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L’infermiera, il Fantasma del Galliera e quello strano odore di fiori appassiti.

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Elena rimase immobile sulla soglia della stanza 4, lo sguardo fisso sul letto vuoto. L’eco dell’urlo disperato dell’altra infermiera le rimbombava ancora nelle orecchie. Elisa. La paziente affetta da quel male silenzioso che le aveva lentamente spento la luce negli occhi. Elena l’aveva accudita per giorni, ammirando la sua fragile forza e il sorriso tenue che non l’aveva mai abbandonata del tutto.

Ora, Elisa non c’era più. E le parole sussurrate dalla figura nel corridoio le tornarono alla mente con una chiarezza inquietante: “Sono venuta a prendere Elisa. Quella paziente ha smesso di soffrire.”
Un brivido freddo le percorse la schiena, unito a una strana sensazione di pace. Nonostante la paura provata pochi istanti prima, le parole della Duchessa sembravano portare con sé un inaspettato senso di compiutezza, quasi di liberazione.

Marco si mosse nel suo letto, tossendo leggermente. Elena si riscosse e si avvicinò all’infermeria. “Marco,” lo chiamò, la voce ancora incerta.

Lui si stiracchiò, sbadigliando. “Tutto bene? Mi sembrava di aver sentito un urlo…”

Elena esitò. Cosa avrebbe dovuto dirgli? Che aveva visto il fantasma della Duchessa di Galliera aggirarsi per i corridoi? Che le aveva parlato? Marco l’avrebbe presa per pazza.

“Sì… una delle pazienti… è peggiorata improvvisamente,” rispose, cercando di mantenere un tono neutro. “È… è spirata.”
Marco si alzò di scatto, il sonno spazzato via dalla notizia. “Quale paziente? Stavo controllando le cartelle prima di addormentarmi…”

Mentre Marco si precipitava verso la stanza 4, Elena rimase indietro, il cuore ancora in subbuglio. L’odore di fiori appassiti sembrava essersi dissolto, lasciando spazio al freddo odore di disinfettante tipico dell’ospedale.

Nei giorni successivi, Elena non riuscì a togliersi dalla mente l’incontro della notte. Non ne parlò con nessuno, temendo il giudizio dei colleghi. Ma ogni notte, durante il suo turno, un’ombra di inquietudine si insinuava nei corridoi silenziosi. Ogni rumore inatteso, ogni refolo di aria fredda, la riportava a quell’incontro surreale.

Iniziò a fare qualche ricerca sulla Duchessa di Galliera. Sapeva che l’ospedale portava il suo nome, ma non conosceva i dettagli della sua storia. Scoprì che la Duchessa, una nobildonna genovese del XIX secolo, aveva dedicato gran parte della sua vita e delle sue fortune alla beneficenza, e che l’ospedale era stato costruito grazie al suo lascito. Era morta molti anni prima, ma la sua memoria era ancora viva tra le mura dell’istituto.

Alcune vecchie infermiere raccontavano storie sussurrate di una presenza gentile che vegliava sui pazienti durante le notti più difficili. Parlavano di una figura vestita di nero, a volte accompagnata da un leggero profumo di lavanda, che sembrava portare conforto e serenità nelle stanze dei malati terminali.

La descrizione non coincideva con la figura vista da Elena. La “sua” Duchessa indossava abiti d’epoca più antichi e portava con sé quell’odore malinconico di fiori appassiti. E poi, quella lanterna…

Elena ripensò alle parole della Duchessa: “Sono venuta a prendere Elisa.” Non era un’apparizione spaventosa, non un presagio di morte imminente. Sembrava quasi un accompagnamento, un dolce passaggio verso la fine della sofferenza.
Forse, si disse Elena, il fantasma della Duchessa non era lì per terrorizzare, ma per offrire un ultimo conforto, un’ultima carezza a chi stava per lasciare questo mondo. Forse la sua presenza era legata al luogo, al suo amore per i sofferenti, un eco persistente della sua generosità.

E quella lanterna? Forse era un simbolo, una luce per guidare l’anima nel suo ultimo viaggio. E l’odore dei fiori appassiti? Poteva essere il ricordo di un addio, la fragilità della vita che svanisce.

Elena non aveva risposte certe, ma quella notte aveva visto qualcosa che aveva scosso le sue certezze. Non più solo un’infermiera che somministrava farmaci e controllava i parametri vitali. Ora era anche testimone di un mistero che si intrecciava con la storia dell’ospedale, con il dolore e la speranza dei pazienti.

La notte continuava a scendere sul Galliera, silenziosa e carica di segreti.

Elena sapeva che quella notte avrebbe cambiato per sempre il suo modo di guardare quel luogo, quelle mura cariche di storie umane, di sofferenza e, forse, di una presenza gentile venuta da un altro tempo.

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    Angelo Riky Del Vecchio è autore di oltre 20.000 articoli scritti in oltre 30 anni di carriera giornalistica. E' Infermiere Magistrale, Scrittore, Giornalista e Formatore. Ha diretto e fondato il quotidiano sanitario Nurse24.it e oggi dirige il quotidiano AssoCareNews.it. Ha la passione per la scrittura, la lettura e la formazione.

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Angelo Riky Del Vecchio è autore di oltre 20.000 articoli scritti in oltre 30 anni di carriera giornalistica. E' Infermiere Magistrale, Scrittore, Giornalista e Formatore. Ha diretto e fondato il quotidiano sanitario Nurse24.it e oggi dirige il quotidiano AssoCareNews.it. Ha la passione per la scrittura, la lettura e la formazione.

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