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Lauree Magistrali Cliniche: svolta epocale per gli Infermieri, ma non tutti sono d’accordo.

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L’annuncio del Ministro della Salute, Orazio Schillaci, riguardante la creazione di tre nuove lauree magistrali in Cure Primarie e Sanità Pubblica, Cure Pediatriche e Neonatali, e Cure Intensive e nell’Emergenza, rappresenta una significativa riforma per il settore infermieristico italiano. Definita dalla Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI) come una “svolta epocale”, questa iniziativa segna un passo avanti nel riconoscimento delle competenze avanzate degli infermieri.

Queste lauree non solo aumenteranno le opportunità di sviluppo professionale per gli infermieri, ma potrebbero anche ridurre i tempi di attesa per i pazienti, grazie all’introduzione della prescrizione infermieristica. Questo cambiamento consentirebbe agli infermieri specializzati di prescrivere presidi sanitari e ausili, migliorando la continuità assistenziale e alleggerendo il carico burocratico. Tuttavia, questo ha sollevato preoccupazioni tra i medici, rappresentati dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO), che ribadiscono che la diagnosi rimane di esclusiva competenza medica.

La FNOPI ha chiarito che la prescrizione infermieristica non intacca le prerogative dei medici, ma si riferisce esclusivamente al processo assistenziale. In questo modo, si andrebbe a potenziare il lavoro d’equipe, essenziale per la gestione della crescente complessità sanitaria.

Nonostante l’entusiasmo per queste nuove figure professionali, alcuni sindacati come Nursing Up, Cgil, Uil, Coina, USB, Fials, FSI-USAE ed altri, sottolineano che la riforma deve essere accompagnata da una revisione contrattuale complessiva. Ciò include una maggiore valorizzazione per i circa 300.000 infermieri con laurea triennale che attualmente costituiscono la spina dorsale del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), e per i laureati magistrali già presenti nel sistema, che rischiano di non vedere riconosciuti i loro sforzi in termini di progressione di carriera.

In conclusione, questa riforma offre una visione promettente per l’assistenza territoriale e il miglioramento dell’efficienza del sistema sanitario, ma rimangono aperte domande su come saranno inquadrate contrattualmente le nuove figure e su come il sistema gestirà la loro integrazione nella struttura sanitaria esistente.

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