“Madre senza cuore”, l’accusa in un post: infermiera barese sotto accusa per il suo sfogo social.
Un post pubblicato su Facebook da un’infermiera di 39 anni dell’ospedale “Fabio Perinei” di Altamura, in provincia di Bari, ha scatenato polemiche e portato a gravi conseguenze professionali per la donna. L’infermiera, con 16 anni di esperienza, ha condiviso online la sua indignazione verso una madre che, dopo aver partorito una bambina di circa tre chili, ha deciso di non riconoscerla.
La bambina, chiamata Laura dal personale medico del reparto, è stata oggetto di un post in cui l’infermiera ha criticato apertamente la decisione della madre, utilizzando termini come “codardia” e “crudeltà”, e aggiungendo riferimenti alla “Giustizia Divina”. Il post, che includeva anche immagini dell’interno dell’ospedale, è stato successivamente rimosso, ma ha già attirato l’attenzione dell’azienda sanitaria e dell’ordine professionale, portando a un procedimento disciplinare.
L’azione disciplinare dell’azienda e dell’Ordine degli Infermieri.
La ASL barese ha avviato un’azione disciplinare, accusando l’infermiera di violazione della riservatezza e uso improprio dei social. Parallelamente, l’Ordine degli Infermieri, su segnalazione di un privato cittadino, ha aperto un’indagine per valutare eventuali violazioni deontologiche. Saverio Andreula, presidente dell’Ordine degli Infermieri di Bari, ha confermato che la questione è oggetto di approfondimenti, e non si esclude una sospensione temporanea dall’attività lavorativa o altre sanzioni.
Le conseguenze e il dibattito sull’uso dei social.
Questo caso solleva interrogativi più ampi sul comportamento professionale del personale sanitario e sull’uso dei social network. Da un lato, c’è la necessità di proteggere la privacy dei pazienti; dall’altro, emerge la difficoltà dei professionisti sanitari di gestire emotivamente situazioni delicate, soprattutto quando si tratta di casi umani complessi.
L’Ordine degli Infermieri si impegna a chiarire la vicenda, mentre l’infermiera ha già inviato una memoria difensiva. Le sanzioni potrebbero variare da un richiamo formale fino alla sospensione, a seconda di quanto emergerà dalle indagini.
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