L’Infermiere fantasma di Colorno: la storia che non ti lascerà dormire.
C’è un posto, in provincia di Parma, dove la notte del 27 di ogni mese qualcosa torna. Non so se ci sei mai passato davanti all’ex manicomio di Colorno. Di giorno sembra solo un vecchio edificio abbandonato, con quelle finestre rotte e l’erba che spunta tra le crepe del cortile. Ma se chiedi in giro, qualcuno abbasserà la voce per dirti: “Qui c’è ancora lui. L’infermiere.”
La prima volta che ho sentito questa storia, ero in un bar a Colorno. Un vecchio autista dell’ambulanza, dopo due bicchieri di rosso, mi ha fissato e ha detto:
“Marco Valli (nome di fantasia). Era un infermiere serio, uno di quelli che non alzava mai la voce con i pazienti. Poi un giorno… beh, le cose sono andate male.”
Cosa è successo davvero nel ’92?
Era novembre. Una paziente psichiatrica accusò Marco di averla violentata in infermeria. Lui negò tutto, ma due giorni dopo lo trovarono impiccato in una masseria a Soragna, a venti chilometri di distanza.
Strano, no?
- Perché si sarebbe ucciso fuori dal manicomio?
- Chi ha portato lì il suo corpo?
- E soprattutto… dov’è finita Giulia, la ragazza che lo accusò?
Le notti del 27.
Da allora, ogni mese, puntuale come uno stipendio, succedono cose che non hanno spiegazione: l’ascensore si muove da solo alle 3:17; nella sala paghe, qualcuno sente monete che cadono (ma quando accendi la luce non c’è nessuno); c’è chi giura di aver visto un uomo in camice fermo davanti alla vecchia infermeria, con le mani in tasca.
“Una volta ho trovato un foglietto per terra”, mi ha raccontato un ragazzo che faceva urbex. “C’era scritto ‘Marco Valli – stipendio dicembre 1992’. Ma era nuovo, sembrava scritto ieri.”
Perché torna?
C’è chi dice che sia un’anima in pena, condannata a ripetere per sempre la sua colpa. Altri sussurrano che Marco non l’abbia mai fatto, e che il vero mostro sia ancora là fuori, vivo.
Una guardia giurata mi ha confessato: “Una notte ho sentito piangere nelle docce. Sono entrato e… c’era odore di disinfettante. Quello vecchio, che usavano negli ospedali anni fa.”
Vuoi provare a vederlo?
Se hai fegato, passa a Colorno la notte del 27. Ma attento non rispondere se senti qualcuno chiamare il tuo nome da un corridoio buio; non accettare mai una sigaretta da un uomo con un camice sporco di fango; e soprattutto… non chiedergli di Giulia.
Perché a quel punto, lui potrebbe chiederti di accompagnarlo a cercarla.
E tu… ci andresti?
(Questa storia è vera? Boh. Ma a Colorno, il 27, nessuno entra più nel vecchio padiglione dopo il tramonto.)
Chi scrive a Colorno ci ha lavorato, ha sempre sentito parlare di questa storia, ma non ha mai avuto il coraggio di entrare nella struttura, abbandonata ormai da decenni.
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