Il bisogno di cure non può essere un’avventura.
Nella vita ci sono eventi e situazioni che, se vissuti direttamente o indirettamente, lasciano ferite incolmabili anche nelle persone presenti, mentre alle istituzioni pongono delle domande, talvolta scomode, almeno!
Interrogarsi dopo non ha senso.
È consuetudine, col senno di poi, discorrere dappertutto anche in televisione attraverso i tanti talk show. Da una parte i cittadini, dall’altra i rappresentanti istituzionali di ogni livello, continuano a sciorinare parole su parole, alimentando sofferenza in coloro che hanno vissuto o vivono momenti difficili. Mentre la politica promette impegno e soluzioni, che senza la coesione di tutte le componenti del SSN, è difficile affrontare problemi che investono l’intera nazione. Si continuano a rincorrere responsabilità da destra verso sinistra e viceversa, dimenticandosi che tutti coloro che in questi decenni si sono succeduti alle rappresentanze istituzionali, hanno solo applicato la legge della calcolatrice in modo indiscriminato, anziché ponderare risorse umane, mezzi e strutture.
Forse è il momento di mostrare umana sensibilità adoperandosi.
Facendo prevalere il buon senso ciascuno nel suo ruolo e nella sua funzione, perché dopo è inutile cercare colpe, responsabili o responsabilità. Volendo usare una famosa frase molto chiara, che afferma: “il letame più lo giri più puzza”, quindi il modo migliore per evitare inconvenienti che causano dolore e sofferenza è agire subito, tralasciando campanilismi di potere perché non servono. La memoria di un evento dovrebbe, anzi deve, scuotere le coscienze di tutti, affinché spiacevoli eventi in cui ci sono morti o il peggioramento di un malessere con conseguenze spesso significative, non possano che essere ulteriore segno di scarsa o nulla civiltà. Cercando di dare delle risposte per migliorare i punti deboli della catena al fine di ottimizzare non solo i soccorsi, ma anche le cure.
Affinchè la vita sia soccorsa e curata.
La natura umana e la vita, prima o poi, svestono la persona, facendogli capire che dinanzi alla malattia o agli eventi poco piacevoli, qualunque persona è un nulla. È utile riportare alla memoria di tutti la famosa poesia di Totò dal titolo “A Livella”. Basta riflettere solo su questo per poter capire l’esigenza di umanizzare veramente tale momento, senza fare delle classificazioni, oserei dire abissali, che continuano ad emergere: chi ha soldi o potere si può curare, dove e come, mentre chi ha poco o nulla, purtroppo, deve accontentarsi se va bene, altrimenti…deve solo affidarsi al Buon Dio. Così facendo si rischia di estendere questo nuovo target assistenziale anche alla medicina d’urgenza, al soccorso e al pronto soccorso, ripristinando il passato e mandando definitivamente al requiem il SSN nei suoi principi che lo hanno ispirato: universalità, uguaglianza ed equità e lo hanno esaltato in tutto il mondo.
In egual modo in ogni regione.
Ciò che amareggia e rammarica molto è che in Italia si sta andando verso una sanità a due corsie anche nelle regioni disagiate: quella per i ricchi e quella per i poveri. Questa situazione, al momento, non è fattibile nella sanità pubblica, soprattutto in alcune regioni del Sud, perché in questo momento l’Italia ha fame non solo di pane quotidiano, ma anche di sanità. Tracciare ulteriori disfunzioni significa andare verso il baratro, dove potrebbero iniziare ulteriori vie crucis di incerto riscontro, mettendo a rischio la stessa democrazia. In questo momento bisogna solo distribuire in modo equo risorse e mezzi in ogni provincia, attuando scelte mirate in base a criteri epidemiologici o a esigenze territoriali dovute a viabilità e orografia di zona, evitando dislivelli molto accentuati. Perciò, riscopriamo la vita e facciamo germogliare sentimenti di umanità e solidarietà. Le leggi sono fatte dagli uomini e sono suscettibili a cambiamenti in qualsiasi momento. Appare sempre più evidente che l’aria di potere in questi anni abbia fatto straripare fiumi di parole scollate dal suolo, ed ecco i risultati. Si continua a percorrere le proprie decisioni senza guardare e sentire il popolo e il personale che quotidianamente lavora tra difficoltà e disagi. La sanità pubblica, è già carente di posti letto e di personale. In una nazione senza più colori e senza più ideali, creare iniquità dinanzi al più elementare diritto sancito dalla nostra stessa costituzione è veramente paradossale. Vuol dire perdere quel comune senso di solidarietà nazionale, mettendo a rischio l’assistenza sanitaria per le prossime generazioni, che avranno ancora più problemi, non solo di sanità e violenza. Facciamo un mea culpa comune ed evitiamo di sollevare fumi, che alimentano solo parole senza creare amore per chi o coloro che hanno bisogno di cure. Accendiamo il lume della ragione che qualifica e quantifica lo spessore di essere persona umana non solo professionista, prima che il SSN finisca la sua storia e il suo triste destino.
Share this content: