politiche sanitarie che includano una finanziabilità equa di queste terapie è essenziale per garantire che i pazienti abbiano accesso a trattamenti vitali.

La ricerca sulle malattie rare: progressi e sfide

La ricerca scientifica è fondamentale per lo sviluppo di terapie e cure per le malattie rare. Negli ultimi anni, sono stati fatti significativi progressi grazie alla collaborazione internazionale e all’aumento degli investimenti nella medicina personalizzata. In particolare, la terapia genica ha portato a sviluppi rivoluzionari, come nel caso della distrofia muscolare di Duchenne.

L’European Commission e la FDA hanno incentivato la ricerca sulle malattie rare attraverso programmi di supporto finanziario per la creazione di trattamenti innovativi. EURORDIS promuove anche la condivisione globale dei dati clinici, che permette ai ricercatori di utilizzare informazioni provenienti da diversi Paesi per accelerare la scoperta di terapie.

Tuttavia, le difficoltà persistenti includono la limitata disponibilità di pazienti per studi clinici, che rende difficile il reclutamento per la ricerca. La rarità di queste malattie implica anche che molti studi non possano raggiungere il numero minimo di partecipanti richiesti per ottenere risultati validi dal punto di vista statistico.

Le politiche sanitarie: l’accesso alle cure e il ruolo delle istituzioni

Il sistema sanitario deve affrontare una serie di sfide per garantire che i pazienti con malattie rare abbiano un accesso equo e tempestivo alle cure. In molti Paesi, inclusa l’Italia, esistono disparità regionali nell’accesso a diagnosi e trattamenti. Non tutti i pazienti hanno accesso a Centri di eccellenza o a trattamenti innovativi approvati, a causa di limitazioni burocratiche, economiche o geografiche.

Le politiche sanitarie dovrebbero prevedere:

  1. Miglioramenti nei percorsi diagnostici: investire nella formazione continua dei professionisti sanitari per riconoscere i segnali precoci delle malattie rare e indirizzare i pazienti verso centri specialistici.
  2. Finanziamenti per la ricerca: aumentare i fondi per la ricerca sulle malattie rare e incentivare la partecipazione dell’industria farmaceutica, garantendo il supporto per lo sviluppo di farmaci orfani.
  3. Inclusività nei sistemi sanitari: garantire che i trattamenti innovativi siano accessibili a tutti, anche attraverso politiche di rimborso pubblico per i farmaci orfani, come già avviene in alcuni Paesi dell’Unione Europea.

Verso un approccio coordinato e inclusivo

Le malattie rare pongono sfide uniche per il sistema sanitario e per le famiglie dei pazienti. Nonostante le difficoltà, i progressi nella ricerca e nella medicina personalizzata offrono nuove opportunità per migliorare la vita dei pazienti. È essenziale che le istituzioni sanitarie, le organizzazioni di ricerca e i professionisti sanitari lavorino insieme per migliorare la diagnosi, l’accesso ai trattamenti e il supporto per le famiglie.

Le politiche sanitarie devono evolversi per affrontare in modo efficace la rarità di queste malattie, garantendo un accesso equo alle cure. Investire nella ricerca, nella formazione continua dei professionisti sanitari e nel miglioramento delle politiche sanitarie è fondamentale per rispondere alle esigenze dei pazienti con malattie rare e per costruire un sistema sanitario più inclusivo e giusto.

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    Alessandro Del Vecchio, infermiere con consolidata esperienza nei reparti di chirurgia, terapia intensiva e nel coordinamento, attualmente ricopre anche il ruolo di docente universitario, contribuendo alla formazione delle future generazioni di professionisti della salute. Nonostante il conseguimento di tre lauree e cinque master, continua a perseguire nuove opportunità di apprendimento e sviluppo nel campo della sanità e dell'insegnamento.

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Alessandro Del Vecchio, infermiere con consolidata esperienza nei reparti di chirurgia, terapia intensiva e nel coordinamento, attualmente ricopre anche il ruolo di docente universitario, contribuendo alla formazione delle future generazioni di professionisti della salute. Nonostante il conseguimento di tre lauree e cinque master, continua a perseguire nuove opportunità di apprendimento e sviluppo nel campo della sanità e dell'insegnamento.

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