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Infermieri, Oss e Medici di base: alla sanità regionale del FVG mancano 1.400 figure.

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La carenza di personale nella sanità pubblica è ormai una crisi conclamata, con un fabbisogno che si aggira intorno alle 1.400 figure professionali in tutta la regione. A lanciare l’allarme è la Funzione Pubblica Cgil di Udine (Friuli-Venezia Giulia), che denuncia la mancanza di medici di base, infermieri e operatori socio-sanitari (Oss), frutto di anni di mancata copertura del turnover, carichi di lavoro insostenibili e contratti poco competitivi.

Secondo Andrea Traunero, segretario provinciale della FP-Cgil, e Claudio Palma, delegato Asufc, la carenza più grave riguarda gli infermieri (oltre 800) e gli Oss (oltre 400). A questi si aggiungono dai 150 ai 200 medici di base, la cui assenza aumenta la pressione sui pronto soccorso e sulla rete territoriale. «Il quadro che emerge – spiegano i sindacalisti – è destinato a peggiorare se non verranno prese misure tempestive, nonostante le rassicurazioni delle istituzioni».

Un sistema al collasso.

I problemi della sanità in regione, secondo i due rappresentanti sindacali, sono diventati cronici. La situazione è aggravata dalla gestione “approssimativa” del personale sanitario a livello regionale e provinciale, con la mancanza di figure essenziali come educatori, tecnici di radiologia, fisioterapisti e addetti amministrativi. «Nonostante le promesse di riorganizzazione, il personale è insufficiente e il ricambio generazionale è quasi inesistente», aggiungono.

Uno dei nodi critici è rappresentato dalle esternalizzazioni ai privati. Secondo Traunero e Palma, anziché potenziare i servizi pubblici, la sanità regionale ha venduto molte funzioni al miglior offerente, con un impatto negativo sui servizi erogati ai cittadini e sulle condizioni di lavoro del personale sanitario.

Il problema dei medici di base.

La carenza di medici di base è particolarmente preoccupante. L’assenza di questi professionisti incrementa la pressione sugli ospedali, sovraccaricando i pronto soccorso e i servizi di diagnostica, soprattutto nelle aree più isolate e di montagna. Questa carenza, secondo la FP-Cgil, è uno dei principali fattori che alimentano il circolo vizioso che rende il sistema sanitario sempre più inadeguato.

Le soluzioni proposte.

Per affrontare questa crisi, la FP-Cgil chiede una riforma su più fronti. In primo luogo, è necessario stringere nuovi accordi con le università per aumentare il numero di studenti nei corsi di laurea in infermieristica e nelle altre professioni sanitarie, al fine di garantire un adeguato ricambio generazionale. Al contempo, è urgente rendere i contratti più competitivi e attrattivi per evitare che i professionisti abbandonino la sanità pubblica.

Una maggiore contrattazione a livello regionale potrebbe essere utile per regolamentare gli orari di lavoro e migliorare la qualità della vita dei professionisti sanitari. Secondo Traunero e Palma, «l’equità e il rispetto della vita privata dei lavoratori devono essere centrali nelle trattative per risolvere la crisi attuale».

Occorre fermare l’esodo di professionisti.

Il sistema sanitario regionale ha bisogno di un intervento strutturale immediato per fermare l’esodo dei lavoratori e attrarre nuove leve. Solo attraverso una strategia concertata tra istituzioni, università e sindacati sarà possibile risolvere la carenza di personale e garantire un servizio sanitario efficiente e accessibile a tutti i cittadini.

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