Infermiere in gravidanza e assunzioni posticipate: la Regione Lazio smentisce discriminazioni.
Le assunzioni di infermiere vincitrici di concorso pubblico nel Lazio, posticipate al termine della maternità obbligatoria, hanno scatenato un acceso dibattito. Mentre l’Unione Sindacale di Base (USB) denuncia discriminazioni, la Regione Lazio ha categoricamente respinto ogni accusa, affermando che tutte le normative sono state rispettate.
La denuncia: assunzioni rimandate dopo la maternità obbligatoria.
Secondo quanto riportato dall’USB, alcune aziende sanitarie del Lazio avrebbero chiesto alle infermiere in stato di gravidanza o puerperio di posticipare l’inizio del rapporto di lavoro. La denuncia si riferisce ad Asl come Roma 2, Rieti, l’Ifo e l’azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata.
Maurizio Zega, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche (Opi) di Roma, ha definito queste pratiche una “macroscopica offesa alla dignità delle donne”. Secondo Zega, posticipare l’assunzione di professioniste per motivi legati alla gravidanza rappresenta una violazione dei principi costituzionali (articoli 3, 4, 31, 37 e 51), delle norme del Codice delle Pari Opportunità (D.Lgs. 198/2006) e delle direttive europee.
Il presidente ha inoltre sottolineato che:
- Un trattamento meno favorevole verso le donne in gravidanza è discriminatorio;
- Questo tipo di pressioni potrebbe essere interpretato come una forma di coercizione psicologica, configurando un reato.
Zega ha invitato la Regione Lazio a intensificare i controlli e prendere provvedimenti contro eventuali discriminazioni, ribadendo la necessità di rispettare la dignità delle professioniste.
La risposta della Regione Lazio: nessuna discriminazione.
In una nota ufficiale, la Regione Lazio ha smentito le accuse, affermando che le assunzioni delle infermiere vincitrici di concorso pubblico si sono svolte nel pieno rispetto delle normative.
Ecco i principali punti della Regione:
- La Asl Roma 2 ha dichiarato che nessun incarico è stato differito per motivi legati alla maternità;
- La Asl di Rieti ha citato come esempio l’assunzione recente di un’assistente sociale durante la gravidanza, negando discriminazioni di genere o per stato di salute;
- L’azienda San Giovanni Addolorata, unico caso citato, ha ammesso un errore interpretativo iniziale, ma lo ha corretto garantendo l’assunzione dell’infermiera coinvolta a partire dal 25 novembre.
La Regione ha quindi ribadito che i diritti di maternità delle professioniste sanitarie sono stati pienamente garantiti e che nessuna pratica discriminatoria è stata messa in atto.
Un tema che solleva interrogativi.
Questo caso evidenzia la complessità dell’equilibrio tra rispetto delle normative e percezione di eventuali discriminazioni nei confronti delle lavoratrici in gravidanza. La vicenda ha acceso il dibattito su come garantire parità di trattamento nel mondo del lavoro sanitario, mantenendo sempre alta l’attenzione sui diritti delle donne e delle professioniste.
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