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La Cassazione ha detto basta: l’infermiere di triage non può sbagliare, e se lo fa paga.

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Era una giornata come tante in Pronto Soccorso. Un’infermiera esperta, abituata a gestire il flusso di pazienti, valuta una donna asmatica in difficoltà respiratoria. La classifica come codice verde – niente di urgente, può aspettare. Purtroppo, però, la paziente peggiora, va in arresto cardiaco e muore.

Quel codice verde era sbagliato. E la Cassazione, con la sentenza n. 15076/2025, ha stabilito che l’infermiera, anche se non condannata penalmente (perché il reato era ormai prescritto), dovrà risarcire i danni alla famiglia.

Ma com’è possibile? L’infermiere non è un medico!

Vero, l’infermiere non fa diagnosi. Ma il triage non è una semplice compilazione di moduli: è una valutazione clinica che può decidere le sorti di un paziente.

Le Linee Guida 2021 lo dicono chiaramente:

  • Non basta misurare pressione e saturazione e mettere un timbro.
  • Bisogna saper riconoscere i segnali di pericolo (una respirazione affannosa, un dolore sospetto, uno sguardo assente).
  • Se sospetti che il paziente possa precipitare, devi agire – anche cambiando codice o chiamando subito il medico.

“Ma io ho seguito il protocollo!” Non basta.

La Corte ha stabilito che l’infermiere deve usare il cervello, non solo il manuale.

  • Se un asmatico fatica a parlare, ha le labbra blu e la saturazione sotto il 90%, non è un verde, anche se il protocollo dice di classificarlo così in base a certi parametri.
  • Se un anziano confuso ha un dolore atipico ma sembra “stabile”, potrebbe essere un infarto silente.

L’errore non è nel seguire le regole, ma nel non accorgersi che la realtà è più complessa.

Cosa deve cambiare ora?

  1. Niente più triage “meccanici” – serve formazione continua su urgenze e casi critici.
  2. Meno fretta, più attenzione – anche in mezzo al caos del PS, fermarsi 30 secondi in più può salvare una vita.
  3. Se hai dubbi, chiama subito un medico – meglio un controllo in più che un codice sbagliato.
  4. Documenta TUTTO – se poi finisci in tribunale, saranno le tue note a salvarti.

Morale della storia?

Il triage non è un quiz a crocette, ma una responsabilità enorme. Se sbagli, non è (solo) il sistema sanitario a pagare: sei tu, personalmente.

Quindi, occhi aperti, mente sempre accesa, e mai sottovalutare un paziente. Perché quella faccia pallida, quel respiro corto o quel dolore “strano” potrebbero essere l’inizio di una tragedia. E la legge ora ti chiederà conto delle tue scelte.

P.S. Se lavori in PS, tieniti strette le Linee Guida e fai corsi di triage avanzato. Non si sa mai.

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Vero, l’infermiere non fa diagnosi. Ma il triage non è una semplice compilazione di moduli: è una valutazione clinica che può decidere le sorti di un paziente.

Le Linee Guida 2021 lo dicono chiaramente:

  • Non basta misurare pressione e saturazione e mettere un timbro.
  • Bisogna saper riconoscere i segnali di pericolo (una respirazione affannosa, un dolore sospetto, uno sguardo assente).
  • Se sospetti che il paziente possa precipitare, devi agire – anche cambiando codice o chiamando subito il medico.

“Ma io ho seguito il protocollo!” Non basta.

La Corte ha stabilito che l’infermiere deve usare il cervello, non solo il manuale.

  • Se un asmatico fatica a parlare, ha le labbra blu e la saturazione sotto il 90%, non è un verde, anche se il protocollo dice di classificarlo così in base a certi parametri.
  • Se un anziano confuso ha un dolore atipico ma sembra “stabile”, potrebbe essere un infarto silente.

L’errore non è nel seguire le regole, ma nel non accorgersi che la realtà è più complessa.

Cosa deve cambiare ora?

  1. Niente più triage “meccanici” – serve formazione continua su urgenze e casi critici.
  2. Meno fretta, più attenzione – anche in mezzo al caos del PS, fermarsi 30 secondi in più può salvare una vita.
  3. Se hai dubbi, chiama subito un medico – meglio un controllo in più che un codice sbagliato.
  4. Documenta TUTTO – se poi finisci in tribunale, saranno le tue note a salvarti.

Morale della storia?

Il triage non è un quiz a crocette, ma una responsabilità enorme. Se sbagli, non è (solo) il sistema sanitario a pagare: sei tu, personalmente.

Quindi, occhi aperti, mente sempre accesa, e mai sottovalutare un paziente. Perché quella faccia pallida, quel respiro corto o quel dolore “strano” potrebbero essere l’inizio di una tragedia. E la legge ora ti chiederà conto delle tue scelte.

P.S. Se lavori in PS, tieniti strette le Linee Guida e fai corsi di triage avanzato. Non si sa mai.

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