L’amore fatale di Chiara.
L’incontro.
Chiara, un’Operatore Socio Sanitario (OSS) di 32 anni, lavorava da anni al Policlinico Santa Maria, un grande ospedale nel cuore della città. Era una donna riservata, dedita al suo lavoro, ma con un vuoto nel cuore che nessuno sembrava poter colmare. Fino al giorno in cui conobbe Marco, un infermiere di 35 anni, carismatico e sorridente, che sembrava portare il sole ovunque andasse.
Marco era gentile con tutti, ma Chiara interpretò i suoi sorrisi e le sue attenzioni come qualcosa di più. Si innamorò perdutamente di lui, sognando un futuro insieme. Ma Marco non la vedeva come una potenziale partner: per lui, Chiara era solo una collega.
La passione non corrisposta.
Chiara iniziò a cercare ogni occasione per stare vicino a Marco. Gli portava il caffè, gli offriva aiuto durante i turni più pesanti, e cercava di coinvolgerlo in conversazioni personali. Marco, però, rimaneva distante, pur essendo sempre gentile e professionale.
Un giorno, Chiara decise di confessare i suoi sentimenti. “Marco, c’è qualcosa che devo dirti,” gli disse, con il cuore in gola. “Mi piaci… da tanto tempo.”
Marco la guardò con un’espressione imbarazzata. “Chiara, sei una persona fantastica, ma… non provo lo stesso per te. Mi dispiace.”
Quelle parole furono un colpo al cuore per Chiara, che si sentì umiliata e tradita. Da quel momento, il suo amore si trasformò in ossessione.
L’ossessione.
Chiara iniziò a seguire Marco ovunque, controllando i suoi social media e spiando le sue relazioni. Scoprì che Marco aveva una fidanzata, Elena, una ragazza dolce e solare che lavorava come insegnante. La gelosia divorava Chiara, che non riusciva a sopportare l’idea di vederlo felice con un’altra.
Una notte, dopo un turno particolarmente stressante, Chiara decise di agire. Attese Marco nel parcheggio dell’ospedale, dove lui stava per salire in macchina.
“Marco, dobbiamo parlare,” gli disse, con voce tremante.
Marco, stanco e irritato, rispose: “Chiara, non è il momento. Devo andare.”
Ma Chiara non si arrese. “Ti amo, Marco. Non puoi ignorarmi così.”
Marco la guardò con un misto di pietà e fastidio. “Chiara, ti ho già detto che non provo nulla per te. Smettila, per favore.”
Quelle parole furono l’ultima goccia. Chiara, accecata dalla rabbia e dal dolore, afferrò un bisturi che aveva in tasca e lo colpì al petto.
La tragedia.
Marco cadde a terra, con gli occhi pieni di stupore e dolore. “Chiara… perché?” riuscì a sussurrare, prima di perdere conoscenza.
Chiara, in preda al panico, si rese conto di ciò che aveva fatto. Prese il telefono di Marco e chiamò il 118, fingendo di essere una passante che aveva trovato un uomo ferito. Poi fuggì dalla scena, lasciando Marco a sanguinare sul freddo asfalto.
L’indagine.
Marco fu portato d’urgenza in ospedale, ma non ce la fece. La notizia della sua morte sconvolse tutto il personale del Policlinico Santa Maria. La polizia aprì un’indagine, ma non c’erano testimoni o prove che potessero portare a Chiara.
Tuttavia, Chiara non riusciva a vivere con il peso della colpa. Ogni volta che vedeva i colleghi piangere per Marco, sentiva un vuoto sempre più grande dentro di sé. La sua ossessione si era trasformata in un rimorso che la consumava.
La confessione.
Una settimana dopo, Chiara non ce la fece più. Si presentò alla stazione di polizia e confessò tutto.
“Ho ucciso Marco,” disse, con voce rotta. “Era un incidente… non volevo farlo, ma non potevo sopportare di vederlo con un’altra.”
La polizia la arrestò, e la notizia della sua confessione fece il giro dell’ospedale. I colleghi erano sconvolti: Chiara era sempre stata una persona tranquilla e affidabile, nessuno avrebbe mai immaginato che potesse commettere un tale gesto.
La caduta di Chiara.
Chiara fu condannata per omicidio volontario e rinchiusa in un carcere di massima sicurezza. Passava le sue giornate a rimuginare sul suo gesto, chiedendosi come avesse potuto arrivare a tanto.
Una notte, mentre guardava il cielo stellato dalla finestra della sua cella, Chiara si rese conto che il suo amore per Marco non era mai stato vero amore, ma solo ossessione e possesso. Quel pensiero non le portò pace, ma almeno le fece capire che la sua vita era ormai distrutta, proprio come quella di Marco.
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