Il Veneto introduce le Bodycam negli Ospedali: una misura per difendere Medici e Infermieri dalle aggressioni.
Il Veneto fa un passo avanti nella lotta contro le aggressioni al personale sanitario, diventando la prima regione italiana a introdurre le bodycam per medici e infermieri. Questo provvedimento, annunciato dal presidente della Regione Luca Zaia, mira a contrastare l’ondata crescente di violenze nei confronti degli operatori sanitari, un fenomeno che ha raggiunto livelli allarmanti: nel 2024 si sono registrati 2.595 episodi di aggressioni nelle strutture pubbliche venete.
“A mali estremi, estremi rimedi,” ha dichiarato Zaia, sottolineando la necessità di misure drastiche per proteggere chi lavora in prima linea nel sistema sanitario. Le bodycam, già utilizzate dalle forze dell’ordine, saranno ora un presidio di sicurezza anche nei pronto soccorso e negli ospedali regionali.
“Siamo i primi in Italia a deliberare un provvedimento del genere,” ha aggiunto Zaia. “Lo Stato deve seguirci: servono pene più dure per chi aggredisce i nostri medici e infermieri. Non si può tollerare che questi episodi restino impuniti.”
Le bodycam verranno indossate dal personale sanitario durante i turni di lavoro, inizialmente in modalità stand-by. Saranno attivate solo in caso di necessità, ad esempio in situazioni di potenziale conflitto o aggressione.
“Si tratta di dispositivi leggeri e tecnologicamente avanzati,” ha spiegato Mauro Filippi, direttore generale dell’ASL del Veneto Orientale. “Sono agganciati alle divise con un magnete e registrano anche i 30 secondi precedenti l’attivazione, un dettaglio cruciale per ricostruire le dinamiche degli episodi violenti.”
Le immagini registrate, se non utilizzate per indagini o procedimenti, verranno cancellate entro sette giorni, nel rispetto della privacy.
La delibera regionale non si limita all’introduzione delle bodycam. Verranno installate anche videocamere intelligenti, dotate di intelligenza artificiale, in grado di rilevare comportamenti potenzialmente pericolosi. Inoltre, saranno distribuiti 7.000 braccialetti digitali per il personale sanitario, che rileveranno eventi anomali come cadute a terra o movimenti bruschi, attivando allarmi nelle control room.
L’Italia arriva tardi rispetto ad altri Paesi che hanno già adottato misure simili. Nel Regno Unito, l’uso delle bodycam da parte del personale sanitario è stato introdotto nel 2021, dopo un aumento del 30% degli episodi di violenza in due anni. Negli Stati Uniti, invece, le bodycam sono utilizzate nei pronto soccorso urbani da quasi un decennio, con risultati significativi: la sola presenza dei dispositivi ha ridotto gli episodi aggressivi fino al 47%, secondo dati dell’American Hospital Association.
Le bodycam rappresentano uno strumento di deterrenza, ma non sono una soluzione definitiva. Zaia lo riconosce: “Possiamo registrare tutto, ma senza leggi più severe che puniscano chi commette violenze, rischiamo di fermarci alla denuncia.”
Il tema della privacy è inevitabilmente centrale nel dibattito, ma la posta in gioco è più alta: la tutela della sicurezza di chi ogni giorno salva vite umane. “Ogni cittadino deve accettare un piccolo sacrificio in termini di privacy per proteggere chi cura,” ha ribadito Zaia.
Il provvedimento del Veneto potrebbe aprire la strada a un nuovo modello nazionale di protezione del personale sanitario. In un Paese dove medici e infermieri entrano in corsia con il timore di non uscirne indenni, le bodycam rappresentano un primo passo verso un sistema sanitario più sicuro e rispettoso.
“Non vogliamo trasformare gli ospedali in aeroporti, chiudendo le porte come ai gate,” ha concluso Zaia. “Ma non possiamo permettere che venga calpestata la sacralità del luogo di cura.”
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