La Scomoda Verità su M. Il figlio del Secolo.
M. Il Figlio del Secolo: la serie antologica su Benito Mussolini tradisce lo spettatore già nelle sole 8 puntate della prima serie. E lo fa senza possibilità di recupero.
L’opera letteraria che è valsa il Premio Strega 2019 ad Antonio Scurati è magistralmente diretta da Joe Wright e trova un eccezionale Luigi Marinelli quasi irriconoscibile nei panni di Mussolini.
Fotografia e montaggio varranno probabilmente qualche premio, il ritmo è vario, come lo stile e vestono di assoluta “avanguardia” il prodotto finale.
M. Il Figlio del Secolo è una serie ambiziosa che porta sullo schermo il romanzo di Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega 2019. La regia di Joe Wright, nota per la sua capacità di coniugare estetica e drammaticità, regala allo spettatore un’opera visivamente impeccabile, mentre Luigi Marinelli, nei panni di Benito Mussolini, offre un’interpretazione sorprendentemente intensa e sfaccettata. Tuttavia, nonostante le premesse di grande livello, la serie tradisce le aspettative dello spettatore sotto diversi aspetti.
Uno stile avanguardistico che divide.
La fotografia e il montaggio, senza dubbio curati nei minimi dettagli, rappresentano il punto di forza della serie, creando atmosfere che oscillano tra il documentario storico e il dramma psicologico. Il ritmo narrativo, però, alterna momenti di grande tensione a fasi eccessivamente dilatate, lasciando lo spettatore in una sorta di limbo tra fascinazione e disorientamento.
Un racconto che non convince del tutto.
Se da un lato la serie si propone di raccontare l’ascesa del Duce con un approccio quasi chirurgico, dall’altro cade in un’eccessiva enfasi estetizzante che rischia di sminuire la portata storica degli eventi. Le scelte narrative, a tratti ambigue, sembrano voler evitare un giudizio netto sulla figura di Mussolini, ma finiscono per perdere di incisività e lasciare in sospeso troppe questioni.
Un’opera che divide il pubblico.
M. Il Figlio del Secolo è senza dubbio un prodotto ambizioso e tecnicamente raffinato, ma potrebbe non soddisfare pienamente né gli appassionati di storia né chi cerca un semplice intrattenimento. La serie, nel tentativo di essere “avanguardia”, rischia di alienare una parte del pubblico, lasciando irrisolte le aspettative di chi cerca un racconto più incisivo e meno estetizzante.
Resta da vedere se le eventuali stagioni future riusciranno a recuperare il filo narrativo, dando maggiore profondità ai personaggi e alla vicenda storica.
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