IRC. Defibrillatori inaccessibili: un problema che mette a rischio vite umane.
Oltre il 70% dei DAE è inutilizzabile di sera e nei fine settimana. Italian Resuscitation Council lancia l’allarme e propone soluzioni.
In una tranquilla serata di fine settimana, in una delle tante città italiane, una persona accusa un arresto cardiaco. I soccorritori vengono chiamati, ma il tempo stringe: ogni minuto che passa riduce del 10% le possibilità di sopravvivenza. Un defibrillatore automatico esterno (DAE) potrebbe fare la differenza, ma c’è un problema: il dispositivo più vicino si trova all’interno di un edificio chiuso.
Questa non è una scena immaginaria, ma una realtà che si ripete troppo spesso. Secondo una stima pubblicata su Resuscitation Journal da Italian Resuscitation Council (IRC), società scientifica senza scopo di lucro che riunisce esperti in rianimazione cardiopolmonare, oltre il 70% dei defibrillatori in Italia è inaccessibile di sera, nei fine settimana e nei giorni festivi.
I numeri che fanno riflettere.
L’analisi condotta da IRC si è concentrata sui centri storici di Bologna e Cuneo, dove sono stati censiti rispettivamente 86 e 29 DAE. I risultati sono allarmanti:
- 81% dei DAE a Bologna e 76% a Cuneo si trovano in edifici chiusi durante le ore serali e nei giorni festivi.
- Questi dati rappresentano un campione significativo dei 2.953 DAE in Piemonte e dei 9.364 in Emilia-Romagna.
“È un paradosso,” commenta Guglielmo Imbriaco, membro del comitato scientifico di IRC e co-autore della ricerca. “Abbiamo strumenti salvavita, ma non sono accessibili quando servono di più. È come avere un’assicurazione che non puoi usare nel momento del bisogno.”
La proposta: teche esterne e geolocalizzazione.
La soluzione, secondo gli esperti, è semplice ma efficace: spostare i DAE all’esterno degli edifici, installandoli in teche protette che li rendano accessibili 24 ore su 24. Queste teche, progettate per resistere alle intemperie e ai tentativi di furto, hanno un costo contenuto, compreso tra i 300 e i 500 euro.
Un esempio virtuoso arriva da Busca, un comune in provincia di Cuneo, dove i 25 DAE pubblici sono tutti collocati all’esterno, garantendo ai 10.000 abitanti un accesso immediato in caso di emergenza.
Inoltre, IRC sottolinea l’importanza di un’applicazione nazionale per la geolocalizzazione dei DAE, come già previsto dalla legge 116 del 2021. “In caso di emergenza, ogni secondo conta,” spiega Imbriaco. “Un’app che mostri la posizione dei defibrillatori più vicini potrebbe salvare migliaia di vite.”
L’allarme degli esperti europei.
Federico Semeraro, presidente di European Resuscitation Council (ERC), ribadisce l’urgenza di intervenire: “La gestione dei DAE pubblici è un elemento cruciale per garantire un intervento tempestivo in caso di arresto cardiaco. Dobbiamo sviluppare strategie innovative per massimizzarne l’efficacia e rendere equo l’accesso a questi strumenti salvavita.”
I numeri dell’emergenza.
Gli arresti cardiaci sono un’emergenza sanitaria di proporzioni enormi:
- 400.000 casi all’anno in Europa, di cui 60.000 in Italia.
- Solo il 58% delle persone interviene con il massaggio cardiaco e il 28% utilizza un defibrillatore.
- La sopravvivenza finale è di circa l’8%, ma potrebbe aumentare significativamente con un intervento tempestivo.
Cosa fare?
IRC propone un piano d’azione articolato:
- Spostare i DAE all’esterno: Installare teche protette per garantire l’accessibilità 24/7.
- Geolocalizzazione: Sviluppare un’app nazionale per individuare rapidamente i defibrillatori più vicini.
- Formazione e sensibilizzazione: Insegnare ai cittadini a riconoscere un arresto cardiaco e a intervenire con manovre salvavita.
Un futuro più sicuro.
La strada da percorrere è chiara, ma richiede l’impegno di tutti: istituzioni, professionisti sanitari e cittadini. Come sottolinea IRC, “ogni minuto perso è una vita in pericolo.”
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