Infermieri, un popolo di disperati alla ricerca della patria perduta.
Dopo l’introduzione della nuova figura dell’Assistente Infermiere, voluta dalla Federazione Nazionale FNOPI ma non dalla maggioranza degli infermieri, molti hanno espresso opposizione per diverse ragioni. Nonostante ciò, il progetto è andato avanti. Questo episodio evidenzia la qualità della democrazia vigente. Questioni di tale importanza dovrebbero essere discusse in un Congresso Nazionale, coinvolgendo tutte le figure interessate, per valutare attentamente tutte le implicazioni, evitando discussioni accese e raccolte firme. In questo clima di disaccordo, molti sindacati sono rimasti in silenzio, mentre alcuni hanno sostenuto la nuova figura per ambizioni di potere. È tempo di agire con decisione.
La carenza di infermieri non si risolve introducendo nuove figure, come l’Assistente Infermiere (ripristinando l’ex infermiere generico), ma piuttosto migliorando le figure già esistenti, come gli infermieri e gli OSS, come molti hanno giustamente sottolineato. Ora che questa nuova figura è stata introdotta, dobbiamo sperare che il numero di infermieri sia sufficiente, altrimenti si presenteranno ulteriori problemi. Forse il Valore del Profilo Professionale è stato interpretato in modo diverso, anziché rafforzato, nel trentennale della sua creazione, evitando così le numerose discrepanze quotidiane che ancora si verificano nei reparti ogni giorno. Molti colleghi, che fino a poco tempo fa erano disperati, ora si sono rassegnati, considerando i tempi e i momenti poco favorevoli. Un famoso proverbio afferma: “i guai della pentola li conosce solo il cucchiaio che mescola nella stessa”, quindi solo chi lavora ogni giorno conosce i numerosi problemi che si presentano nei diversi reparti, alcuni comuni a tutti, altri specifici delle varie Unità Operative Mediche, Chirurgiche o nella Sanità Territoriale.
In Italia, il pressapochismo è diventato cultura. Si collaborano le forze solo nei momenti di emergenza, nella drammaticità degli eventi, come durante il Covid, per poi dimenticarsene. Passata la crisi, tutto torna come prima. Si continua a vivere nei propri individualismi o nel proprio habitat. Manca ancora il senso e il valore di comunità. Ognuno pensa a modo suo, senza capire che come categoria professionale siamo uniti da un unico Codice Deontologico e da un unico Profilo Professionale, indipendentemente da dove viviamo e lavoriamo, che sia ospedale o territorio, sia al Sud che al Nord. La realtà quotidiana parla da sé. I problemi ormai sono comuni in tutta Italia. Quindi, o ci uniamo o spariremo pian piano, ci vorrà del tempo, ma l’esito sarà inevitabile.Sostituire il testo del blocco selezionato
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Attualmente, ognuno esprime la propria opinione dal proprio punto di vista, ma nessuno affronta la vera natura del problema che affligge la professione infermieristica. Personalmente, ho già condiviso le mie riflessioni QUI, concentrandomi su tre problemi principali. Rivolgendomi ai Colleghi, dico: smettiamo di parlare solo tra noi. Comunichiamo i nostri pensieri alla Comunità o all’Ordine Professionale di appartenenza, e coloro che rappresentano la categoria a ogni livello siano più attenti alle voci che richiamano il vero senso della professione. Il silenzio prevalente è segno di una profonda rassegnazione. Forse nessuno ci pensa!
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