Fondi contrattuali e fringe benefit: il caso dei 700.000€ bloccati nella Sanità Veneta.
Una recente sentenza della Corte dei Conti ha aperto la possibilità di utilizzare le risorse dei fondi contrattuali vincolati alla spesa del 2016 attraverso la trasformazione in fringe benefit, come i voucher spesa. Tuttavia, nel settore sanitario veneto questa opportunità sembra essersi arenata, sollevando polemiche e malcontento tra sindacati e lavoratori.
La proposta della FP CGIL e il rifiuto dell’Azienda.
La FP CGIL di Venezia, guidata dal segretario generale Ivan Bernini, ha avanzato oltre un mese fa una proposta chiara: sbloccare 700.000€ dei fondi contrattuali inutilizzabili a causa dei vincoli normativi e destinarli ai lavoratori sotto forma di voucher spesa. Questa soluzione, ispirata da sentenze e accordi già adottati in altri enti pubblici, mirava a fornire un beneficio tangibile per i dipendenti.
La risposta dell’azienda sanitaria, però, è stata negativa. Bernini ha spiegato che l’ente ha motivato il rifiuto con due argomentazioni principali:
- Le sentenze non sarebbero applicabili alla sanità.
Secondo Bernini, questa affermazione è priva di fondamento, poiché le sentenze della Corte dei Conti si applicano a tutta la Pubblica Amministrazione. - L’azienda “spende già troppo” per i dipendenti.
L’ente ha citato costi relativi a previdenza complementare, mensa e buoni pasto come giustificazione per non sbloccare le risorse.
Bernini ha definito questa posizione “incomprensibile” e ha criticato duramente il comportamento aziendale, affermando che “non c’è limite alla decenza”.
Fondi contrattuali e fringe benefit: una questione di equità.
I 700.000€ in questione provengono dai fondi contrattuali che normalmente sarebbero stati utilizzati per produttività, turni, straordinari, progressioni di carriera e incarichi. La sentenza della Corte dei Conti consente di trasformare queste risorse bloccate in fringe benefit, superando parzialmente i vincoli di spesa.
L’azienda, tuttavia, sembra voler mantenere il blocco delle risorse, facendo addirittura riferimento alla possibilità di finanziare il welfare aziendale con quei fondi. Bernini ha sottolineato che questa proposta significherebbe “ridurre il salario di produttività di tutti per finanziare il welfare di pochi”, un approccio che considera profondamente ingiusto.
La critica al Direttore Generale.
Un mese fa, il Direttore Generale dell’azienda si era impegnato a valutare la possibilità di utilizzare risorse di bilancio per implementare politiche di welfare. Tuttavia, secondo Bernini, non solo questa verifica non è stata fatta, ma l’assenza del Direttore Generale al tavolo delle trattative ha aggravato la situazione.
“Se confermerà il no all’utilizzo di quei soldi per fringe benefit, dovrà spiegarne le ragioni e rimangiarsi quanto si era impegnato a fare,” ha concluso Bernini.
Un appello alla responsabilità.
Il caso dei fondi contrattuali bloccati evidenzia una questione più ampia: l’importanza di garantire una gestione equa e trasparente delle risorse destinate ai lavoratori pubblici. In un momento in cui il costo della vita continua a crescere, la possibilità di trasformare fondi inutilizzabili in voucher spesa rappresenterebbe un sollievo concreto per i dipendenti.
Il sindacato attende ora una risposta definitiva dal Direttore Generale, con la speranza che prevalga il buon senso e che questi 700.000€ possano finalmente essere sbloccati per il beneficio della generalità dei lavoratori.
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