Dom. Set 1st, 2024
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Egr. Direttore di AssoCareNews.it,

pubblico questo articolo in modalità anonima per condividere una situazione lavorativa che sta causando notevole disagio all’interno della mia unità operativa. Come collega nel settore sanitario, mi trovo costretto a sfogarmi e a cercare consigli su come affrontare una decisione imposta senza alcuna consultazione o condivisione, una decisione che sta mettendo a dura prova la nostra capacità di offrire un’assistenza infermieristica di qualità ai pazienti.

Il Problema: Cambi di Turno Limitati e Settorializzati.

Recentemente, nella mia unità operativa è stato introdotto un nuovo regolamento che limita a tre il numero massimo di cambi turno mensili per ciascun operatore. Questo limite è stato inserito nel piano di lavoro senza alcuna forma di dialogo o consultazione con il personale coinvolto. Come se non bastasse, i cambi possono essere effettuati solo tra colleghi dello stesso settore, senza possibilità di supporto tra settori differenti, nonostante la struttura del reparto sia suddivisa in due ali (A e B), ciascuna con due settori.

Una Disparità nei Turni Notturni.

La situazione diventa ancora più complessa nei turni notturni. Nel settore B, infatti, manca completamente la presenza di Operatori Socio-Sanitari (OSS), lasciando gli infermieri da soli a gestire tutte le mansioni, dalla risposta ai campanelli al giro di controllo dei pazienti, fino allo svuotamento dei cateteri vescicali. Questa disparità di risorse tra i due settori durante il turno notturno non solo aumenta il carico di lavoro, ma crea una situazione di evidente disuguaglianza rispetto al settore A, dove è garantita la presenza di un OSS.

Un’Imposizione Unilaterale: Conseguenze e Impatti.

La decisione di imporre tali restrizioni in modo unilaterale, senza consultare il personale o tener conto delle necessità operative, ha generato scontento e frustrazione. In un contesto così delicato come quello sanitario, dove la collaborazione e la flessibilità sono fondamentali per garantire un’assistenza efficace e tempestiva, questa imposizione rischia di compromettere la qualità del servizio e il benessere degli operatori stessi.

Cosa Si Può Fare: Possibili Vie di Uscita.

La domanda che mi pongo, e che pongo a chiunque si trovi in una situazione simile, è: c’è una via di uscita? Esistono regolamentazioni o possibilità di intervento che ci permettano di contrastare questa decisione e riportare equilibrio nel nostro ambiente di lavoro?

1. Consultare il Sindacato. Il primo passo potrebbe essere quello di rivolgersi ai rappresentanti sindacali per verificare se le nuove disposizioni siano compatibili con le normative contrattuali e se vi sia margine per una mediazione o revisione del piano di lavoro.

2. Richiedere un Incontro con la Direzione. Organizzare un incontro formale con la direzione per esporre i problemi e le preoccupazioni del personale, sottolineando come queste decisioni possano impattare negativamente sull’efficienza operativa e sulla qualità dell’assistenza ai pazienti.

3. Documentare le Condizioni di Lavoro. Tenere traccia di tutte le situazioni in cui le nuove regole creano disservizi o mettono a rischio la sicurezza dei pazienti, per avere una base solida su cui fondare eventuali segnalazioni formali.

4. Creare Solidarietà tra Colleghi. Unire le forze con i colleghi per presentare una lettera congiunta alla direzione, nella quale vengano esplicitate le problematiche generate da questa nuova organizzazione del lavoro.

In un ambiente complesso e delicato come quello sanitario, le decisioni che riguardano l’organizzazione del lavoro dovrebbero essere il risultato di un dialogo aperto e condiviso tra tutte le parti coinvolte. Imporre regole rigide e unilaterali rischia non solo di creare malcontento tra gli operatori, ma anche di compromettere la qualità del servizio offerto ai pazienti. Mi auguro che condividere questa esperienza possa essere utile per chi si trova in situazioni simili e possa stimolare una riflessione su come migliorare l’organizzazione del lavoro nelle nostre unità operative.

Grazie e buona serata.

Filippo, Infermiere

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