Infermieri: la motivazione professionale.
La professione infermieristica è sempre stata associata alla condizione di aiuto, basata sui concetti di aiutare, prendersi cura e assistere la persona. Inoltre, si possono elencare diverse caratteristiche proprie del ruolo sociale dell’infermiere come l’interesse verso la professione, il rispetto verso chi ha bisogno di aiuto e la detenzione di conoscenze e competenze aggiornate.
Nel definire chi sia un infermiere oggi è inevitabile affrontare e comprendere i tre cardini fondamentali, risultanti del processo di professionalizzazione:
Con il DM 739/94 viene riconosciuto formalmente il profilo professionale dell’infermiere, che lo rende il “responsabile dell’assistenza infermieristica”, garantendo il possesso di un diploma abilitante e dell’iscrizione ad un albo professionale. La legge 42/99 fa compiere un ulteriore passo avanti, abrogando il termine “ausiliario” ed il mansionario (una specie di “check-list” che includeva ciò che l’infermiere poteva o non poteva fare), ed istituendo un codice deontologico, aprendo in tal modo la strada verso un’autonomia non solo pratica ma intellettuale della figura infermieristica. Autonomia che verrà sancita in seguito con la legge 251/00, ove si richiamano gli operatori delle professioni sanitarie a “svolgere attività dirette alla prevenzione, cura e salvaguardia della salute individuale e collettiva, espletando le funzioni individuate dalle norme istitutive dei relativi profili professionali nonché degli specifici codici deontologici ed utilizzando metodologie di pianificazione per obiettivi dell’assistenza”. Il cittadino, che non sarà più definito “paziente” ma “cliente ”, non è più lasciato a margine dell’assistenza ,ma inglobato nel percorso di cura e di formazione che verrà pensato e proposto sulla base delle sue necessità. Si evidenzia , inoltre, ciò che l’infermiere deve fare, ossia deve apportare dei cambiamenti positivi concernenti la salute del cliente , cercando di coinvolgerlo nel raggiungimento di una nuova autonomia, di cui la patologia potrebbe averlo privato. Il personale si deve sentire parte del tutto e deve essere incoraggiato a stabilire i propri obiettivi e le proprie modalità di raggiungimento degli stessi. Un ulteriore fattore significativo nel mantenere la motivazione professionale sembra essere la coerenza fra gli obiettivi del personale e gli obiettivi dell’organizzazione. E’ fondamentale che l’ infermiere si “riconosca” nell’organizzazione. L’insoddisfazione lavorativa porta con sé un impatto negativo a livello di produttività. Spesso è uno dei fattori determinanti l’abbandono del lavoro o comunque di un frequente turn over di personale, che incide notevolmente sui costi, sui tempi e sulla qualità del servizio offerto.
Osservando il comportamento umano si può intendere che tutte le azioni che si compiono siano in una certa maniera guidate da due impostazioni:
- gli scopi, ossia ciò a cui si tende, a cui si vuole giungere, a cui si indirizzano le proprie azioni, i propri sforzi;
- i risultati a cui si punta per raggiungerli.
Non si può quindi pensare ad un individuo che viva la sua esistenza senza motivazioni, poiché sarebbe un essere apatico, abulico e senza nessuna spinta all’esistenza.
Secondo Locke la soddisfazione lavorativa è “uno stato emotivo positivo (emozione) risultante dalla percezione (cognizione) della propria attività lavorativa (comportamento)”. Possiamo considerarla come la somma di tre componenti fondamentali:
- Valori personali connessi al lavoro: ciò che l’individuo assegna soggettivamente alla sua esperienza professionale;
- Importanza: differenze individuali dei valori e dei significati verso il lavoro e per la rilevanza assegnata ;
- Percezione: valutazione individuale dell’ambiente organizzativo e del contenuto del lavoro, dei valori, delle attese, delle potenzialità e dei limiti soggettivi .
In ambito infermieristico, gli studi effettuati sulle caratteristiche del lavoro hanno voluto analizzare quanto la soddisfazione lavorativa ed i relativi fattori condizionanti, possano a loro volta influenzare la scelta del lavoratore riguardo l’intenzione di lasciare la professione.
Il supporto organizzativo è fondamentale nelle situazioni di turnover, burnout, e soddisfazione lavorativa.
Il benessere organizzativo diventa quindi una variabile fondamentale nel valutare il buon funzionamento delle Aziende e la soddisfazione del dipendente. La letteratura scientifica suggerisce che alcune variabili come la qualità delle relazioni inter professionali, il riconoscimento dell’autonomia decisionale e possibilità di crescita professionale sono correlati positivamente alla soddisfazione lavorativa. L’ autonomia professionale deve essere considerata come una spinta intellettuale, unita all’abilità ed alla conoscenza tecnica, che permette di migliorare in modo da poter offrire un’assistenza sempre migliore. Risultato di ciò sarà un ambiente di lavoro, inteso come ambito pubblico, privato o autonomo, positivo e confacente il grado di professionalità, acquisito dapprima mediante la legislatura, ed in seguito arricchito di strumenti che hanno il compito di far crescere sotto vari aspetti il professionista sanitario.
Altre variabili invece quali uno stile manageriale autoritario da parte dei dirigenti, la mancata programmazione e organizzazione delle attività assistenziali, una marcata gerarchia nei rapporti con gli altri professionisti sono correlati positivamente all’insoddisfazione lavorativa.
Secondo Donabedian la soddisfazione degli infermieri è legata al concetto di qualità. Basti pensare che un clima più favorevole e di benessere all’interno del reparto porterebbe gli infermieri ad adoperarsi con più motivazione, poiché sarebbero in grado di manifestare la loro professionalità verso gli utenti ed al contempo avere una buona relazione con coordinatori e colleghi.
Eisenberger definisce il Supporto Organizzativo come ciò che il dipendente percepisce di quanto l’organizzazione sia attenta a valutare i contributi dati dai lavoratori ed il loro grado di benessere. Perciò più alto sarà il supporto percepito dal lavoratore, più alto sarà il suo “ritorno” inteso come prestazione lavorativa, poiché si sentirà in dovere di dare il meglio di sé all’azienda che si prende cura di lui.
Per Avallone e Bonaretti (2003) una organizzazione può considerarsi sana se:
- Allestisce un ambiente di lavoro salubre, confortevole ed accogliente;
- Pone obiettivi espliciti ed è coerente tra enunciati e prassi operative;
- Riconosce e valorizza le competenze e gli apporti dei dipendenti e stimola nuove potenzialità;
- Ascolta le istanze dei dipendenti;
- Vi è la presenza nell’organizzazione di processi di negoziazione in cui viene riconosciuta l’esistenza delle due parti(dirigenza-dipendenti), che interagiscono in base a regole di reciprocità;
- A tutti è consentito l’accesso all’informazione e vi sono strumenti e regole chiare per la diffusione delle informazioni;
- Adotta tutte le azioni per prevenire gli infortuni e i rischi professionali;
- Stimola un ambiente relazionale franco, comunicativo, collaborativo;
- Assicura scorrevolezza operativa, rapidità di decisione, supporta l’azione verso gli obiettivi;
- Assicura equità di trattamento a livello retributivo, di assegnazione di responsabilità, di promozione del personale;
- Stimola nei dipendenti il senso di utilità sociale, contribuendo a dare senso alla giornata lavorativa dei singoli e al loro senso di contribuire a risultati comuni.
Il panorama sanitario del nostro Paese sta cambiando in maniera molto veloce e ciò è dato dal contesto lavorativo sempre più stressante e dalle scelte politiche in materia sanitaria messe in atto negli ultimi decenni.
Come conseguenza di ciò, purtroppo, ultimamente, si sente spesso parlare di insoddisfazione del personale infermieristico, tanto da portare ad un abbandono della propria professione perchè si trova quotidianamente di fronte a sfide complesse costituite dalle condizioni cliniche degli utenti e dalla relazione spesso conflittuale con l’organizzazione in cui lavora. Si vuole sottolineare, che gli infermieri nelle aziende sanitarie rivestono un’importanza fondamentale, in quanto rappresentano l’istituzione nell’incontro con il paziente; pertanto la motivazione al lavoro e gli atteggiamenti possono influire notevolmente sull’efficacia e sull’ efficienza dell’azienda stessa.
Dott.ssa Monica Cardellicchio, Infermiera
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