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La forza di un’infermiera. Sara: “non ce la faccio”, Ottavia Piana non l’ha mai detto.

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Il coraggio e la determinazione si sono rivelati essenziali durante il soccorso di Ottavia Piana, intrappolata in una grotta a Fonteno, in provincia di Bergamo. Sara Trasciatti, infermiera 28enne del Soccorso Alpino Speleologico, iscritta all’OPI di Perugia, è una delle protagoniste di questa storia di speranza e resilienza. Arrivata dall’Umbria per supportare le operazioni, Sara ha accompagnato Ottavia fino all’uscita della grotta, lavorando instancabilmente dalle 7 di sera alle 3 di notte.

“Urlava sempre il mio nome”.

“Urlava sempre il mio nome, era il suo modo di dire grazie”, racconta Sara, visibilmente emozionata. Il momento più bello? Quando Ottavia ha trovato il fidanzato all’uscita della grotta e, nonostante le difficoltà, ha sorriso attraverso la visiera del casco.

Un intervento complesso.

“Quando le abbiamo detto che mancavano tre o quattro ore all’uscita, ha cambiato umore”, spiega Sara, sottolineando come il dolore e la fatica non abbiano mai spezzato lo spirito di Ottavia. Collaborativa fino all’ultimo, ha affrontato un percorso tortuoso e pieno di ostacoli, rimanendo concentrata sulla meta.

Momenti di sconforto e richieste particolari.

“Non ha mai detto: ‘Non ce la faccio’,” sottolinea Sara. “L’unico momento di sconforto è stato quando si è battuta una spalla. Si è spazientita, ma ha detto solo: ‘Basta, fermatevi’.” Nonostante le difficoltà, Ottavia è rimasta lucida, chiedendo di non essere fotografata o ripresa durante l’intervento. La sua paura più grande? Che il suo viso finisse sui giornali.

L’incontro con i propri cari.

All’uscita della grotta, il fidanzato era lì ad aspettarla. “Aveva una coscia ferita, ma ha alzato la visiera e ha sorriso”, ricorda Sara. Un gesto che ha commosso tutti i presenti, testimoniando la forza e la resilienza di una giovane donna che non si è mai arresa.

Un esempio per tutti.

L’esperienza di Sara Frascatitti e del team di soccorritori dimostra il valore del lavoro di squadra e della dedizione. Non solo per salvare vite, ma per ricordarci che, anche nei momenti più bui, la determinazione e il supporto umano possono fare la differenza.

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