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Infermieri nelle carceri: una missione tra etica, deontologia e sfide quotidiane.

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L’infermieristica penitenziaria rappresenta un ambito spesso ignorato, ma fondamentale per garantire il diritto alla salute dei detenuti, un principio sancito dall’articolo 32 della Costituzione italiana. Mariaflora Succu, presidente della cooperativa sociale Libera, racconta la sua esperienza negli istituti penitenziari della Toscana, mettendo in luce la complessità e l’importanza di questa professione.

Il contesto: chi sono gli infermieri delle carceri

Gli infermieri che operano nelle carceri toscane sono circa 60, distribuiti in strutture come Sollicciano, il Gozzini, il Meucci e altre. Il loro compito non si limita alla somministrazione di farmaci o alla gestione di emergenze sanitarie: è un lavoro che richiede una profonda consapevolezza etica e deontologica. “Non curiamo il detenuto in base a ciò che ha fatto. Curiamo la persona, e basta”, afferma Succu.

Sfide e difficoltà

L’ambiente carcerario presenta sfide uniche:

  • Condizioni fisiche e psicologiche: lo squallore degli spazi e l’isolamento possono aggravare il disagio dei detenuti, influenzando negativamente anche il personale.
  • Sicurezza: gli infermieri spesso lavorano in contesti critici, tra detenuti agitati o con problematiche psichiatriche, a volte senza un’adeguata tutela.
  • Complessità del ruolo: oltre all’assistenza sanitaria, devono interfacciarsi con polizia penitenziaria, ASL e altre figure professionali, navigando tra obiettivi spesso contrastanti.

Un lavoro di relazioni umane

La chiave, secondo Succu, è mantenere sempre un approccio rispettoso e cortese. “Quando incontro i detenuti li guardo in faccia, li ascolto. Anche se non posso aiutarli direttamente, mostro disponibilità. Questo spesso evita intemperanze”, spiega. Tuttavia, non mancano situazioni critiche che mettono alla prova anche i professionisti più esperti.

La necessità di valorizzare l’infermieristica penitenziaria

Mariaflora Succu sottolinea l’urgenza di dare maggiore visibilità e riconoscimento a questa branca della professione. Eventi come quelli organizzati dalla federazione infermieristica al carcere di Bollate rappresentano passi avanti, ma sono necessarie ulteriori iniziative per supportare gli infermieri in questo campo.

Ripensare il carcere: da luogo di punizione a opportunità di riscatto

Oltre al ruolo sanitario, Succu propone un cambiamento nel paradigma carcerario italiano, ispirandosi a modelli virtuosi internazionali. “Dobbiamo offrire ai detenuti opportunità di lavoro e riabilitazione, per evitare che tornino a delinquere una volta usciti. In altri Paesi, dove ciò accade, la recidiva è bassissima”, osserva.

Molto più di un lavoro

L’infermieristica penitenziaria è molto più di un lavoro: è una missione che intreccia competenze cliniche, etica e umanità. Gli infermieri come Mariaflora Succu ci ricordano che il diritto alla salute è universale e che anche in un contesto difficile come il carcere, è possibile fare la differenza con professionalità e rispetto.

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