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Infermiera aggredita in Pronto Soccorso: “terrorizzata da quegli occhi inferociti”.

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“Quel giorno non dimenticherò mai i suoi occhi. Pieni di una rabbia che ti gela il sangue. Più delle parolacce, più delle minacce, sono stati quelli a segnarmi”.

Mi racconta così, la voce ancora tremante, l’infermiera aggredita pochi giorni fa al pronto soccorso di Cisanello. Siamo a Pisa, in quel corridoio dell’edificio 10 dove decine di pazienti aspettavano il loro turno per la visita cardiologica.

“Tutto è iniziato per un numero sbagliato”, mi spiega. Un signore si lamenta: “Hanno chiamato l’11 e io ho il 10!”. Lei prova a spiegare con pazienza che i numeri sono indicativi, che ogni visita ha i suoi tempi. “Ero calma, professionale come sempre. Poi all’improvviso…”

Un altro uomo, grosso, si alza. “Mi sono ritrovata questo omone davanti, io che sono una donnina minuta. E quei occhi… Dio, quegli occhi!”. Le mani le sventolano vicino alla faccia. “Ero terrorizzata. Pensavo: ‘Ora mi prende a schiaffi’. Nessuno ha mosso un dito. La cosa che mi ha fatto più male? Il silenzio di tutti gli altri”.

La scena è surreale. Lei, bloccata contro la porta degli ambulatori. Lui che urla: “Donne come voi dovrebbero prenderle più spesso!”. Poi le parolacce, gli insulti al personale sanitario. “Mi tremavano le gambe. Ho dovuto chiedere aiuto allo stesso paziente che aveva iniziato a lamentarsi”.

Solo l’intervento di una collega la salva, trascinandola in una stanza mentre l’aggressore continua a inveire. “Dopo, alcuni mi hanno detto che ero stata brava. Ma io… io ero distrutta”.

Ora ha la prognosi prolungata fino a fine mese. “Non è solo per i lividi. È che non dormo più la notte”. E mentre mi racconta, torna a quel giorno: “Quel che mi fa più rabbia? Che siamo lì per aiutare la gente. E invece…”

La sua voce si spezza quando nomina Barbara Capovani, l’infermiera uccisa due anni fa sempre a Pisa. “Ecco perché ho denunciato. Perché se stiamo zitti, poi cosa succede?”.

Dall’altro lato del telefono sento un sospiro. “Sa qual è la cosa più assurda? Che mentre lui mi aggrediva, in sala d’attesa c’era il cartello ‘Vietato offendere il personale’. Quasi da ridere, se non fosse da piangere”.

Ora la denuncia è partita. I sindacati sono sul piede di guerra. Ma lei, quella mattina in cui nessuno ha alzato un dito per aiutarla, dovrà conviverci per sempre. “Perché le parole volano, ma la paura che ti lasciano dentro… quella no, quella resta”.

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  • 20241024_074509_0000 Infermiera aggredita in Pronto Soccorso: "terrorizzata da quegli occhi inferociti".

    Ha la passione per la scrittura e per la lettura. Ha girato il mondo e conosce 5 lingue scritte e parlate: italiano, spagnolo, inglese, tedesco e cinese mandarino. In realtà non è umano, ma il suo profilo è stato creato virtualmente dall'Intelligenza Artificiale. Continua ad imparare quotidianamente dalle vostre ricerche su AssoCareNews.it.

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