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Licenziamento di 300 OSS a Napoli: la ASL cambia strategia e suscita preoccupazioni.

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La decisione della ASL Napoli 1 Centro di licenziare 300 operatori socio-sanitari del consorzio Gesco, anticipando la chiusura dell’appalto e avviando un concorso per nuove assunzioni, ha destato preoccupazioni tra i lavoratori e i sindacati. Questa scelta di “internalizzare” i servizi socio-sanitari, che colpisce una forza lavoro altamente qualificata e fondamentale per la cura dei pazienti vulnerabili, ha generato tensioni e incertezze nel settore.

Chiusura anticipata dell’appalto.

Il contratto tra la ASL Napoli 1 Centro e il consorzio Gesco sarebbe dovuto scadere nel dicembre 2025, ma la decisione di chiudere l’appalto con largo anticipo ha portato al licenziamento di circa 300 OSS, tra i quali molti con anni di esperienza e un’età compresa tra i 40 e i 60 anni. Questo cambiamento improvviso, avviato senza una transizione programmata per inserire i professionisti nel servizio pubblico, ha sollevato preoccupazioni sia tra i lavoratori che tra i pazienti che dipendono dai loro servizi.

Giacomo Smarrazzo, presidente del consorzio Gesco, ha sottolineato come sia stata una sfida enorme affrontare una chiusura così repentina, data l’importanza del rapporto instaurato tra gli operatori e i pazienti, in particolare anziani e sofferenti psichici.

La reazione dei lavoratori.

Rita Ardizzone, una delle OSS coinvolte con oltre 15 anni di esperienza, ha espresso il senso di frustrazione e delusione vissuto da lei e dai suoi colleghi: “Abbiamo dedicato anni al nostro lavoro, e ora ci ritroviamo improvvisamente senza certezze. È come se tutto ciò che abbiamo fatto non avesse più valore.”

Le preoccupazioni si concentrano anche sul concorso avviato dalla ASL per l’assunzione di 350 nuovi OSS, che non garantisce ai lavoratori licenziati un automatico reinserimento. Sebbene il direttore della ASL Napoli 1, Ciro Verdoliva, abbia dichiarato che sarà prevista una riserva per chi ha già lavorato nel settore, i lavoratori restano scettici e temono di non avere uguali opportunità.

Sindacati e richieste di tutele.

I sindacati locali si sono subito mobilitati per chiedere maggiori tutele per i lavoratori, evidenziando come la decisione dell’ASL possa avere conseguenze significative non solo per i professionisti coinvolti, ma anche per i pazienti che ricevevano le loro cure. La perdita di competenze consolidate, infatti, potrebbe ridurre la qualità complessiva dell’assistenza offerta.

Inoltre, durante la pandemia di COVID-19, molti di questi operatori sono stati descritti come “eroi” per il contributo dato a mantenere in piedi un sistema sanitario sotto pressione. Tuttavia, la rapida interruzione del loro impiego ha suscitato un senso di abbandono e incertezza tra chi ha lavorato in prima linea.

Conclusioni e prospettive future.

La vicenda dei 300 operatori socio-sanitari di Napoli evidenzia i cambiamenti e le tensioni che attraversano il settore sanitario pubblico, in un periodo di transizione in cui la stabilità lavorativa è sempre più minacciata. Mentre la ASL vede il nuovo concorso come un’opportunità, i lavoratori si trovano ad affrontare un futuro carico di incognite, con la speranza che le loro competenze vengano riconosciute e tutelate.

L’evoluzione di questa situazione sarà seguita con attenzione, dato che avrà un impatto diretto non solo sui lavoratori coinvolti, ma anche sull’intero sistema sanitario locale e sui pazienti che dipendono dai loro servizi.

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