Dom. Lug 21st, 2024

Aodi: il 35% dei bambini e delle donne, nel mondo, nei Paesi in via di sviluppo, muoiono ancora per le conseguenze della fame e della malnutrizione. E in particolar modo questo accade nei luoghi dilaniati dai conflitti troppo spesso dimenticati».

Dopo 24 anni in cui nessun presidente della Repubblica italiano aveva mai fatto visita al proprio omologo brasiliano, Sergio Mattarella è volato nel Paese sudamericano per incontrare Luiz Inacio Lula da Silva.

Al centro delle discussioni tra Mattarella e Lula non sono mancati i temi caldi “al centro dell’agenda politica globale”, tra cui il contrasto ai cambiamenti climatici e la risposta alla crisi energetica, ma anche la stretta attualità dei Paesi in difficoltà, bisognosi di aiuti concreti dalla Ue, quali la sicurezza alimentare e le diseguaglianze sociali, nonché le guerre che dilaniano la quotidianità, quali Medioriente e Ucraina. Per quanto riguarda il conflitto in Ucraina, i due presidenti si sono detti d’accordo sul fatto che sia necessario partire dal diritto internazionale per ottenere una pace “giusta, stabile e duratura”. Invece, sul Medio Oriente, hanno entrambi sottolineato come sia fondamentale arrivare a una soluzione basata su due popoli e due Stati, quello israeliano e quello palestinese.

Ad analizzare positivamente il faccia a faccia tra Italia e Brasile, non senza le indispensabili riflessioni sul maggiore coinvolgimento delle politiche mondiali, sopraggiunge puntuale l’autorevole voce del Prof. Aodi, medico ed esperto di comunicazione e di politica internazionale che, da anni, insieme alle associazioni, Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera, Umem, Unione Medica Euromediterranea, e Movimento Uniti per Unire, si batte per il ruolo fondamentale della cooperazione internazionale nella lotta alle diseguaglianze economiche e sociali.

«Non possiamo che apprezzare l’impegno del Presidente Mattarella, che abbiamo sempre giudicato una figura al di sopra delle parti, come il suo ruolo del resto gli compete, scevro da qualsiasi legame politico, capace di incarnare alla perfezione l’equilibrio e la moralità. In tal senso, l’incontro tra Mattarella e il leader brasiliano Lula, a rappresentare, da una parte, l’Europa delle Grandi Potenze, e dall’altra le realtà sudamericane del Mercosur, il Mercato comune dell’America meridionale (Brasile-Argentina-Uruguay e Paraguay), non è di certo passato inosservato ai nostri occhi.

Siamo sempre più convinti che fortificare le relazioni internazionali e i rapporti diplomatici sia indispensabile per ridurre, sempre di più, le differenze tra nazione e nazione. Certo, è utopistico immaginare che si possa arrivare un giorno, nel mondo, ad azzerare del tutto le disparità economiche e sociali, oppure quelle legate all’istruzione e alla sanità, ma è chiaro che, ad avvicinare i Paesi più forti con quelli in via di sviluppo, devono contribuire la diplomazia, le cooperazioni internazionali e l’impegno di realtà solide come Unione Europea e Stati Uniti, che devono proiettarsi maggiormente verso le complesse problematiche di America Latina, Africa e Asia.

Non smetteremo mai di sottolineare che intensificare la cooperazione internazionale vuol dire contribuire alla crescita delle Nazioni più deboli, arginando gli esodi incontrollati di essere umani.

Significa che, se un Paese come l’Italia, non da solo naturalmente, ma con il sostegno degli altri membri della Ue, lavora per la crescita di economia, sanità, istruzione, artigianato, agricoltura, come in questo caso, a favore del Sudamerica, è possibile contribuire ad arginare sul nascere quei pericolosi esodi che, per quanto riguarda ad esempio medici e infermieri, “indeboliscono” i sistemi sanitari locali, per non parlare poi dei “fiumi di esseri umani” che ogni anno lasciano le terre natie alla ricerca di un futuro migliore.

Da una parte, per tanto, occorre sostenere, come noi non smetteremo mai di sottolineare, la buona immigrazione. Occorre sempre favorire e avvantaggiare i percorsi all’insegna delle eccellenze che lasciano la propria terra per costruirsi un futuro migliore in un altro Paese, ma, nel contempo, con gli aiuti internazionali nei luoghi bisognosi, si può e si deve arginare quella fuga incontrollata di esseri umani che, invece, rimanendo a casa propria, con il sostegno delle nazioni più forti, potrebbero crearsi futuro dignitoso.

La parola d’ordine è quindi quella investire nel futuro di realtà in perenne difficoltà ma dalle enormi potenzialità come America Latina, Africa e Asia: sanità, scuola, economia, piccola imprenditoria, artigianato, agricoltura, necessitano ora più che mai degli aiuti dell’Europa.

Nel caso della sanità, perno di ogni nazione che vuole vincere le sfide delle nuove pandemie, occorre contribuire a formare il personale sul posto, sfruttando ad esempio la telemedicina, il digitale e la tecnologia, arginando in questo caso i “Deserti Sanitari”.

Non possiamo dimenticare, inoltre, che il 35% dei bambini e delle donne, nel mondo, nei Paesi in via di sviluppo, muoiono ancora per le conseguenze della fame e della malnutrizione. E in particolar modo questo accade nei luoghi dilaniati dai conflitti troppo spesso dimenticati».

Il Prof. Aodi, oltre 25 interventi al giorno sulla stampa internazionale tra interviste e citazioni, sprona da anni “la politica dei Grandi” a smettere di guardare solo ai propri interessi. Nascondendo la testa sotto la sabbia il mondo non sarà mai in grado di progredire e aumenteranno le disparità, con poche nazioni che “navigano nell’oro” e tante, troppe, che annaspano nelle difficoltà.

«L’Italia, in questo senso, continua Aodi, ha il dovere di rafforzare il ruolo e la credibilità della propria politica estera, evitando di mettersi in coda agli altri Paesi europei nelle decisioni da prendere, ma assumendo l’autorevolezza che gli compete per intraprendere azioni risolutive.

Non possiamo che apprezzare il fatto che Mattarella e Lula non si siano solo soffermati a discutere solo di Italia, Ue e America Latina, ma abbiano toccato anche il tema dei conflitti che insanguinano la nostra quotidianità, come quello nella Striscia di Gaza e quello Russia-Ucraina.

Rinnoviamo, come Mattarella del resto ha fatto, il nostro appello per il cessate il fuoco e la pace in Medioriente, con la necessità di creare “Due Stati e due Popoli”, per mettere fine, una volta per tutte, ad una guerra assurda che non condurrà da nessuna parte. Occorre intensificare i corridoi umanitari e aumentare il numero degli ospedali mobili.

Nella Striscia di Gaza, secondo le statistiche aggiornate dell’unione medica Euro Mediterranea (UMEM) ed i nostri medici rappresentanti locali , grazie ai propri corrispondenti, oltre 120 nel mondo, aumentano sempre di più morti, feriti e sfollati, nonché i dispersi. Siamo di fronte ad una vera ecatombe.

Oltre 39mila sono i decessi, oltre 80mila sono i feriti, il 70% sono bambini e donne, oltre 50 sono i minori morti di fame e di stenti, senza dimenticare che siamo di fronte al 95% di sfollati. Il 75% della popolazione nella Striscia di Gaza rischia di morire per le conseguenze della malnutrizione.

Le conseguenze possono essere devastanti sulla crescita di questi bambini, con l’aumento di patologie legate ad una nutrizione non regolare. Le politiche mondiali non possono rimanere inermi di fronte a tutto questo.

Così il Prof. Foad Aodi. Presidente del Movimento Uniti per Unire ed Amsi (Associazione Medici di origine Straniera in Italia), nonché docente all’Università di Tor Vergata e già 4 volte Consigliere dell’Ordine di Roma e membro registro esperti della Fnomceo e direttore sanitario del Centro Medico Iris Italia e Direttore scientifico di agenzie di stampa italiane e straniere, con l’impegno a favore di tutti senza distinzione.

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