Emergenza liste d’attesa in Piemonte: medici in prima linea, ma la situazione è critica.
Per far fronte ai ritardi nelle prestazioni, il personale sanitario lavorerà anche nei weekend. Ma le soluzioni sono sufficienti?
Le liste d’attesa per le visite specialistiche in Piemonte sono sempre più lunghe, costringendo i cittadini a rinunciare alle cure o a rivolgersi al privato. Di fronte a questa emergenza, la Regione ha deciso di intensificare gli sforzi, chiedendo ai medici e agli infermieri di lavorare straordinari anche nei giorni festivi. Ma questa misura sarà sufficiente a risolvere un problema radicato da anni?
Secondo i dati più recenti, per una semplice visita endocrinologica si possono attendere anche più di 300 giorni. Situazioni simili si registrano per ecografie, visite gastroenterologiche e mammografie. Per cercare di arginare questa situazione, la Regione ha istituito una task force dedicata e ha promosso una serie di iniziative, tra cui:
- L’aumento delle ore lavorative: Medici e infermieri saranno chiamati a lavorare oltre il normale orario, anche nei weekend, per smaltire l’arretrato.
- La creazione di una unità di controllo: la Regione ha istituito un organo di controllo per monitorare costantemente i tempi di attesa e assicurare che le misure adottate siano efficaci.
- Incontri periodici: l’assessore alla sanità incontra regolarmente i direttori delle aziende sanitarie per fare il punto della situazione e coordinare le azioni.
Ma quali sono le cause profonde di questo problema? La carenza di personale, i tagli ai finanziamenti, la burocrazia eccessiva sono solo alcune delle possibili spiegazioni. Inoltre, la pandemia da Covid-19 ha ulteriormente aggravato la situazione, mettendo sotto pressione un sistema sanitario già fragile.
“L’aumento delle ore lavorative è una misura necessaria nel breve termine, ma non risolve il problema alla radice. È fondamentale investire in nuovi assunzioni e in una riorganizzazione del sistema sanitario” – affermano Medici e Infermieri.
Le misure adottate dalla Regione rappresentano un primo passo nella giusta direzione, ma non sono sufficienti a risolvere il problema nel lungo periodo. È necessario un intervento strutturale e duraturo, che preveda un aumento delle risorse umane e finanziarie, una semplificazione delle procedure e una maggiore efficienza organizzativa.
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