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L’ombra della notte.

turno notturno
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Era una notte come tante altre, ma per Marco, infermiere esperto, quella semina di routine si rivelò fatale. Terminato il turno di notte, esausto, salì in auto, agitato dalla stanchezza accumulata. I riflessi offuscati dall’assenza di sonno lo rendevano vulnerabile. I lampioni si alternavano in rapida successione mentre l’asfalto slittava via sotto le ruote.

Un attimo di distrazione, e la sua auto sbandò, colpendo un guardrail. Il suono metallico del metallo che si spezzava riecheggiò nella notte silenziosa. Marco si risvegliò nel Pronto Soccorso, circondato da medici e infermieri, i suoi colleghi, ma non c’era il sollievo atteso. Il monitor pulsava, e il suo cuore batteva freneticamente, un riflesso della paura che si annidava dentro di lui.

Miracolosamente, non riportò danni fisici. Tuttavia, nei giorni e nelle settimane successive, Marco scoprì che il trauma del grave incidente avrà un costo. Le notti si allungarono in un incubo costante. Ogni volta che chiudeva gli occhi, l’auto si schiantava di nuovo. Si risvegliava di soprassalto, sudato e tremante, il cuore in gola, incapace di tornare al sonno. E il giorno seguente, con gli occhi cerchiati, affrontava il suo lavoro.

Dopo tre mesi di interminabili notti insonni, Marco si decise a chiedere aiuto. Il medico gli diagnosticò un disturbo post-traumatico da stress. “È normale dopo un episodio così traumatico,” gli disse, cercando di sollevarlo con la sua empatia professionale. Ma a Marco, il “normale” sembrava un lontano ricordo.

La sua vita, un tempo dedicata a prendersi cura degli altri, si trasformò in una battaglia personale. Decise di intraprendere un’azione legale contro l’azienda sanitaria. Non per vendetta, ma per sottolineare un punto: chi si occupa della salute degli altri deve essere protetto. La causa si trascinò per mesi, pieni di documentazione, permanenze in tribunale e incertezze. Marco non si lasciò intimidire; la sua determinazione crebbe insieme al suo dolore.

Quando arrivò il giorno del verdetto, il cuore di Marco batteva forte. L’aula si riempì di silenzio teso mentre il giudice proclamava il suo responso: “La Asl è condannata a risarcire il sig. Rossi per i danni subiti”. Un misto di liberazione e incredulità lo trav

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