La luna che avvolge tra abbracci e lamenti di una madre, un fantasma tormentato dalla disperazione per la figlia perduta.
Nell’ospedale San Giacomo, un luogo dove la vita e la morte si sfiorano continuamente, una piccola figura di nome Sofia si aggirava tra le stanze di pediatria. A soli sette anni, Sofia era forte e coraggiosa, nonostante la sua fragilità fisica. Ogni giorno, i medici la visitavano, e ogni giorno sperava di tornare a casa presto. Ma c’era una cosa che rendeva le sue giornate ancora più strane: da quando era stata ricoverata, aveva iniziato a vedere un fantasma.
La donna, avvolta in una leggera veste bianca, appariva di tanto in tanto accanto al letto di Sofia, con un’espressione triste e implorante. I suoi capelli lunghi e neri le coprivano il viso, ma Sofia riusciva a intravedere una dolcezza nei suoi occhi. Dalla prima volta che la vide, la bambina sentì una connessione, come se quella figura le stesse dicendo qualcosa di importante.
“È solo la mia immaginazione,” si ripeteva Sofia quando tentava di spiegare agli infermieri e ai medici le sue visioni. Ma le parole, le sue dolci e innocenti spiegazioni, venivano sempre accolte con sorrisi scettici e pacca sulla spalla. “È normale, cara. Gli ospedali possono essere spaventosi,” dicevano.
Determinata a capire la verità, Sofia cominciò a indagare. Ogni volta che il fantasma appariva, la piccola le faceva delle domande, cercando di conoscerla meglio. La donna le spiegò di chiamarsi Elena e che, tragicamente, aveva perso la vita in un incidente stradale. “Ho una bambina,” sussurrò la donna, “ma non posso trovarla.”
Il cuore di Sofia si spezzò per Elena. Capì che non era solo un’apparizione, ma un’anima in pena, una madre che cercava disperatamente di riunirsi con la sua piccola. La bambina iniziò a sognare la bambina di Elena, una dolce creatura con gli stessi occhi della madre. Ogni sogno la guidava a sentirsi sempre più vicina a quella famiglia perduta.
Un pomeriggio, durante una visita di controllo, Sofia decise di parlare con una dolce infermiera, Anna, che le era sempre stata vicino. Con esitazione, la bambina raccontò ogni dettaglio dell’incontro con Elena, dalla sua malinconia all’amore che irradia per sua figlia.
“Potresti aiutarmi a trovare sua figlia?” chiese Sofia con gli occhi brillanti di speranza. Anna, colpita dalla sincerità della bambina, decise di aiutarla. Insieme, iniziarono a cercare informazioni sull’incidente di Elena.
Dopo giorni di ricerche, scoprirono che la figlia di Elena era ancora viva, ma viveva con dei parenti lontani. Sofia si sentì sollevata all’idea di poter aiutare quella madre a ritrovare la sua piccola. Con l’aiuto di Anna, venne organizzato un incontro tra Sofia e la bimba di Elena.
Il giorno dell’incontro, Sofia si sentiva nervosa e ansiosa. L’ospedale, solitamente freddo e sterile, sembrava pulito e luminoso come il sole. Quando la bambina, di nome Chiara, entrò nella stanza, un senso di magia riempì l’aria. Sofia le prese la mano e le raccontò di sua madre, della gioia e del dolore, e di quanto l’amore di una madre fosse eterno.
Elena apparve, la sua figura traslucida brillava di luce. Le lacrime le scorrevano lungo le guance mentre abbracciava dolcemente la sua piccola Chiara. Finalmente in quel momento, il legame più forte era stato riunito. La madre e la figlia si strinsero e, con un ultimo sorriso colmo di gratitudine verso Sofia, Elena svanì lentamente, lasciando dietro di sé una calda luce.
Il peso dell’anima in pena si era finalmente sollevato, e Sofia sentì un senso di pace avvolgerla. Nonostante la sua permanenza in ospedale non fosse ancora finita, ora aveva una nuova forza interiore. Aveva dimostrato che, a volte, le cose più belle nascono dal dolore e che l’amore, in tutte le sue forme, trova sempre il modo di riunirsi.
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