Empoli, tecnici a processo per aver spiato 70 infermiere e dottoresse nelle docce dell’ospedale.
Il giudice Franco Attinà ha disposto l’apertura della fase istruttoria del processo contro i tre tecnici accusati di interferenze illecite nella vita privata altrui, aggravate da motivi abietti. L’udienza è fissata per il 5 maggio 2025, accogliendo così la richiesta della procura.
I fatti.
L’accusa coinvolge un 57enne fiorentino, un 37enne del Pisano e un 41enne della provincia di Firenze, tutti dipendenti di un’azienda esterna all’ospedale San Giuseppe di Empoli. Secondo le indagini, i tre avrebbero:
- Installato una telecamera nei bagni e spogliatoi femminili della struttura ospedaliera.
- Collettato il dispositivo tramite un cavo a un monitor, posizionato in un magazzino utilizzato dai tecnici.
L’indagine è partita nel maggio 2023, quando un’infermiera, accortasi della minuscola telecamera incastonata nel muro mentre faceva la doccia, ha denunciato l’accaduto.
Le vittime.
Le indagini, coordinate dal PM Sandro Cutrignelli, hanno rivelato che circa 70 donne — tra infermiere, dottoresse e OSS — sarebbero state oggetto di questa violazione della privacy. Sebbene inizialmente si ipotizzasse una diffusione delle immagini online, gli inquirenti hanno escluso questa eventualità.
A seguito della notizia, altre 70 denunce sono state depositate in procura, e 50 professioniste sanitarie si sono costituite parte civile nel processo.
Conseguenze e responsabilità.
Oltre ai tre imputati, è stata citata come responsabile civile anche la ditta esterna presso cui lavorano i tecnici. In caso di condanna, questa sarà chiamata a risarcire i danni in solido con gli imputati. Anche la Asl Toscana Centro si è costituita parte civile.
La fase processuale
La prossima udienza, fissata per il 5 maggio 2025, segnerà l’inizio della fase istruttoria del processo, durante la quale verranno approfondite le responsabilità degli imputati e il loro coinvolgimento nella vicenda.
Riflessioni sulla sicurezza negli ospedali.
L’episodio solleva interrogativi sull’efficacia dei controlli e sulla sicurezza degli ambienti lavorativi all’interno delle strutture sanitarie, spesso teatro di violenze e violazioni contro il personale, soprattutto femminile. La vicenda mette in luce la necessità di:
- Rafforzare i controlli sulle aziende esterne che operano all’interno degli ospedali.
- Implementare misure di videosorveglianza interna mirate a prevenire abusi simili.
- Garantire un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso per tutto il personale sanitario.
Il processo rappresenta un passo importante verso la giustizia per le professioniste coinvolte, e pone l’accento sulla necessità di una maggiore attenzione alla tutela della privacy e della dignità del personale sanitario nei luoghi di lavoro.
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