La notte di Claudia, una Infermiera coraggiosa.

Claudia (Infermiera): “io sola di notte con 99 Pazienti in RSA; per fortuna che c’è la OSS”.

L’RSA “Villa Serena” era un edificio antico, con muri di pietra che sembravano raccontare storie dimenticate. Di giorno, i corridoi erano animati da voci e passi frettolosi, ma di notte tutto cambiava. Il silenzio diventava opprimente, rotto solo dal ticchettio dell’orologio e dai respiri dei 99 pazienti che dormivano nelle loro stanze.

L’inizio del turno.

Claudia chiuse la porta dell’infermeria alle spalle e si sistemò il badge sul petto. Quella notte sarebbe stata dura: solo lei e Maria, l’OSS, a gestire l’intera struttura. La direttrice le aveva spiegato che metà dello staff era a casa con l’influenza, ma Claudia non poteva fare a meno di sentirsi abbandonata.

«Novantanove pazienti e noi due», sussurrò a Maria, mentre controllavano la lista delle medicazioni.
Maria sorrise, cercando di rassicurarla. «Resteremo unite. Ce la faremo».

La notte iniziò come sempre: medicazioni, richieste di aiuto, piccole emergenze. Claudia si muoveva con precisione, ma il peso della responsabilità era enorme. Ogni volta che entrava in una stanza, sentiva gli sguardi dei pazienti su di lei, come se stessero cercando conforto.

Il Signor Rossi.

Tra un intervento e l’altro, Claudia notò qualcosa di strano. Il Signor Rossi, un paziente solitamente silenzioso, sembrava agitato. Ogni volta che passava davanti alla sua stanza, lo sentiva parlare da solo, come se stesse conversando con qualcuno.

«Signor Rossi, tutto bene?» chiese Claudia, entrando nella stanza.
L’anziano la fissò con occhi lucidi. «Loro sono qui… non li vedi?»
Claudia guardò intorno, ma la stanza era vuota.

«Chi è qui, Signor Rossi?»
«I miei vecchi amici», rispose lui, indicando un angolo vuoto. «Mi mancano tanto».

Claudia sorrise, cercando di rassicurarlo. «Forse è meglio che riposi, signore. Se ha bisogno di qualcosa, io sono qui».

Uscendo dalla stanza, Claudia sentì un brivido lungo la schiena. Cercò di ignorarlo, ma quella notte sembrava che l’edificio prendesse vita. Luci che si accendevano e spegnevano, rumori di passi nei corridoi vuoti, e una sensazione di essere osservata.

La leggenda.

Durante una pausa, Maria le raccontò una leggenda che circolava tra le OSS. «Molti anni fa, questa struttura era un ospedale psichiatrico», disse, abbassando la voce. «Si dice che alcune anime siano rimaste intrappolate tra queste mura».

Claudia rise, cercando di non pensarci. «Non credo ai fantasmi, Maria. Abbiamo già abbastanza problemi con i vivi».

Ma quella notte, i fenomeni strani si intensificarono. Una porta si aprì da sola, un televisore si accese senza motivo, e Claudia giurò di aver visto un’ombra muoversi nel corridoio.

La scomparsa.

Il culmine arrivò quando il Signor Rossi scomparve dalla sua stanza. Claudia e Maria lo cercarono ovunque, fino a trovarlo nella cappella dell’RSA, in ginocchio davanti a una foto sbiadita.

«Era mia moglie», disse, indicando l’immagine. «È morta qui, molti anni fa. A volte la sento ancora».

Claudia capì che il Signor Rossi stava vivendo un momento di profonda solitudine e confusione. Lo riaccompagnò in camera, promettendogli che non sarebbe stato mai solo.

Quella notte in cui Claudia fece veramente la differenza.

All’alba, mentre il sole iniziava a filtrare dalle finestre, Claudia e Maria si sedettero in infermeria, esauste ma soddisfatte.

«Novantanove pazienti e noi due», disse Claudia, sorridendo. «Ce l’abbiamo fatta».
Maria le strinse la mano. «E domani sarà un’altra notte».

Claudia guardò il sole sorgere dalla finestra. Sapeva che quella notte aveva fatto la differenza per i suoi pazienti, e che, nonostante le difficoltà, il suo lavoro aveva un senso profondo.

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