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La bambina della Luna Piena.

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Il Policlinico di Foggia di notte era un luogo di silenzio e ombre lunghe. Le luci al neon dei corridoi vibravano con un ronzio fastidioso, come insetti elettrici. Il reparto di oncologia pediatrica, al quarto piano, era il più silenzioso di tutti. In questo racconto tutti i nomi sono di fantasia.

La dottoressa Elisa Conti, primaria del reparto, era rimasta più tardi del solito. Aveva una pila di cartelle da compilare, ma la verità era un’altra: da tre mesi, ogni notte di luna piena, accadeva qualcosa di inspiegabile.

La prima notte.

Era stato l’OSS Marco a parlarle per primo. «Dottoressa, ieri ho visto una bambina nella sala giochi», le aveva detto, gli occhi cerchiati di stanchezza. «Indossava un pigiama rosa… come quello di Sara.»

Elisa aveva aggrottato le sopracciglia. Sara Melis era morta sei mesi prima, a otto anni, dopo una battaglia contro un osteosarcoma aggressivo. Una bambina speciale: nonostante il dolore, sorrideva sempre, regalando disegni agli infermieri.

«Sarà stato un riflesso», aveva detto Elisa, ma quella stessa notte, mentre attraversava il corridoio deserto, aveva sentito un rumore nella stanza 4.

Quella di Sara.

La porta era semiaperta. Sul letto vuoto, un foglio di carta. Un disegno infantile: una casa, un sole, e tanti cuori. Lo stesso che Sara le aveva regalato il giorno prima dell’ultima dimissione.

La verità sepolta.

Elisa iniziò a frugare nel database. Trovò il referto finale: Sara era morta a casa, in una periferia degradata, assistita solo dalla nonna. Nessun hospice, nessun medico. Solo il gelo di un lettino e il rumore della pioggia sui vetri.

«Promettetemi che verrete a trovarmi», aveva detto Sara l’ultima volta che l’avevano vista.

Nessuno l’aveva fatto.

La notte della Luna Piena.

Quella sera, Elisa rimase. A mezzanotte esatta, le luci tremolarono. Un odore dolciastro, come di medicine e piccole mani sudate, riempì l’aria.

«Dottoressa…»

La voce era un sussurro. Elisa si voltò.

Sara era lì, in fondo al corridoio. Il suo pigiama rosa era macchiato di qualcosa di scuro. I capelli, un tempo ricci e ribelli, erano radi, quasi trasparenti.

«Perché non siete venuti?»

Elisa sentì il cuore spezzarsi. «Sara, io…»

La bambina fece un passo avanti. La metà sinistra del suo viso era consumata, la pelle violacea tesa su un osso che non avrebbe dovuto essere visibile.

«Avevo paura», sussurrò Sara. «Faceva così freddo.»

Elisa allungò una mano. Il suo tocco attraversò il braccio della bambina come se fosse fatto di nebbia.

«Ti prego, resta con me stanotte», disse Sara. «Come facevate prima.»

L’alba.

Elisa non seppe come, ma si ritrovò seduta sul letto della stanza 4, con Sara accoccolata accanto a lei. Le parlò per ore, come avrebbe fatto con una figlia. Le raccontò storie, le accarezzò i capelli inesistenti.

Quando i primi raggi del sole entrarono dalla finestra, Sara sorrise.

«Grazie», mormorò. Poi, lentamente, svanì.

Sul cuscino rimase solo un disegno: un ospedale, con tanti omini sorridenti.

L’epilogo.

Da quella notte, Sara non si fece più vedere. Ma ogni luna piena, i pazienti del reparto pediatrico sognavano una bambina con un pigiama rosa che li rassicurava: «Non abbiate paura. Io sono qui con voi.»

E per qualche ragione, in quelle notti, nessuno aveva più dolore.

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  • AngeloRikyDelVecchio-1-copia La bambina della Luna Piena.

    Angelo Riky Del Vecchio è autore di oltre 20.000 articoli scritti in oltre 30 anni di carriera giornalistica. E' Infermiere Magistrale, Scrittore, Giornalista e Formatore. Ha diretto e fondato il quotidiano sanitario Nurse24.it e oggi dirige il quotidiano AssoCareNews.it. Ha la passione per la scrittura, la lettura e la formazione.

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Angelo Riky Del Vecchio è autore di oltre 20.000 articoli scritti in oltre 30 anni di carriera giornalistica. E' Infermiere Magistrale, Scrittore, Giornalista e Formatore. Ha diretto e fondato il quotidiano sanitario Nurse24.it e oggi dirige il quotidiano AssoCareNews.it. Ha la passione per la scrittura, la lettura e la formazione.

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